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 Nome completo:     Repubblica Orientale dell'Uruguay
 Nome ufficiale:    República Oriental del Uruguay
 Lingue ufficiali:  spagnolo
 Altre lingue:      portoghese, italiano
 Capitale:          Montevideo
 Superficie:        176.215 km² km² (90º)
 Popolazione:      
3.251.526





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Ufficialmente: República Oriental del Uruguay, in riferimento alla posizione geografica che il territorio occupava nella Confederazione delle Province Unite Rioplatensi[4]) è uno Stato (176.220 km², 3.431.932 abitanti, capitale Montevideo) dell'America meridionale. Confina a nord-est e nord col Brasile, a ovest con l'Argentina, a sud con il Río de la Plata, a est con l'oceano Atlantico. L'Uruguay è una repubblica presidenziale, il capo di Stato attuale è Tabaré Vazquez. La lingua ufficiale è lo spagnolo. Si presume che il territorio dell'attuale Uruguay fosse abitato fin dal VII millennio a.C. da piccoli gruppi di popolazioni nomadi. La prima popolazione stanziale furono i Charrúas. La storia ufficiale inizia nel 1516 quando, secondo le cronache spagnole, Juan Díaz de Solís raggiunse la foce del Río de la Plata scoprendo il Paese. La versione portoghese vuole che la foce fosse stata scoperta due anni prima da esploratori portoghesi. Il primo insediamento stabile fu fondato nel 1624 a Villa Soriano (sulle rive del Rio Negro). L'epoca successiva fu caratterizzata da costanti scontri con i portoghesi, che rivendicavano la sovranità sul territorio. Del 1726 è la fondazione di Montevideo. Tabaré Ramón Vázquez Rosas (Montevideo, 17 gennaio 1940) è un politico e medico uruguaiano. È stato presidente della Repubblica dell'Uruguay dal 1º marzo 2005 al 1º marzo 2010 per un primo mandato e nuovamente dal 1º marzo 2015.





    Tabaré Ramón Vázquez Rosas
https://lh3.googleusercontent.com/-605gtIKVHnA/VcycLek9tLI/AAAAAAAAakc/eoxfll0zI2g/s276-Ic42/Tabar%2525C3%2525A9%252520Ram%2525C3%2525B3n%252520V%2525C3%2525A1zquez%252520Rosas.jpg
È un medico oncologo e radioterapeuta. Membro del partito politico Fronte Ampio nella corrente Partito Socialista, eletto sindaco della capitale Montevideo, ha mantenuto tale carica dal 1990 fino al 1994. Si è candidato alla presidenza alle elezioni del 1994, 1999 e 2004. Sconfitto due volte dai candidati del Partito Colorato Julio María Sanguinetti e

 

Jorge Batlle ha vinto le elezioni del 2004 con il 51,32% dei voti al primo turno interrompendo la diarchia Colorato-Nazionale e divenendo il primo Presidente di sinistra dell'Uruguay. È rimasto in carica fino al 1º marzo 2010. Nel 2014 ha vinto le elezioni presidenziali[1] e a decorrere dal 1º marzo 2015 è nuovamente presidente della Repubblica.

          Tabaré Ramón Vázquez Rosas

 

 

 

