Nome completo:      Repubblica del Perù
Lingue ufficiali:   spagnolo, quechua e aymara[1]
Capitale:           Lima  (7.112.744 ab. / 2003)
Forma di governo:   Repubblica presidenziale

Presidente:         Pedro Martin Vizcarra
Indipendenza:       28 luglio 1821
Ingresso nell'ONU:  31 ottobre 1945
Superficie:         1.285.220 km² (20º)
Popolazione:
                  30.475.144 ab. (2013)
   
Nome abitanti:      Peruviani
Confini:            Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador

 

 

 

 


 

 

Il Perù è una Repubblica presidenziale democratica rappresentativa e dal 28 luglio 2011 il capo di Stato è Ollanta Humala. Divisa in 25 regioni amministrative, la sua geografia fisica varia dalle pianure aride della costa del Pacifico, alle vette delle Ande e alle foreste tropicali del bacino amazzonico. Si tratta di un paese in via di sviluppo con un alto Indice di sviluppo umano e un tasso di povertà del 28,7%. Le sue principali attività economiche sono l'agricoltura, la pesca, l'estrazione mineraria, e la produzione di prodotti tessili. La popolazione peruviana, stimata in circa 30,5 milioni, è multietnica, e comprende amerindi, europei, africani e asiatici. La principale lingua parlata è lo spagnolo, anche se un numero significativo di peruviani parla quechua o altre lingue native, come l'aymara. Questa miscela di tradizioni ha portato a una grande varietà culturale, come nell'arte, nella letteratura, nella musica e nella cucina.

Il territorio peruviano è stata sede di antiche culture, che vanno dalla civiltà Norte Chico, uno delle più antiche del mondo, all'Impero Inca, lo Stato più grande dell'America precolombiana.

L'Impero spagnolo conquistò la regione nel XVI secolo e vi stabilì un Vicereame, che comprendeva la maggior parte delle colonie sudamericane. Raggiunse l'indipendenza nel 1821, e la fine definitiva del dominio spagnolo sulla regione fu siglata nella battaglia di Ayacucho di tre anni dopo.

 

 

 

 

 

 

1821, e la fine definitiva del dominio spagnolo sulla regione fu siglata nella battaglia di Ayacucho di tre anni dopo. Il Perù è una Repubblica presidenziale democratica rappresentativa e dal 28 luglio 2011 il capo di Stato è Ollanta Humala. Divisa in 25 regioni amministrative, la sua geografia fisica varia dalle pianure aride della costa del Pacifico, alle vette delle Ande e alle foreste tropicali del bacino amazzonico. Si tratta di un paese in via di sviluppo con un alto Indice di sviluppo umano e un tasso di povertà del 28,7%. Le sue principali attività economiche sono l'agricoltura, la pesca, l'estrazione mineraria, e la produzione di prodotti tessili. La popolazione peruviana, stimata in circa 30,5 milioni, è multietnica, e comprende amerindi, europei, africani e asiatici.

La principale lingua parlata è lo spagnolo, anche se un numero significativo di peruviani parla quechua o altre lingue native, come l'aymara. Questa miscela di tradizioni ha portato a una grande varietà culturale, come nell'arte, nella letteratura, nella musica e nella cucina. 1250 circa - Inizia la colonizzazione della valle di Cusco sulla cui origine esistono varie leggende legate a Manco Cápac, citato spesso come il primo Inca, e Mama Ocllo. 1438 - Cusco corre il rischio dell'invasione dei Chanca, popolo dell'altopiano centrale peruviano. Viracocha Inca, in carica in quel momento, abdica. Suo figlio Pachacútec (o Pachacuti) prende il suo posto e vince la battaglia. Con quest'ultimo Inca, Cusco si amplia notevolmente e si trasforma in una sorta di stato federale con al centro la città stessa. Si pensa che sotto questo Qhapaq Inca, sia stato costruito l'importante centro religioso di Machu Picchu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1548 - Finiscono le guerre intestine tra gli spagnoli ed inizia la colonizzazione spagnola vera e propria della regione andina. Gli ultimi focolari di resistenza incaica rimasero a Vilcabamba dove perdurarono per circa 30 anni.1572 - L'ultimo Imperatore Inca, Túpac Amaru, viene decapitato e il Tawantinsuyu è ufficialmente finito.

