Il vino

Sin dai tempi più antichi la Campania é conosciuta per vini di eccellente qualità, quali il Falerno, Il greco di tufo, il Faustiniano, il caleno considerati "i vini degli imperatori" e decantati dai più grandi scrittori classici come Cicerone, Plinio, Marziale, Tibullo. Tali vini, trovano proprio in questa regione la loro area di elezione, grazie alle caratteristiche del territorio e alle raffinate tecniche di coltivazione e di vinificazione.

La Campania é la terza regione in italia ad  avere più DOCG dopo il Piemonte e la
Toscana.

Attualmente, infatti, sono prodotti sul terntorio, 20 vini a denominazione di

origine controllata, tra cui spiccano le tre  DQCG irpine: Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi.


Su lutti domina il monarca dei vitigni campani: I’Aglianico, un vitigno antichissimo che rappresenta, insieme a pochi altri, la migliore espressione della viticultura autoctona nazionale,

Di origine greca, l'Aglianico viene coltivato in

Campania da secoli: nel tempo sono stati selezionati vari biotipi che caratterizzano le area di diffusione: l’Aglianico amaro a Benevento e Caserta, l’Aglanico di Taurasi, l'Aglianicone a Salerno, I’Aglianichello a Napoli, ognuno dei quali, pur conservando i caratteni tipici della varietà, manifesta leggere variazioni morfologiche e fisiologiche.

L’Irpinia è da sempre terra ricca di vigneti. Il territorio, diviso dalla dorsale appenninica in due versanti, quello “tirrenico” e quello “ adriatico”, presenta caratteristiche uniche, che per quanto variabili da zona a zona, conferiscono ai vitigni qualità di grande pregio.

L’Aglianico, il Fiano e il Greco, sono le varietà tradizionali più rappresentate in questa zona e costituiscono la base produttiva dei tre grandi vini DOCG irpini: il Taurasi, principe dei vini rossi del Sud, il Fiano di Avellino ed il Greco di Tufo, due vini bianchi dal profumo inconfondibile. Si tratta di tre produzioni enologiche di grandissima qualità, tanto da costituire le uniche DOCG del Sud Italia.

L’areale di produzione dell’Aglianico coincide principalmente con le colline che fiancheggiano il fiume Calore, mentre il Fiano e il Greco vengono coltivati sulle alture a ridosso del fiume Sabato. Il vino non è un mondo semplice, è un mondo di valori sedimentati, con il quale generazioni si cimentano apprendendo e fornendo a propria volta contributi. È un patrimonio che si accresce lentamente, con fatica, facendo tesoro di errori, difficoltà, scegliendo possibilmente sempre la via maestra, che quasi mai coincide con la più breve. È saper attendere gli eventi con una visione di ampio respiro, senza cedere alle lusinghe del risultato immediato, influenzando con il proprio agire il quotidiano ma rispettando la coerenza del disegno superiore. È tutto questo e tanto ancora, grande, sconfinato, che induce gli esponenti di famiglia Mastroberardino a percepire se stessi come interpreti che ricevono un testimone per ritrasmetterlo a propria volta e, in tale consapevolezza, stimano il proprio ruolo come tappa di un percorso armonico, in cui tutto e parti si fondono insieme, inscindibilmente, in ossequio al messaggio culturale che questa lunga storia incorpora e tramanda

 