     Rafael Addiego Bruno


https://lh3.googleusercontent.com/-x79vjFiFqFM/VcycPyiKxPI/AAAAAAAAak0/bBfr7YGWWSs/s140-Ic42/Rafael%252520Addiego%252520Bruno.jpgFue profesor de derecho procesal en la Facultad de Derecho de la Universidad de la República entre 1954 y 1964. Integró diversas organizaciones civiles de índole cultural y político. Fue vicepresidente del Instituto de Estudios Cívicos, vinculado a la Unión Cívica.4 Se acordó entre las fuerzas políticas y los militares que como presidente de este órgano, asumiera el ejercicio del Poder Ejecutivo, lo cual hizo del 12 de febrero al 1 de marzo de 1985, entre la renuncia de Gregorio Álvarez y la asunción de Julio María Sanguinetti. Juró el cargo de acuerdo a las normas vigentes. De acuerdo a la Constitución de la República, en caso de vacancia de los cargos de presidente, vicepresidente, senadores y demás integrantes del Poder Legislativo, la presidencia de la república debe ser ocupada por el presidente de la Suprema Corte de Justicia.5 Esto se debió a que el Presidente electo democráticamente, Julio María Sanguinetti, no quería bajo ningún concepto que quien entregara la banda presidencial fuera el hasta ese momento presidente de facto Gregorio Álvarez, que mediante un acuerdo entre el Partido Colorado y las Fuerzas Armadas terminó renunciando. Durante su breve mandato alcanzó a nombrar dos ministros y un secretario general de Presidencia.

https://lh3.googleusercontent.com/-MBUApmLw6MM/VcycPIxsOAI/AAAAAAAAakw/U75qfZVMC2M/s640-Ic42/Ciniello%252520e%252520Addiego%252520Bruno%2525201.jpgxxx

 

           Rafael Addiego Bruno

 

 

 

 

 

 Amor de Uruguay






 
 

 GLI ITALIANI IN URUGUAY


A Montevideo, città capitale del paese, c’è una grande concentrazione d’ italiani ed oriundi.
Tra italiani e discendenti oggi il numero di persone arriva a più di un milione.
Secondo studi realizzati da
ll’ Istituto Nazionale di Statistica e Censimento – ne consegue che il 43% della popolazione del paese è formata da italiani e discendenti. Il flusso migratorio registrò tre ondate importanti  in Uruguay: la prima, negli anni 1882 -1890,  la seguente tra il 1892 – 1902,  e poi nel 1905 – 1914. Successivamente prima dello scoppio della seconda Guerra mondiale e l’ ultima grande ondata  tra il 1946 finalizzazione della Seconda  Fra il 1880 e il 1916 – arrivarono in Uruguay i contingenti più rilevanti di europei – fra cui 66.992  italiani ed un numero considerevole di spagnoli. Di fronte a questa nuova realtà, in questa nuova terra,  gli stranieri italiani, cominciarono piano, piano a costituire  ASSOCIAZIONI di connazionali, che rivestirono un ruolo fondamentale per le collettività all’ estero. Sia come supporto materiale con delle sovvenzioni in denaro, che come mantenimento delle radici  e del ricordo della Patria lontana. Come detto prima, queste “SOCIETÀ” furono anche di valido aiuto per socializzare ed integrarsi  nella nuova terra di adozione.

 

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IL SENTIMENTO D’ ITALIANITÀ

“La coscienza del vanto di essere italiani non abbandoni mai l’ emigrante, anche quando siano passati molti anni dal giorno in cui lasciò il suo paese natìo ed anche se le sue memorie ed i suoi ricordi non siano più alimentati dall’ affetto di congiunti rimasti in Patria.
Mantenga inoltre, vivo l’ uso della propria lingua e il culto delle proprie istituzioni; allevi i figli nell’ amore verso la Patria sua, ed insegni loro la lingua, la storia e la geografia d’ Italia. Anche se egli assuma la nazionalità del Paese in cui si trova, non rinneghi  e non oblii il sublime retaggio morale dei propri avi, e trasmetta ai nepoti la sacra fiamma dell’ amor della Patria lontana: egli resterà così non degenere figlio dell’ Italia grande e forte nel mondo”. “ VIVA L’ ITALIA, SEMPRE”.

