Nome completo:      Repubblica del Paraguay
Nome ufficiale:     República del Paraguay
Lingue ufficiali:   spagnolo, guarani
Capitale:           Asunción  (500.939 ab. / 1992)
Forma di governo:   Repubblica presidenziale
Presidente:         Horacio Cartes
Indipendenza:       Dalla Spagna, il 15 maggio 1811
Ingresso nell'ONU:  24 ottobre 1945
Superficie:         406.752 km²
Popolazione:        6.454.548 ab.
Confini:            Bolivia, Brasile, Argentina

 

 


Il Paraguay (o Paraguai) è uno Stato dell'America meridionale. Confina a nord con la Bolivia, a est con il Brasile e a sud e ovest con l'Argentina. Con 406.750 km² di superficie totale, è uno stato senza sbocco al mare. Ha 6.996.245 abitanti e la sua capitale è la città di Asunción (Assunzione).

Il Paraguay è una repubblica presidenziale. L'attuale capo di Stato e di governo è Horacio Cartes.
Le lingue ufficiali sono lo spagnolo e il guaraní, ma vengono parlate anche altre lingue amerinde. Il nome Paraguay significa l'oceano che va verso l'acqua, dalle parole guaraní, pará ("oceano"), gua ("a, verso/da") e y ("acqua"). In guaraní spesso l'espressione fa riferimento alla sola Asunción, ma in spagnolo fa riferimento all'intero paese.
Il vessillo del Paraguay ha una particolarità unica al mondo. Infatti le due facce della bandiera sono diverse. Il disegno centrale è il logo e titolo del Paese da una parte, ed il disegno con un leone dall'altra.

 

 

 

 

 
Gli europei arrivarono nella zona nel sedicesimo secolo. La prima colonizzazione residenziale fu la fondazione della città di Asunción il 15 agosto 1537 dal parte dell'esploratore spagnolo Juan de Salazar y Espinoza.

La città diventò centro di colonizzazione spagnola, ed inoltre base delle missioni gesuite in America latina. La fondazione di missioni religiose gesuite continuò ad estendersi a macchia d'olio nel territorio fino al 1767, data di espulsione dei Gesuiti dai territori delle corona spagnola, voluta dal governo spagnolo; a testimonianza di questo periodo è il nome di quei territori, definiti ancor oggi “Misiones”.

 

 

 

 


Asunción – Veduta

 

 

 

 

La fondazione delle missioni si basò in buona misura sulla conversione al cristianesimo, ed economicamente e politicamente orientata a supportare la trasformazione della popolazione, per necessità seminomade, in popolazione residente, ma anche nel rispetto dei principi della cultura locale; si adattò quindi anche all'orgoglio “etnico” che caratterizza ancor oggi le popolazioni locali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


L'indipendenza
Il Paraguay dichiarò l'indipendenza dopo avere rovesciato la gestione spagnola locale il 14 maggio 1811.
Francisco Solano López
José Ignacio Garmendia - Soldato paraguaiano dinanzi al proprio figlio morto

Dopo aver respinto due tentativi d'invasione da parte dell'Argentina nel 1811, arrestando l'invasione del generale Manuel Belgrano durante la Campagna del Paraguay, tra il dicembre 1810 ed il marzo 1811, (la battaglia di Campichuelo e la battaglia di Itapùa videro l'Argentina prevalere di misura il 19 dicembre 1810, ma con la battaglia di Paraguarí il 19 gennaio 1811 ed infine il 2 marzo con la battaglia di San Nicolás ed il 9 marzo con la battaglia di Tacuarí, premiarono l'esercito paraguayano), iniziò un periodo di forte instabilità politica. La storia del Paraguay è stata caratterizzata dai lunghi periodi di instabilità politica e di lotta interna, e soprattutto da devastanti guerre con i paesi vicini.

