FINALMENTE L'IRPINIA HA LA SUA ACQUA MINERALE. IL MINISTERO DELLA SALUTE HA DI RECENTE RICONOSCIUTO LA SORGENTE BAIARDO COME “ L'ACQUA DEL TERMINIO” PER L'IMBOTTIGLIAMENTO E LA VENDITA.
 
“Baiardo” è una contrada molto nota del Comune di Montemarano, non solamente per il vitigno aglianico che produce un “Taurasi” tra i migliori di tutto il territorio, ma soprattutto per il miracolo che vi operò ancora in vita San Giovanni da Montemarano. Ma in questa contrada è ubicata anche una sorgente, che proprio per questo non poteva che chiamarsi “Baiardo” e che costituisce altro motivo di notorietà. Essa fu individuata dalla Società Meridionale del Sannio, oggi divenuta Enel, circa sessanta anni or sono, durante i lavori di scavo di una galleria per convogliare le acque del Calore alla Centrale idroelettrica della vicina S.Mango sul Calore.La “Sorgente Baiardo “ è una sorgente “sui generis”, poichè è costituita da varie vene idriche sotterranee. Non pochi indizi fanno presumere che essa sia alimentata dal grosso acquifero dell’unità idrogeologica del massiccio “Terminio-Tuoro”. Per l’opera di presa di detta sorgente è stata costruita una galleria drenante per intercettare le vene d’acqua e convogliare in una galleria-serbatoio. Da questa, attraverso un’altra galleria di accesso, le acque sono convogliate in una stazione di sollevamento per essere addotte all’impianto di Cassano Irpino e a quello di Canali a Montemarano e continuare così il loro non breve cammino anche fuori della nostra provincia. Dobbiamo anche sottolineare che le sue acque non sono una parte della falda che alimenta le vicine sorgenti di Cassano Irpino, ma che costituiscono una falda indipendente, cioè sono un’altra sorgente. Per finire, indichiamo, per chi non ne fosse informato, che si può accedere alla “Sorgente Baiardo” sia per l’Appia 7, imboccando a Ponteromito di Montemarano il raccordo per l’Ofantina, sia per quest’ultima imboccando a Casa Arsa o ponte Massaro il raccordo per Ponteromito. (nota a cura Borgo Terminio-Cervialto)
 

 
 
6.3.2015

"Acqua del Terminio", l’Alto Calore dorme e il Ministero revoca il riconoscimento

Secondo quando stabilito dal Decreto Ministeriale del Ministero della Salute lo scorso 17 febbraio, il decreto di riconoscimento al fine dell’imbottigliamento e della vendita dell’Acqua del Terminio è stato sospeso. Ecco perché

Si dice che il demonio si nasconde nei dettagli, ovvero che per un acino di sale si perde la minestra. A volte, però, la minestra si perde per distrazione o incapacità del cuoco. Ma andiamo al sodo.

Come si ricorderà, il 12 Aprile del 2013, il Ministro della Salute riconobbe, dopo un iter complicatissimo, lotte tra campanili e anni di discussioni, l’acqua minerale «del Terminio», nel comune di Montemarano, al fine dell’imbottigliamento e della vendita. La domanda era stata presentata dall’Alto Calore Servizi, allora presieduta da Franco d’Ercole. Un risultato che fu accolto con grande soddisfazione, in primo luogo dal sindaco di Montemarano, Beniamino Palmieri, e che avrebbe potuto e dovuto aprire nuove prospettive anche in termini economici ed occupazionali, nella misura in cui si fossero trovati investitori pronti a cogliere questa opportunità.

Proprio Palmieri, in quell’occasione, affermò quanto segue: «L’Irpinia ha bisogno di nuove politiche territoriali di sviluppo, ha bisogno di puntare sull’enogastronomia e sul turismo, sfruttando le risorse naturali, a costo zero, nel rispetto severo dell’ambiente. Ogni sforzo va fatto per realizzare strutture in tal senso, abbandonando finalmente l’idea della selvaggia industrializzazione che ha mostrato i limiti dei carrozzoni creati a forza, col sacrificio delle naturali vocazioni della cultura contadina e turistica. Montemarano inizia un nuovo percorso con l’acqua limpida e incontaminata di cui è ricca e offre le sue sorgenti ad un progetto che potrà caratterizzare l’Irpinia tutta».

Ma un riconoscimento non è come un anello, non è per sempre. Periodicamente, come è ovvio che sia, il Ministero della Salute richiede la documentazione per concedere la conferma o la sospensione della validità del decreto di riconoscimento.

Ed oggi scopriamo, dalla Gazzetta Ufficiale, che secondo quanto stabilito dal Decreto Ministeriale del Ministero della Salute lo scorso 17 febbraio, il decreto di riconoscimento al fine dell’imbottigliamento e della vendita dell’Acqua del Terminio è stato sospeso. Perché?

Facile come bere un bicchier d’acqua: entro il 31 gennaio 2014 l’Alto Calore avrebbe dovuto presentare la suddetta documentazione. Avrebbe dovuto ma non l’ha fatto. Vorremmo sapere dal Presidente De Stefano perché.

 
 
 
 
 

 

 

 I vini irpini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 Oroneroroblu





 

 

 

 

Claudia Cardinale a Foggia per presentare "Ultima fermata" (Da "Il Mattino di Foggia)

Il primo ciak a Rocchetta S.A. il 19 novembre


Nel prestigioso cast messo assieme dal regista irpino Giambattista Assanti, anche Philippe Leroy, Luchino Giordana, Katia Greco, Ernesto Mahieux, Silvio Orlando. Le musiche del film saranno affidate al Premio Oscar, Nicola Piovani mentre il cantautore Vinicio Capossela "consegnerà" alla storia del film, una ballata popolare:  "Franceschina la calitrana".