I primi italiani arrivarono nella colonia spagnola dell'Uruguay nel Cinquecento. Erano principalmente liguri della Repubblica di Genova, che lavoravano in attività e commerci legati alla navigazione marittima transoceanica. Il flusso crebbe nell'Ottocento e dopo l'indipendenza dell'Uruguay gli italo-uruguaiani erano alcune migliaia, per lo più concentrati nella capitale Montevideo.
« La preminenza ligure e piemontese fu alterata prima dall'arrivo dei Lombardi, esuli, artigiani e agricoltori e successivamente dai seguaci di Garibaldi, in buona parte meridionali, non del tutto sprovveduti neppure questi e in vario modo attivi, salvo una minoranza di avventurieri. Nei primi anni settanta quest’ondata raggiunse il massimo e fu seguita da una brusca caduta, in coincidenza con sconvolgimenti economici e politici che accomunarono i due paesi platensi. Dal 1875 al 1890 si ebbe il culmine della parabola immigratoria in Uruguay, in questo periodo quasi soltanto spagnola e italiana, ma in prevalenza italiana. Poi il richiamo dell'Uruguay sugli immigranti italiani andò gradualmente scemando per la grand’attrazione esercitata da Argentina, Stati Uniti e Brasile.» Dopo l'Unità d'Italia vi fu una notevole emigrazione dall'Italia verso l'Uruguay, che raggiunse il suo apice negli ultimi decenni dell'Ottocento, quando arrivarono oltre 110.000 emigranti italiani.


Ai primi del Novecento il flusso migratorio iniziò ad esaurirsi e nel 2003 risultavano solamente 33.000 italiani nello Stato sudamericano.
Nel 1976 gli uruguaiani con discendenza italiana erano oltre un milione e trecentomila (cioè quasi il 40% del totale della popolazione, includendo gli italo-argentini residenti in Uruguay). La massima concentrazione si trova, oltre che a Montevideo, nella città di Paysandú (ove quasi il 65% degli abitanti è di origine italiana). I primi immigranti italiani che arrivarono nelle terre dell'Uruguay erano quasi tutti di origine genovese, piemontese, napoletana, veneziana e siciliana.

Nella prima metà dell'Ottocento vi fu la partecipazione di Giuseppe Garibaldi alle guerre per l'indipendenza dell'Uruguay, e molti patrioti italo-uruguaiani si sentirono attratti delle idee del condottiero.

Il movimento politico, a cui aderirono molti abitanti dell'area del Rio de la Plata assieme ad italiani, fu denominato Corrente garibaldina. A riconoscimento di Garibaldi si ebbero diversi omaggi alla sua memoria, come una "Avenida" (Corso) di Montevideo con il suo nome, un monumento alla sua memoria nella città di Salto, e l'ospedale italiano di Buenos Aires, tra gli altri.
Il castello Piria. Francesco Piria creò la cittadina balneare chiamata Piriápolis (vicino Punta del Este) agli inizi del Novecento e vi costruì la sua mansione a forma di castello

Tra la fine del XIX secolo e inizi del XX si ebbe la terza fase dell'immigrazione proveniente dall'Italia. Questa ondata fu detta immigrazione trasformatrice, dato che durante questo periodo l'Uruguay sperimentò cambi significativi di stile e qualità di vita della sua popolazione.

Gli italiani che arrivarono in questo periodo, così come nella quarta fase dopo la seconda guerra mondiale, diedero un grande apporto all'architettura e alla gastronomia uruguaiana. In questo periodo si ebbe la fondazione dell'ospedale italiano di Montevideo, datato ultima decade del secolo XIX, che porta il nome di un monarca italiano, re Umberto I di Savoia.

Gli italiani che emigrarono in Uruguay nell'Ottocento lavorarono principalmente nel settore edile, commerciale ed agricolo. Alcuni riuscirono ad aprirsi strada come politici ed imprenditori nel Novecento. Infatti Francesco Piria, figlio di genovesi, divenne uno dei principali costruttori dello Stato sudamericano, creando finanche una cittadina balneare che ancora oggi porta il suo nome: Piriápolis. Inoltre diversi italo-uruguaiani divennero presidenti dell'Uruguay (come Addiego, Demicheli, Gabriel Terra, Baldomir Ferrari e Sanguinetti) e letterati di fama internazionale (come Delmira Agustini e Mario Benedetti).
Un calcolo globale degli immigrati italiani in Uruguay dalla sua indipendenza fino agli anni sessanta del ventesimo secolo li fa stabilire almeno a 350.000, ma, se si considera il saldo attivo del movimento migratorio, bisogna ridurli alla metà. Si tratta di un valore comunque cospicuo che attraverso generazioni di famiglie numerose ha portato a dare un contributo considerevole alla popolazione uruguaiana, non facilmente quantificabile per i numerosi incroci ma stimabile intorno ad un terzo dell'intera popolazione dell'Uruguay.