L'insieme armonioso di queste componenti, di queste risorse della natura e dell'uomo, costituisce la culla nella quale sperimenta i primi passi il vino, che, duemila anni orsono, era il vino degli imperatori, nella lussureggiante e ambìta Campania felix. Quei vitigni e quei vini, che hanno accompagnato popoli nelle più disparate esperienze, tuttora esprimono, a volte in modo austero e solenne, altre con maggiore vivacità e schiettezza, la propria originale, poliedrica personalità. Nella storia bimillenaria dell'Aglianico il Taurasi è il vino delle 'vigne opime' dell'antica Taurasia di cui riferisce Tito Livio. Il Greco di Tufo, dal vitigno Greco, presente oggi lungo la valle del Sabato, in Irpinia, importato dagli Elleni prima della fondazione di Roma Il Fiano di Avellino, dal vitigno omonimo, di antichissima origine, noto anche come 'Latino', in quanto autoctono, per distinguerlo dal vitigno Greco, importato. Plinio aveva denominato queste uve 'apiane', perché predilette dalle api. Ad Antonio Mastroberardino si deve il recupero, nell'immediato dopoguerra, nonché il rilancio di questi antichi vitigni, in fase di estinzione, l'individuazione delle aree di produzione e la loro vinificazione in purezza.

 

 

 

 

La DOCG

La DOCG (denominazione di origine controllata e garantita) indica al consumatore l'origine geografica di un vino.
Il marchio, sotto forma di un’etichetta rosa, è apposto su ogni bottiglia.

Le DOCG sono riservate ai vini già riconosciuti a denominazione di origine controllata (DOC) da almeno cinque anni che siano ritenuti

DOCG - luporusso


 

 

di particolare pregio.
Tali vini, prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti in fase di produzione ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico (come l'odore, il sapore, il colore, la consistenza) che certifichi il rispetto dei requisiti previsti dalla legge; l'esame organolettico inoltre deve essere ripetuto, partita per partita, anche nella fase dell'imbottigliamento.

Per i vini DOCG è infine prevista anche un'analisi sensoriale (assaggio) eseguita da un'apposita commissione; il mancato rispetto dei requisiti ne impedisce la messa in commercio con il marchio DOCG.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il taurasi

Il "Taurasi" deriva dal vitigno Aglianico coltivato nel Mezzogiorno fin dai tempi più remoti. E' originario della Magna Grecia e deve il suo nome alla volgarizzazione del termine greco "Ellenikon" in Hellenico, Hellanico sino ad arrivare ad Aglianico.

La vendemmia dell'Aglianico avviene solitamente tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre.
Si tratta di un vino eccellente che si colloca tra i primi delle Denominazioni d'Origine. Si presenta di colore rosso rubino più o meno intenso o granato vivace, con riflessi arancione dopo l'invecchiamento.
Sapore asciutto, gustoso, equilibrato, da giovane tannico, che migliora dopo un adeguato invecchiamento in botte di rovere grazie alla elevata gradazione alcoolica e per il buon livello di acidità totale, assumendo un caratteristico sapore di liquirizia.

 

 

 

 


Il "Taurasi" ottenne il riconoscimento della Denominazione d'Origine Controllata il 26 marzo 1970.

Zona di produzione:
Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemileto, Paternopoli, Pietradefusi, San Mango sul Calore, Sant'Angelo all'Esca, Taurasi, Torre le Nocelle, Venticano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il fiano

 

Approvato DOC  29.08.1978
Approvato DOCG  05.08.2003
Modificato con DM 30.11.2011 Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP

Vino dalle caratteristiche aromatiche definite e inconfondibili, con sentori di nocciole tostate, Il Fiano è uno dei pochi vini bianchi italiani meritevoli di invecchiamento. È un prodotto di punta dell'intera enologia italiana. Si ottiene dal vitigno omonimo, conosciuto presso i latini con il nome di Vitis Apiana, che deriva da ape, in quanto le api sono particolarmente attratte dalla soave dolcezza di quest'uva. L’attuale area di produzione, coincide ancora con la prima zona di diffusione, caratterizzata da terreni di natura vulcanica, profondi e favorevoli alla coltivazione. La zona di produzione comprende 26 comuni, localizzati nel cuore della provincia di Avellino, tutti vocati alla coltivazione della vite. Il vitigno appare perfettamente armonizzato con l'ambiente di coltivazione; nella zona, infatti, le uve raggiungono una graduale e completa maturazione nell'epoca più propizia per il vitigno, conferendo al vino gusto e profumi intensi e delicati. Non è ammessa nella coltivazione nessuna pratica di forzatura.
Di fondamentale rilievo i fattori storici – antropologici legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno contribuito ad ottenere il vino FIANO DI AVELLINO.
La viticoltura nell’area di produzione del FIANO DI AVELLINO ha origini antichissime che risalgono alle popolazioni locali e successivamente all’arrivo di colonizzatori romani i quali diedero primo impulso alla millenaria coltivazione della vite nell’antico Sabazios e delle popolazioni native locali.
Antico vitigno meridionale, la cui coltivazione risale all’epoca romana. Si ritiene originario della zona di Lapio, sulle colline ad est di Avellino anticamente chiamata Apia.
II frate Scipione Bella Bona, nel 1642, nei suoi "Raguagli della città di Avellino", scriveva: "In detti tempi in tre luoghi tre Castelli per difesa della lor città teneuano I'Auellinesi, uno doue è hora Monteforte; onde fu poi edificata la terra, e quasi da quei primi secoli di pace: l'altro nel Monte chiamato Serpico, doue parimente furono fatti edifici, e fatta Terra da per sé, nelli suoi tenimenti edificati S. Stefano, e Sorbo, come si disse; ed il terzo, cue è ora I'Apia, vicino al Monastero di S. Maria dell'Angioli nel luogo detto gli Mormori. In quel luogo, e quasi in tutto il territorio d'Avellino si produceva il vino detto Apiano, do' Gentili Scrittori lodato, e tanto in detto luogo, quanto in questa Città sin hora vi si produce, e per corrotta fauella chamato Afiano, e Fiano; il nome d'Apiano, dall'Ape, che se mangianolluve, gli fu dato".
Così il termine "Fiano" deriverebbe da "Apiana", uva già conosciuta e decantata dai poeti latini. Tale termine avrebbe subito modificazioni nel tempo, trasformandosi in "Apiano" prima, "Afianti" poi e, successivamente, "Fiano".
Fonti fanno risalire l’origine del termine "Apiano" dall'area agricola "Apia", l’odierna Lapio; come pure si fa rilevare che la parola "Apiano" può derivare da "Api", tenendo conto della facilità con cui le api, attratte dalla dolcezza degli acini, attaccano il grappolo.
Se l'antica Lapio era il principale centro di produzione, Montefusco rappresentava il mercato più importante, in quanto era capitale del Principato UItra ed era direttamente interessato alla costruzione della via che unisce la Puglia alla Campania. Una conferma risale al 5 novembre 1592 in una nota indirizzata al Capitano di Montefusco: "L'Università ha ottenuto Regio Assenso su la gabella del vino per far pagare carlini 4 per ogni soma che entra nella terra. Ora molti particolari di Lapio portano il vino, ma non vogliono pagare perché dicono di venderlo al minuto. II Capitano li costringa al pagamento, non siano molestati per l'acquata da essi ottenuta aggiungendo acqua alle vinacce non del tutto premute, da servire per uso di famiglia; su questa non è imposta gabella alcuna".
Anche nella prima metà del XII secolo il vino Fiano era già molto apprezzato. Infatti nel registro di Federico II, nell’epoca in cui fu a Foggia, c’è un passaggio in cui vengono riportati gli ordini per l’acquisizione di tre carichi di vini: il Greco e il Fiano.
Documenti risalenti al XIII secolo, fanno rilevare l'ordine impartito da re Carlo II d'Angiò al proprio commissario, Guglielmo dei Fisoni, di trovare 1600 viti di fiano da spedire a Manfredonia, a) fine di piantarle nelle proprie tenute.

 

Zona di produzione: Avellino, Aiello del Sabato, Atripalda, Candida, Capriglia Irpina, Cesinali, Contrada, Forino, Grottolella, Lapio, Manocalzati, Mercogliano, Montefalcione, Monteforte Irpino, Montefredane, Ospedaletto d'Alpinolo, Parolise, Prata di Principato Ultra, Pratola Serra, Salza Irpina, San Michele di Serino, San Potito Ultra, Santa Lucia di Serino, Sant'Angelo a Scala, Santo Stefano del Sole, Sorbo Serpico e Summonte.