L'emigrazione italiana nel Perù è stata secondaria rispetto ai grandi flussi dell'emigrazione italiana.
Inizialmente nello Stato sudamericano si radicarono al seguito degli Spagnoli pochi italiani (principalmente marinai provenienti dalla Repubblica di Genova), molti dei quali raggiunsero posizioni politico-economiche di primo livello nella società peruviana coloniale e postcoloniale.

 


 


 

 

La conquista spagnola

 

 

Lo stesso argomento in dettaglio: Impero spagnolo, Vicereame del Perù, Colonizzazione europea delle Americhe e Conquista dell'impero Inca.

L'impero degli Inca ebbe termine con la cattura di Atahualpa da parte di Francisco Pizarro e, nel 1535, la capitale della nuova colonia venne spostata da Cuzco, situata troppo all'interno, nella nuova città di Lima.

Nel 1536 si ebbe l'ultimo tentativo degli Inca di riacquistare l'indipendenza ma, il "ribelle" Manco Inca Yupanqui (conosciuto anche come Manco Capac II), dovette ritirarsi a Vilcabamba, nella giungla, dove fu ucciso nel 1544. Dopo la conquista, completata nel 1537, venne creata la prima audiencia.

 

 

 

 

 

   Blasco Nunez


Nel 1542 venne istituito il vicereame di Castiglia, in seguito ribattezzato vicereame del Perù, il cui territorio comprendeva buona parte del Sudamerica. Nel 1544 l'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V (Re Carlo I di Spagna) nominò Blasco Núñez Vela primo viceré del Perù, ma il vicereame fu organizzato solo nel 1572 con l'arrivo del viceré Francisco de Toledo, che svolse accurate ispezioni nel territorio coloniale. Nel 1551 fu fondata a Lima la prima università del continente: la Universidad Nacional Mayor de San Marcos. Francisco de Toledo introdusse l'Inquisizione e promulgò diverse leggi cui dovevano obbedire sia indios che spagnoli, riducendo il potere delle encomienda e l'uso del lavoro forzato a scapito dei nativi. Migliorò la sicurezza del vicereame facendo costruire fortezze, ponti e la Armada del Mar del Sur (flotta del mare meridionale) per combattere i pirati. Nel 1572 pose fine allo Stato di Vilcabamba, facendo giustiziare il sovrano inca Túpac Amaru, e fece prosperare l'economia basata sull'estrazione di minerali, specialmente dalle miniere d'argento di Potosí. La prima missione gesuita fu fondata nel 1609 con lo scopo di "civilizzare" la popolazione indigena, ma alcune aree erano state occupate dai portoghesi grazie alle azioni dei bandeirantes, che avevano continuato le scorrerie contro gli indios nella regione del Mato Grosso e dell'Amazzonia nel 1600. Gli spagnoli non furono in grado di arrestare l'avanzata portoghese, in quanto la foce del Rio delle Amazzoni risiedeva a est del limite stabilito, e la morfologia pianeggiante delle regioni del sertão aveva reso più facile l'avanzamento verso l'entroterra sudamericano a partire da est. Nel 1628 un distaccamento dei bandeirantes rase al suolo una missione spagnola, catturando 60.000 indigeni.

Nel 1617, Francisco de Borja y Aragón divise il governo del Río de la Plata in due, con centro a Buenos Aires e nel Paraguay, entrambe dipendenti dal vicereame del Perù. Il viceré Borja y Aragón creò il Tribunal del Consulado, una corte amministrativa speciale per gestire gli affari commerciali del vicereame. Diego Fernández de Córdoba fece riformare il sistema fiscale e pose fine alle rivalità che stavano danneggiando la colonia.  

 

 

 

Francisco de Borja

 

Altri viceré, come Fernando Torres, Borja y Aragón, Fernández de Cabrera e Fernández Córdoba fecero rinforzare la flotta e fecero costruire diversi porti per contenere gli attacchi dei pirati. Nella prima metà del XVII secolo, Fernández de Cabrera pose fine a una ribellione degli indios Uru e Araucano.