Scomponendo il flusso, per esaminarne le quantità numeriche, s’individuano più periodi con caratteristiche differenti:
1) il primo nel ventennio 1830-1850, nel quale arrivarono almeno 20.000 immigranti, quasi tutti liguri e piemontesi.
2) il secondo nel decennio successivo, durante il quale sbarcò a Montevideo un numero altrettanto elevato di italiani (circa 25.000 emigrati lombardi e del Regno di Sardegna).
3) il terzo negli anni sessanta e settanta dell'Ottocento, nei quali alla normale corrente dell'Italia di Nord-Ovest fino a Livorno, si accompagnò quella meridionale e garibaldina per un totale di 90.000 italiani circa.
4) il quarto negli ultimi decenni del secolo XIX e primi del secolo XX, caratterizzato dall'emigrazione di massa, stimolata dalla propaganda e dal viaggio prepagato, ma in genere scarsamente qualificata e analfabeta (110.000 italiani), destinata a gonfiare il proletariato urbano di Montevideo.
5) il quinto nel Novecento dopo la prima guerra mondiale, caratterizzato da emigrazione abbastanza qualificata e spesso politica (circa 15.000 Italiani).

Il 49% degli Italiani attualmente residenti in Uruguay proviene dalle regioni settentrionali della Penisola, il 17% dalle regioni centrali ed il 34% dal meridione. Le regioni italiane di maggiore provenienza sono: Campania, con 5.231 residenti (il 16% del totale); Lombardia (5.029); Piemonte (4.250); Lazio (3.353) e Liguria (3.018)[7].

Nel 2007 i cittadini italiani (compresi gli uruguaiani con doppia cittadinanza) residenti in Uruguay sono 71.115[8]. Tutta la comunità italiana viene tenuta in massima stima dalla popolazione uruguaiana, anche per via di un marcato processo di italianizzazione nella società specialmente nella gastronomia locale (come la salsa caruso) e nel dialetto locale (come il lunfardo, che probabilmente deriva dalla parola dialettale "lumbard" degli emigranti lombardi).

All'interno dell'Uruguay, sebbene l'influenza italiana fu più isolata (appena il 27% degli italo-uruguaiani risiedono fuori dall'area metropolitana della capitale), si ebbero varie comunità italiane e si fondarono diverse entità culturali (come a Rivera, al confine col Brasile[9]).
Alfredo Baldomir Ferrari, Presidente dell'Uruguay dal 1938 al 1943. Nel 1942 decretò l'obbligo di studiare l'italiano nelle scuole superiori dell'Uruguay.

A Paysandú - la terza città dell'Uruguay, vicino alla frontiera con l'Argentina - si registrò l'influenza italiana maggiore: infatti attualmente si stima che oltre il 60% della sua popolazione di circa 80.000 abitanti sia di origine italiana. Inoltre vi è ancora molto diffusa la lingua italiana, grazie anche al fatto che l'italiano è materia di insegnamento obbligatorio e/o facoltativo nelle scuole secondarie dell'Uruguay. Tra le società italo-uruguaiane più rinomate della città bisogna citare l'Unione e benevolenza, la scuola italiana e la Federazione italiana di Paysandú.
Il Gruppo lombardi di Paysandù mantiene legami culturali con l'emigrazione italiana, specialmente dalla Lombardia.