 

 

 

 

 

Il greco

 Il vino Greco di Tufo ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita con Decreto Ministeriale del 18/07/2003. Produzione: Hl: 25.166
Vino dalla tipicità ineguagliabile, con profumi che ricordano la pesca e la mandorla amara, affermato in tutto il mondo. E' prodotto in un'area molto limitata, estremamente vocata alla coltivazione della vite, che comprende otto comuni, tutti in provincia di Avellino. Si ottiene dalla uve del vitigno Greco, l'Aminea Gemina di cui parlano i Georgici Latini, importata dalla Tessaglia dall'antico popolo dei Pelasgi, prima dell'era cristiana. Catone, Varrone, Virgilio e Columella hanno scritto di questo vitigno e del suo prestigioso vino, che rappresenta una delle massime espressioni della tradizione vitivinicola italiana. L'intima conoscenza da parte dei viticoltori delle esigenze del vitigno consente di raccogliere, rigorosamente in cassette, uve sane, perfettamente mature, che si esprimono, poi, sapientemente vinificata, in vini eleganti e ricchi di aromi. Per questo prodotto, che ha ottenuto i maggiori riconoscimenti internazionali, è prossimo il conferimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Bianco
Colore: paglierino o giallo dorato; Odore: netto, gradevole caratteristico; Sapore: tenuo, asciutto, armonico; Vitigni: Greco (min. 85%), Coda di volpe bianca (max 15 %); Gradazione alcolica min.: 11,50 %; Produzione max: 100 qli/Ha; Alleanze tra vino e pietanze: crostacei arrosto e salsati, piatti raffinati a base di pesce nobile alla griglia, zuppe di pesce in bianco, frutti di mare; se di due anni è perfetto con pappardelle ai funghi porcini; tradizionale è l'abbinamento con pasta e cavoli e con la spigola in bianco.
Spumante
Spuma: fine e persistente; Colore:giallo paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli o dorati; Odore:caratteristico, gradevole, con delicato sentore di lievito; Sapore: sapido, fine e armonico. Del tipo “extrabrut” o del tipo “brut”; Vitigni: Greco (min. 85%), Coda di volpe bianca (max 15 %); Gradazione alcolica min.: 12% vol; Produzione max: 100 qli/Ha; Alleanze tra vino e pietanze: perfetto come aperitivo o, a tutto pasto, per menù raffinati.

Zona di produzione:
Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Petruro Irpino, Prata di Principato Ultra, Santa Paolina, Torrioni, Tufo

 

 

Alcune cantine

 

Le cantine Russo

Il progetto Cantine Russo Taurasi nasce nel 1999 dall’idea continuare la tradizione vinicola millenaria dell’ Irpinia. Abbiamo fatto una scelta chiara: l’utilizzo di soli vitigni autoctoni al 100% per ottenere dei vini tipici, unici e con un’enorme personalità, espressione dell’identità del territorio irpino.

Il vigneto di proprietà della Carazita, di circa 10 ettari, è interamente coltivato ad Aglianico con una resa di 70q per ettaro. Le uve bianche sono invece prodotte per noi, nei migliori siti dell'area, sulla base di contratti plurinennali allo scopo di garantire un elevato standard di qualità.

La nostra filisofia è limitare al minimo indispensabile i trattamenti dellle uve e del vino ed un uso non invasivo dei legni per ottenere un vino che sia ciò che la vigna produce.Siamo sul mercato dal 2004 con 5 vini tutti prodotti da vitigni autoctoni in purezza.