Nel 1717 venne creato il vicereame della   Nuova Granada che includeva una parte delle terre del Perù settentrionale, costituito dalle audiencias di Bogotá, Quito e Panamá. La disputa con i portoghesi venne risolta con il trattato di Madrid del 1750, che certificò il trasferimento di gran parte della regione amazzonica dal vicereame del Perù al Portogallo. Nel 1776 fu fondato il viceregno del Río de la Plata, comprendente le odierne Argentina, Bolivia, Paraguay e Uruguay. La creazione dei due vicereami a discapito del territorio del Perù ridussero l'importanza del centro di Lima, spostando buona parte del commercio a Caracas e Buenos Aires, e la riduzione della produzione tessile e mineraria favorì il decadimento del vicereame.
In questo periodo vi furono molti tentativi di ribellione e diverse insurrezioni. Gli Inca tentarono alcune insurrezioni contro i coloni: si accesero quattordici rivolte nel diciottesimo secolo, le più importanti delle quali furono quella comandata da Juan Santos Atahualpa nel1742 e quella nel 1780 da Túpac Amaru II, che si pose a capo di oltre 90.000 indios, ma l'insurrezione fu soffocata nel sangue.

 

 
 

Túpac Amaru

 

La rivolta dei Comuneros in Paraguay iniziò nel 1721 e terminò nel 1732. Gli spagnoli espulsero i gesuiti nel 1767 dai vicereami. Sempre gli indios, nel 1814, capeggiarono un movimento indipendentista, ma anche questo tentativo andò fallito.

Il 28 luglio 1821 il generale José de San Martín, al comando della Spedizione di Liberazione del Perú proveniente dal Cile, dichiara l'indipendenza del Perú. Tuttavia, la situazione rimaneva instabile e l'effettiva liberazione del Paese fu completata solo quando terminò la guerra contro la Spagna. Sotto il comando di Simón Bolívar, nel 1824 viene definitivamente sconfitto l'Esercito realista del Perú; l'epilogo si ebbe quando il Generale Antonio José de Sucre nel dicembre di quell'anno sconfisse le truppe spagnole nella Battaglia di Ayacucho. Il Perú comincia così a formarsi sotto il protettorato di José de San Martín mediante la costituzione di un Congresso costituente.

 

 

 

 José de San Martín  

 


L'indipendenza del Perù è uno dei tanti capitoli delle guerre di emancipazione hispano-americana, che cominciò nel 1808 e terminò nel 1829, e che vide la monarchia spagnola scontrarsi con i nascenti stati latino-americano che pretendevano l'indipendenza. Inoltre, prima dell'emancipazione hispano-americana e durante la formazione del Perù coloniale, si svilupparono altre ribelioni e rivoluzioni, che avevano come obiettivo la formazione di uno Stato peruviano indipendente dall'impero spagnolo. Dopo l'indipendenza del Perú segui l'indipendenza del resto dell'America latina; ciò avviene tra il 1811 e il 1903.

         

 

 

 

 

 

 

 




Comunità italiana

La comunità italiana si caratterizza dall'essere iniziata fin dai tempi della colonia spagnola nel Perù. Concentrati a Lima e dintorni, questi primi italiani (alcune centinaia solamente) provennero maggioritariamente dall'area di Genova

Nel 1857 gli Italiani nel Peru erano 3.142 ma nel 1876 raggiunsero un massimo storico di circa 10.000. Successivamente vi fu un loro calo, a conseguenza della guerra tra Cile e Perù.
« L’ideologia predominante fra questi emigranti fu il nazionalismo risorgimentale, alimentato dal fatto che molti emigranti liguri erano anche esuli dalla guerra di indipendenza, e non pochi erano profughi. A seguito delle disfatte rivoluzionarie del 1848 arrivarono altri esuli, fra i quali spicca la figura del milanese Antonio Raimondi (1824-1890). Questi arrivò in Perù nel 1850, dopo aver partecipato alle cinque giornate di Milano; cominciò a lavorare alla facoltà di Medicina della Università di Lima e si dedicò per parecchi anni a studiare la geografia, la mineralogia e altre discipline. Percorse tutto il territorio peruviano, tracciò la prima mappa del paese e poi scrisse la sua grande opera sul Perù, in più volumi. Raimondi è considerato il più grande scienziato italiano all’estero in questo periodo e il più eminente geografo del Perù. Un altro caso di rilievo è quello del medico chiavarese Emanuele Solari (1808-1854) – cugino di Giuseppe Mazzini – che a differenza di Raimondi si dedicò anche alla politica: aprì a Lima una sezione della «Giovane Italia» e fu il principale sostenitore di Giuseppe Garibaldi, quando questi arrivò in Perù nel 1851 durante il suo secondo esilio in America.