 

Italo-uruguaiani famosi

    Rafael Addiego Bruno, presidente dell'Uruguay
    Michele Andreolo, calciatore
    Juan Alberti, calciatore
    Mario Benedetti, scrittore
    Fabián Carini, calciatore
    Edinson Cavani, calciatore
    Benito Nardone Cetrulo, presidente dell'Uruguay
    Héctor Demarco, calciatore
    Alberto Demicheli, presidente dell'Uruguay
    Ricardo Faccio, calciatore
    Francisco Fedullo, calciatore
    Alfredo Baldomir Ferrari, presidente dell'Uruguay
    Enzo Francescoli, calciatore
    Jorge Fucile, calciatore
    Luis Giannattasio Finocchietti, presidente dell'Uruguay
    Walter Gargano, calciatore
    Ricciotti Garibaldi, generale e politico
    Alcides Ghiggia, calciatore
    Diego Lugano, calciatore
    Ernesto Mascheroni, calciatore
    Juan Carlos Onetti, scrittore
    Walter Pandiani, calciatore
    José Miguel Piendibene Ferrari, calciatore
    Francesco Piria, imprenditore
    Pedro Petrone, calciatore
    Roberto Porta, calciatore
    Héctor Puricelli Seña, calciatore
    Julio María Sanguinetti, presidente dell'Uruguay
    Raffaele Sansone, calciatore
    Héctor Scarone, calciatore
    Juan Alberto Schiaffino, calciatore
    Gabriel Terra, presidente dell'Uruguay
    Feliciano Viera, presidente dell'Uruguay



     Edinson Roberto Cavani Gómez

 


Considerato uno dei più forti attaccanti in circolazione,[2] veniva ad inizio carriera soprannominato El Botija (termine gergale uruguaiano con cui si indica un bambino)[3] per via dei lineamenti infantili e del fisico fragile ed esile.[4] Successivamente inizia ad essere soprannominato El Matador. Ha vinto con la sua Nazionale la Copa América nel 2011.
Di origini italiane e in possesso del passaporto italiano poiché il nonno paterno, che aveva lavorato in Sicilia, era originario di Maranello. Trascorre l'infanzia giocando al confine con l'Argentina fino a quando, a dodici anni, si trasferisce a Montevideo, capitale uruguaiana. Entra così nel settore giovanile del Danubio, una delle dodici squadre di calcio della città.
Anche suo padre Luis è stato un calciatore: soprannominato El Gringo, ha giocato in squadre uruguaiane di prima divisione e conta qualche presenza in Nazionale; in seguito è divenuto allenatore, guidando l'altro figlio Christian, difensore del Salto. Suo fratellastro maggiore, Walter Guglielmone, è anch'egli un calciatore, di ruolo attaccante. Di fervente fede cristiana evangelica pentecostale, il 9 giugno 2007 si è sposato con Maria Soledad dalla quale ha avuto due figli: il primogenito Bautista, nato il 22 marzo 2011, e Lucas, nato l'8 marzo 2013. La coppia si è separata nel febbraio del 2013.  Nel 2011 prende parte, nel ruolo di se stesso, al film Vacanze di Natale a Cortina prodotto da Luigi e Aurelio De Laurentiis, quest'ultimo suo presidente ai tempi del Napoli.




Walter Alejandro Gargano Guevara

(Paysandú, 23 luglio 1984) è un calciatore uruguaiano, centrocampista del Napoli e della Nazionale uruguaiana.

 





È sposato con Michaela (detta Miska) Hamšíková,[2][3] sorella di Marek Hamšík, attualmente compagno di squadra nel Napoli.[4][4] La coppia ha due figli: Matias, nato il 7 maggio 2010,[4] e Thiago, nato il 7 aprile 2012.[5] Possiede il passaporto italiano grazie alle origini italiane (i suoi nonni erano di Marsico Nuovo, provincia di Potenza),[6]
Viene soprannominato Uragano o El Mota.









 

 

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