 

 

 

José Ignacio Garmendia     Francisco Solano López


 


 
War of the Triple Alliance composite.jpg

 

 

 

Il Paraguay ha combattuto in cinque anni (1864 - 1870) la più feroce e violenta guerra del Sud America, la Guerra della triplice alleanza contro il Brasile, l'Argentina e l'Uruguay, promossa dal dittatore paraguaiano Francisco Solano López, restandone sconfitto. A dare la misura del disastro umano e sociale della guerra basti sapere che la popolazione prebellica era di circa 525.000 abitanti, ne sopravvissero alla guerra, secondo dati del 1871, circa 221.000, di cui soltanto circa 28.000 maschi[5]. Oltre alle perdite umane, in seguito alla guerra, il Paraguay ha subito la perdita di estesi territori a favore dell'Argentina e il Brasile.

 

 

 

 

 

 


 Foto

Italo-paraguaiani

Italo-paraguaiani sono gli italiani immigrati in Paraguay, ed i loro discendenti.
Al 2007 gli Italiani residenti in Paraguay risultano essere 6.097, secondo il Ministero dell'Interno italiano
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Inoltre circa 100.000 paraguaiani hanno diretta origine italiana, in quanto discendenti da una "colonia italiana" emigrata in questa nazione sudamericana principalmente dopo il 1870 (ed alcuni di loro ancora parlano qualche parola in dialetto italiano o in italiano).

Bisogna anche precisare che i paraguaiani con almeno un bisnonno italiano sono circa 300.000, anche se in molti casi si qualificano come paraguaiani di lingua spagnola.

Alcune fonti fanno tuttavia risalire un qualche grado di ascendenza italiana a circa il 40% della popolazione totale del paese.[3]
Gli italiani hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo del Paraguay. Ai tempi della guerra condotta circa 130 anni fa dalla Triplice Alleanza formata da Argentina, Brasile e Uruguay contro il Paraguay, molti italiani recentemente emigrati nel Paraguay si arruolarono volontari nelle file del maresciallo Francisco Solano López, allora presidente del Paese sudamericano.

Circa 9.000 europei vennero come emigranti nel Paraguay, devastato dalla Guerra della triplice alleanza, a fine Ottocento ed oltre un terzo erano italiani, provenienti principalmente dalle provincie della Lombardia (specialmente da Bergamo) e dal nord Italia.
« Paraguay es uno de los paí­ses latinoamericanos con menos rasgo indí­gena (debido que la población paraguaya tradicional -mezcla española guaraní­- ha sido aniquilada por los aliados en 1870, por lo cual tuvo que repoblarse el paí­s recurriendo a la inmigración italiana)Il Paraguay è una delle nazioni latinoamericane con meno caratteristiche indigene (poiché la popolazione originaria paraguaiana - mescolanza di spagnoli ed indigeni guaranì - fu annientata nella guerra del 1870, per cui si ripopolò il Paraguay ricorrendo all'immigrazione italiana).[4] »

Il Paraguay (ridotto dopo questa atroce guerra a meno di 180.000 abitanti, di cui quasi il 79% erano donne e bambini) fu ripopolato in parte da queste poche migliaia di italiani, che erano nel 1875 circa il 15% degli uomini nell'intero Paraguay.

Le origini della popolazione e la progressiva costruzione delle città riportano spesso a nomi italiani che rimbalzano in piazze, vie e edifici di notevole importanza. Si calcola che siano circa 300 000 i discendenti diretti ed indiretti di italiani presenti in Paraguay.
Il principale teatro del Paraguay (il Teatro Municipale di Asunción) è intitolato all'italo-paraguaiano Ignacio Alberto Pane

Tra i molti connazionali che hanno lasciato un segno nella storia del Paese va ricordato il navigatore Sebastiano Caboto, il primo europeo ad arrivare da queste parti nel 1528, ed i gesuiti che lavorarono nelle Missioni, come José Bressanelli e Juan Bautista Primoli (ma era italiano anche il governatore di Buenos Aires, Bucarelli, che eseguì nel 1768 il decreto di espulsione dei gesuiti).