 

 


Famosi Italo-peruviani

    Antonio Raimondi, geografo e scrittore scientifico.
    Manuel Scorza, scrittore e politico.
    Francisco Bolognesi, generale ed eroe nazionale.
    Luis Giampietri, politico e vicepresidente del Perù.
    Juan Luis Cipriani Thorne, cardinale e arcivescovo.
    Claudio Pizarro, calciatore.

    Flavio Maestri, calciatore.
    Mario Testino, fotografo.
    Raúl Gorriti, calciatore.
    Ugo De Censi

 

 

 

 

 

Antonio Raimondi

 

Nel Novecento si esaurì l'emigrazione ligure e si ebbe una consistente venuta di veneti e meridionali, specialmente dalla Basilicata[6]. Nel 1910 vi erano solo 6.000 Italiani, concentrati a Lima e il suo porto El Callao.

Dopo la seconda guerra mondiale ci
fu una modesta ripresa dell'afflusso di Italiani in Perù, ma in un numero esiguo se paragonato a quello andato in altri Stati Sudamericani (come il Venezuela e l'Argentina) Gli Italo-peruani erano 3.774 nel 1940, quasi come nel 1850. Essi crebbero a 5.716 nel 1961, e si ridussero ad appena 4.062 nel 1981.
Attualmente in Perù vivono circa 30.000 cittadini italiani, concentrati nella capitale e in altre grandi città. Alcune fonti calcolano che i discendenti ammontano a circa 1.400.000 persone, la seconda comunità più importante dopo quella spagnola. La comunità italiana ha nel "Colegio Antonio Raimondi" di Lima il suo maggiore centro didattico, specializzato nella diffusione della lingua italiana, e nel giornale Il Messaggero Italo-peruviano il suo migliore informatore  Una delle maggiori contribuzioni italiane si ha nella cucina peruviana, dove molti piatti tipici sono influenzati dalla gastronomia ligure (specialmente nelle specialità ittiche).  L'emigrazione italiana nel Perù è stata secondaria rispetto ai grandi flussi dell'emigrazione italiana. Inizialmente nello Stato sudamericano si radicarono al seguito degli Spagnoli pochi italiani (principalmente marinai provenienti dalla Repubblica di Genova), molti dei quali raggiunsero posizioni politico-economiche di primo livello nella società peruviana coloniale e postcoloniale.   Un cognome ispanizzato durante la seconda parte del dominio spagnolo in Perù è Ludeña o Ludueña, originariamente come Ludegna. Il più noto in questo periodo storico fu il generale Francisco Bolognesi, figlio di un italiano emigrato a Lima nei primi dell'Ottocento, che si distinse nella guerra del Pacifico diventando un eroe nazionale del Perù. A lui è intitolata una delle principali piazze della capitale peruviana. Solo dopo l'Unità d'Italia si ebbe un'emigrazione di massa, anche se esigua, specialmente dalle campagne impoverite del Veneto e del Meridione italiano. Attualmente vi sono poche migliaia di Italiani, concentrati nella capitale.

 

 

 Francisco Bolognesi Cervantes

 

 

Un cognome ispanizzato durante la seconda parte del dominio spagnolo in Perù è Ludeña o Ludueña, originariamente come Ludegna.

Il più noto in questo periodo storico fu il generale Francisco Bolognesi, figlio di un italiano emigrato a Lima nei primi dell'Ottocento, che si distinse nella guerra del Pacifico diventando un eroe nazionale del Perù. A lui è intitolata una delle principali piazze della capitale peruviana

Solo dopo l'Unità d'Italia si ebbe un'emigrazione di massa, anche se esigua, specialmente dalle campagne impoverite del Veneto e del Meridione italiano. Attualmente vi sono poche migliaia di Italiani, concentrati nella capitale.

nacque nel 1816 figlio di Andrés Bolognesi e Juana Cervantes. La famiglia Bolognesi proveniva da Genova.  Viene considerato un eroe della patria e perse la vita durante la Guerra del Pacifico nella difesa della città di Arica. A suo nome è stata intitolata la scuola militare peruviana.