Claudia Cardinale, PhilippeLeroy, Luchino Giordana, Katia Greco, Ernesto Mahieux, Silvio Orlando. E’ il cast eccezionale che il regista irpino Giambattista Assanti ha messo insieme per girare il film, che egli stesso ha scritto, “Ultima fermata” dedicato alla dismissione della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio. Il primo ciak del film avrà luogo proprio a Rocchetta, lunedì 19 novembre prossimo, con Claudia Cardinale che sarà a Foggia il 18 novembre, insieme al regista, per prendere parte alla conferenza stampa di presentazione della produzione di “Atlante film” di Alessandro Verdecchi e Tonino Zangardi, che hanno già distribuito con successo in Italia “Sandrine nella pioggia” e, più recentemente, “Un’estate da giganti”, il film francese che ha trionfato all’ultimo Festival di Cannes. Oltre a Rocchetta S.Antonio, il film verrà girato anche nei paesi di Calitri, Lioni, Cairano, Morra de Sanctis, Lacedonia, Monteverde e ai laghi di Monticchio. Una sequenza iniziale coinvolgerà le città di Avellino e Foggia

  


 

 
La guerra del vino:
«Più deboli senza il consorzio di  tutela»
 

Avellino – «Sapevo che sarebbe andata a finire così. L’iniziativa della Puglia è un rischio per il nostro Fiano perchè in questi anni, nonostante la posizione di grande vantaggio acquisita sul mercato, non ci siamo attrezzati al meglio, non organizzandoci in consorzio». Teobaldo Acone dell’associazione “Città del Vino” guarda con preoccupazione all’imminente arrivo del “Fiano delle Puglie dop”. «Vedrete – sentenzia – che sarà proposto sul mercato ad un prezzo molto competitivo e sarà dura per i nostri produttori non perdere fette di mercato, soprattutto nell’attuale situazione di recessione economica».


Ma il rischio più alto è forse un altro. «Il mio timore è che i produttori irpini possano trovare più conveniente vendere la propria uva in Puglia, con la conseguenza di produrre altrove il nostro Fiano. Ecco perchè non costituire un consorzio di tutela del vino è stato un errore imperdonabile. Sarebbe stato l’unico modo per tutelare al meglio le nostre uve e, di conseguenza, il nostro vino. Oggi, invece, siamo in mare aperto e rischiamo di essere scavalcati da chi può stare sul mercato in maniera più aggressiva di noi». L’invito di Acone è a collaborare ed a mettere da parte ogni divisione.

«L’Irpinia deve imparare a proporsi con un unico marchio. I nostro vini sono il migliore spot per il territorio. Un concetto semplice che, purtroppo, i nostri imprenditori fanno fatica a metabolizzare. Se non impariamo a mettere a sistema l’intera filiera enogastronomica sarà impossibile fare il salto di qualità. La nostra associazione, anche con iniziative sul fronte della formazione, sta facendo molto in questo senso, ma la collaborazione del territorio, sia a livello pubblico che privato, è ancora minima». Non nasconde una certa preoccupazione anche la presidente del Movimento del Turismo del Vino Daniela Mastroberardino. «E’ una notizia che non mi fa fare i salti di gioia, anche se non dobbiamo dimenticare che abbiamo una storia imprenditoriale importante alle spalle. Il Fiano è da sempre ricondotto alla provincia di Avellino. Le caratteristiche organolettiche, il profumo del nostro vino sono elementi distintivi unici, non riproducibili altrove».
Ma è soprattutto il fattore prezzo a preoccupare l’imprenditrice dell’azienda Terredora di Montefusco. «In Irpinia, per le caratteristiche geomorfologiche dei nostri vigneti, sopportiamo costi di produzione sensibilmente più alti rispetto alla Puglia che incidono, inevitabilmente, sui prezzi finali. I produttori pugliesi faranno sicuramente una politica molto aggressiva che, soprattutto nell’attuale situazione di crisi economica, inciderà non poco sulle scelte dei consumatori. E’ chiaro che il cliente medio potrebbe propendere per un prodotto meno di qualità ma più conveniente». Punta sulla qualità Susanna Fioretti di Santo Stefano del Sole. «Il Fiano delle Puglie è altra cosa rispetto al nostro docg. Il nostro vino è unico, inconfondibile e non possiamo temere l’arrivo sul mercato di un prodotto alternativo».

A favore dei produttori pugliesi ci sono però altri fattori. «Loro lavorano molto sulla quantità e riescono ad abbattere notevolmente i costi di produzione. Due elementi che consentiranno alle aziende locali di proporsi sul mercato a prezzi molto competitivi. Senza contare che la Puglia fa da sempre scelte più commerciali, con produzioni che incontrano il favore della massa. I nostro vini sono più particolari, più sofisticati. E questo, in un momento economico così particolare, può diventare un punto di debolezza». Nessun dubbio sulla strada da seguire per fronteggiare la concorrenza. «Dobbiamo continuare a puntare sulla qualità, è il nostro punto di forza, la nostra storia. Spero che ci sia maggiore disponibilità a collaborare ed a fare sistema. Un gap da colmare al più presto per iniziare a promuovere e veicolare al meglio le nostre produzioni», conclude Fioretti.