 

 

 

 

 

Le cantine Pepe

 

Nel cuore storico della terra d’lrpinia, nella zona che va da Taurasi a Lapio, da S, Angelo all’Esca a Fontanarosa, si trova Luogosano.
È il paese della Famiglia Pepe, antica famiglia Irpina, fatta da intere generazioni impregnate dal lavoro e dalla possione, dalla conoscenza e dall’abilità, ma soprattutto dall’amore per un territorio eletto, ritenuto sin dall’antichità la culla ideale di vini di altissima qualità che per moIti lustri i Pepe hanno prodotto e commerciolizzato in tutt'ltalia.
Angelo Pepe, figlio di Francesco, un uomo di carattere, forte, determinato e volitivo, ha deciso di continuare sulle orme della sua lamiglia, costruendo il futuro suo e della sua gente sulle radici dei suoi antenati. Per anni ha lavorato in maniera durissima per poter coltivare un sogno. Il suo lavoro è stato apprezzato anche dall'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, quando ancora giovanissimo, nel 1998, nominò Cavaliere della Repubblica per meriti sul lavoro. Oggi la Tenuta del Cavalier Pepe è una realtà che, grazie anche al lavoro e alla campetenza della figlia Milena, alla quale ha trasmesso le sue stesse passioni, produce vini di altissima qualità quali l’Aglianico, il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino ed il Coda di Volpe che esaltano in maniera magnifica il carattere, la personalità, la forza e la tipicità dei vitigni della zona.

 

 

 

Alcune mie vecchie etichette

 Mastroberardino

 

Il vino non è un mondo semplice, è un mondo di valori sedimentati, con il quale generazioni si cimentano apprendendo e fornendo a propria volta contributi. È un patrimonio che si accresce lentamente, con fatica, facendo tesoro di errori, difficoltà, scegliendo possibilmente sempre la via maestra, che quasi mai coincide con la più breve. È saper attendere gli eventi con una visione di ampio respiro, senza cedere alle lusinghe del risultato immediato, influenzando con il proprio agire il quotidiano ma rispettando la coerenza del disegno superiore. È tutto questo e tanto ancora, grande, sconfinato, che induce gli esponenti di famiglia Mastroberardino a percepire se stessi come interpreti che ricevono un testimone per ritrasmetterlo a propria volta e, in tale consapevolezza, stimano il proprio ruolo come tappa di un percorso armonico, in cui tutto e parti si fondono insieme, inscindibilmente, in ossequio al messaggio culturale che questa lunga storia incorpora e tramanda.


Gli esponenti della famiglia Mastroberardino che si sono succeduti di tempo in tempo alla guida dell'azienda si sono identificati in un valore forte e basilare, che ha ispirato le scelte plasmando e colmando di significati una storia: la lealtà verso il proprio territorio, le origini, l'ambiente naturale e quello sociale, a tutela di un'identità culturale. La coerenza nei confronti di questo paradigma ha condotto in modo naturale la famiglia a svolgere un ruolo pionieristico nella difesa e valorizzazione, in purezza, del culto degli autoctoni, della viticoltura nativa, del Fiano, del Greco, dell'Aglianico, giungendo all'inversione di tendenza, ovvero consentendo a tali varietà, coltivate nell'ultimo secolo in territori circoscritti, di divenire interessanti al punto tale da essere importate e impiantate in nuovi e diversi contesti. La tradizione costituisce un valore nella misura in cui rappresenta un vincolo di coerenza, di credibilità rispetto alle decisioni che volta a volta vengono assunte.

La famiglia Mastroberardino vive il contesto socioculturale vitivinicolo da circa tre secoli, in base alle più attendibili ricostruzioni storiche, a partire dal Settecento, epoca in cui un tal Berardino, con l'appellativo professionale di "Mastro", diede origine a una discendenza che, scelto il proprio quartier generale ad Atripalda, nel cuore dell'area viticola d'Irpinia, ove sono tuttora situate le antiche cantine, legò indissolubilmente le proprie sorti al culto del vino. Dieci generazioni, da allora, hanno condotto le attività di famiglia, alternando fasi di espansione e sviluppo aziendale a momenti di contrazione o di difficoltà, circostanze ricorrenti nella storia delle imprese familiari di più antica origine.