 La comunità italiana si caratterizza dall'essere iniziata fin dai tempi della colonia spagnola nel Perù. Concentrati a Lima e dintorni, questi primi italiani (alcune centinaia solamente) provennero maggioritariamente dall'area di Genova. Nel 1857 gli Italiani nel Peru erano 3.142 ma nel 1876 raggiunsero un massimo storico di circa 10.000. Successivamente vi fu un loro calo, a conseguenza della guerra tra Cile e Perù.« L’ideologia predominante fra questi emigranti fu il nazionalismo risorgimentale, alimentato dal fatto che molti emigranti liguri erano anche esuli dalla guerra di indipendenza, e non pochi erano profughi. A seguito delle disfatte rivoluzionarie del 1848 arrivarono altri esuli, fra i quali spicca la figura del milanese Antonio Raimondi (1824-1890). Questi arrivò in Perù nel 1850, dopo aver partecipato alle cinque giornate di Milano; cominciò a lavorare alla facoltà di Medicina della Università di Lima e si dedicò per parecchi anni a studiare la geografia, la mineralogia e altre discipline. Percorse tutto il territorio peruviano, tracciò la prima mappa del paese e poi scrisse la sua grande opera sul Perù, in più volumi. Raimondi è considerato il più grande scienziato italiano all’estero in questo periodo e il più eminente geografo del Perù. Un altro caso di rilievo è quello del medico chiavarese Emanuele Solari (1808-1854) – cugino di Giuseppe Mazzini – che a differenza di Raimondi si dedicò anche alla politica: aprì a Lima una sezione della «Giovane Italia» e fu il principale sostenitore di Giuseppe Garibaldi, quando questi arrivò in Perù nel 1851 durante il suo secondo esilio in America. Nel Novecento si esaurì l'emigrazione ligure e si ebbe una consistente venuta di veneti e meridionali, specialmente dalla Basilicata[6]. Nel 1910 vi erano solo 6.000 Italiani, concentrati a Lima e il suo porto El Callao. Dopo la seconda guerra mondiale ci fu una modesta ripresa dell'afflusso di Italiani in Perù, ma in un numero esiguo se paragonato a quello andato in altri Stati Sudamericani (come il Venezuela e l'Argentina) Gli Italo-peruani erano 3.774 nel 1940, quasi come nel 1850. Essi crebbero a 5.716 nel 1961, e si ridussero ad appena 4.062 nel 1981. Attualmente in Perù vivono circa 30.000 cittadini italiani,[8] concentrati nella capitale e in altre grandi città. Alcune fonti calcolano che i discendenti ammontano a circa 1.400.000 persone, la seconda comunità più importante dopo quella spagnola. La comunità italiana ha nel "Colegio Antonio Raimondi" di Lima il suo maggiore centro didattico, specializzato nella diffusione della lingua italiana, e nel giornale Il Messaggero Italo-peruviano il suo migliore informatore. Una delle maggiori contribuzioni italiane si ha nella cucina peruviana, dove molti piatti tipici sono influenzati dalla gastronomia ligure (specialmente nelle specialità ittiche).

 

 

 

  Claudio Pizarro

Claudio Miguel Pizarro Bosio (Callao, 3 ottobre 1978) è un calciatore peruviano, attaccante del Bayern Monaco e della Nazionale Peruvia. È di origini Italiane. I Bisnonni paterni erano di Brescia, i bisnonni materni erano di Frattaminore.

 

Pizarro è proprietario della discoteca Café del Mar, a Miraflores, il quartiere più esclusivo di Lima.A seguito di ripetuti episodi di razzismo: proibizione all'accesso di persone non bianche – nel luglio 2007 la discoteca ha dovuto subire la chiusura forzata per 60 giorni ed una multa di 78.000 $ USA.

 

È il massimo realizzatore straniero di tutti i tempi nella Bundesliga con 178 reti. Pizarro ha segnato 29 gol in due stagioni per il Werder Brema che lo ha fatto diventare l'astro nascente del calcio peruviano più ambito dai dirigenti dei principali club europei. Dopo la stagione 2000-01, il Werder ha annunciato che non avrebbe impedito a Pizarro di trasferirsi in un club più grande, così si intensificarono le notizie di club interessalti al bomber peruviano. I media hanno indicato il Real Madrid e l'FC Barcellona in Spagna, l'Internazionale FC in Italia, e in Bundesliga solo il Borussia Dortmund che sono stati rivali nella corsa per Pizarro a inizio carriera, quando giocava in Perù. Il trasferimento più speculato nel mondo del calcio peruviano ha monopolizzato l'interesse della stampa nazionale. Dopo essere apparentemente destinato in Spagna, Pizarro ha fatto finire settimane di speculazioni con la firma per il Bayern Monaco il 7 giugno 2001