Inoltre vanno ricordati alcuni professionisti contattati in Europa dal presidente Carlos Antonio Lopez nei primi decenni di vita indipendente del Paese, come l´architetto Alessandro Ravizza, autore tra il 1855 e il 1867 di importanti edifici quali i palazzi del Governo e del Parlamento, e la facciata in stile romano-classico della Cattedrale di Asunción. Del resto, la Chiesa de La Encarnación nella capitale fu fatta in stile romano-corinzio nel 1893 dall'architetto italiano Giovanni Colombo.

Anche il pittore-esploratore Guido Boggiani, attratto verso la fine del Novecento da una regione allora misteriosa e sconosciuta: il Chaco, viene spesso ricordato negli ambienti culturali del Paraguay. Assieme a Boggiani si collocano spesso lo scrittore e giornalista Ignacio Alberto Pane ed altri letterati di origine italiana.


In campo musicale, l'italo-paraguaiano Maneco Galeano viene considerato il miglior musicista contemporaneo nel Paraguay.
Internazionalmente il più rinomato italo-paraguaiano è il pioniere dell'aviazione mondiale Silvio Pettirossi, a cui è dedicato l'attuale aeroporto internazionale della capitale Asunción.

Gli italiani hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo del Paraguay. Ai tempi della guerra condotta circa 130 anni fa dalla Triplice Alleanza formata da Argentina, Brasile e Uruguay contro il Paraguay, molti italiani recentemente emigrati nel Paraguay si arruolarono volontari nelle file del maresciallo Francisco Solano López, allora presidente del Paese sudamericano.

Circa 9.000 europei vennero come emigranti nel Paraguay, devastato dalla Guerra della triplice alleanza, a fine Ottocento ed oltre un terzo erano italiani, provenienti principalmente dalle provincie della Lombardia (specialmente da Bergamo) e dal nord Italia.
« Paraguay es uno de los paí­ses latinoamericanos con menos rasgo indí­gena (debido que la población paraguaya tradicional -mezcla española guaraní­- ha sido aniquilada por los aliados en 1870, por lo cual tuvo que repoblarse el paí­s recurriendo a la inmigración italiana)Il Paraguay è una delle nazioni latinoamericane con meno caratteristiche indigene (poiché la popolazione originaria paraguaiana - mescolanza di spagnoli ed indigeni guaranì - fu annientata nella guerra del 1870, per cui si ripopolò il Paraguay ricorrendo all'immigrazione italiana).[4] »

Il Paraguay (ridotto dopo questa atroce guerra a meno di 180.000 abitanti, di cui quasi il 79% erano donne e bambini) fu ripopolato in parte da queste poche migliaia di italiani, che erano nel 1875 circa il 15% degli uomini nell'intero Paraguay.

Le origini della popolazione e la progressiva costruzione delle città riportano spesso a nomi italiani che rimbalzano in piazze, vie e edifici di notevole importanza. Si calcola che siano circa 300 000 i discendenti diretti ed indiretti di italiani presenti in Paraguay.
Il principale teatro del Paraguay (il Teatro Municipale di Asunción) è intitolato all'italo-paraguaiano Ignacio Alberto Pane

Tra i molti connazionali che hanno lasciato un segno nella storia del Paese va ricordato il navigatore Sebastiano Caboto, il primo europeo ad arrivare da queste parti nel 1528, ed i gesuiti che lavorarono nelle Missioni, come José Bressanelli e Juan Bautista Primoli (ma era italiano anche il governatore di Buenos Aires, Bucarelli, che eseguì nel 1768 il decreto di espulsione dei gesuiti).

Inoltre vanno ricordati alcuni professionisti contattati in Europa dal presidente Carlos Antonio Lopez nei primi decenni di vita indipendente del Paese, come l´architetto Alessandro Ravizza, autore tra il 1855 e il 1867 di importanti edifici quali i palazzi del Governo e del Parlamento, e la facciata in stile romano-classico della Cattedrale di Asunción. Del resto, la Chiesa de La Encarnación nella capitale fu fatta in stile romano-corinzio nel 1893 dall'architetto italiano Giovanni Colombo.

Anche il pittore-esploratore Guido Boggiani, attratto verso la fine del Novecento da una regione allora misteriosa e sconosciuta: il Chaco, viene spesso ricordato negli ambienti culturali del Paraguay. Assieme a Boggiani si collocano spesso lo scrittore e giornalista Ignacio Alberto Pane ed altri letterati di origine italiana.
Maneco Galeano

In campo musicale, l'italo-paraguaiano Maneco Galeano viene considerato il miglior musicista contemporaneo nel Paraguay.

Internazionalmente il più rinomato italo-paraguaiano è il pioniere dell'aviazione mondiale Silvio Pettirossi, a cui è dedicato l'attuale aeroporto internazionale della capitale Asunción.


Italo-paraguaiani illustri

    Guido Boggiani. Scrittore ed esploratore.
    Maneco Galeano. Musicista
    José Patricio Guggiari. Presidente del Paraguay (1928-1932)
    Luis Gonzalez Macchi. Presidente del Paraguay (1999-2003)
    Fiorella Migliore. Miss Italia nel Mondo 2008.
    Juan W. Conti. Presidente del Paraguay (1993-1998)
    Ignacio Alberto Pane. Scrittore e giornalista.
    Víctor Pecci. Tennista
    Andrea Pedotti. Presidente del Paraguay (1988-1993)
    Silvio Pettirossi. Pioniere dell'aviazione mondiale.
    Attila Sallustro. Calciatore
    Oreste Sallustro. Calciatore
    famiglia Zanotti Cavazzoni
    Cayetano Ré. Calciatore Foto

 

Attila Sallustro (Asunción, 15 dicembre 1908[3] – Roma, 28 maggio 1983[4]) è stato un allenatore di calcio e calciatore paraguaiano naturalizzato italiano, di ruolo attaccante. Spesso è indicato come Sallustro I per distinguerlo dal fratello Oreste (Sallustro II).
Nato ad Asunción, figlio di Anna D'Amato e Gaetano Sallustro, ebbe due fratelli minori: Oreste, anch'egli calciatore[5], e Oberdan, che divenne dirigente FIAT in Argentina e venne sequestrato e ucciso da un commando di rivoluzionari argentini nel 1972[6].


Sposatosi nel 1934 con la popolare soubrette Lucy D'Albert, spesso accusata di essere una delle cause del declino dell'attaccante[5], ebbe da lei un figlio, Alberto. Morì a Roma all'età di 74 anni[5].

Sallustro iniziò a giocare a calcio all'età di 8 anni per migliorare le sue condizioni di salute[5]. Dopo quattro anni giocati in una formazione di pulcini della sua città natale[5], arrivò a Napoli con la famiglia all'età di 12 anni, nel 1920. Notato da un talent-scout, venne inserito nelle giovanili dell'Internazionale Napoli: dalla fusione di questa con il Naples nacque l'Internazionale Naples o InterNaples, di cui Sallustro divenne centravanti a 17 anni[5]. Nel suo primo campionato, il giovane oriundo segnò dieci reti in 13 presenze[2], e anche grazie al suo contributo la squadra raggiunse la finale della Lega Sud, dove fu sconfitta dall'Alba Roma conquistando comunque la promozione in Divisione Nazionale[7]. L'anno successivo, con la nascita dell'Associazione Calcio Napoli con presidente Giorgio Ascarelli, ne divenne attaccante titolare.

 

 

 

 

 

La prima stagione fu però fallimentare: inserita nel Girone A, la squadra partenopea raccolse solo un punto in diciotto gare (frutto di un pareggio in casa contro il Brescia), con Sallustro che mise a segno una sola rete (siglata in Inter-Napoli 9-2 del 19 dicembre 1926) pur giocando tutte le gare da titolare[8]. Ripescato per motivi geografici (e grazie all'assicurazione, da parte del presidente Ascarelli, di migliorare la squadra), nella stagione successiva il Napoli migliorò le sue prestazioni, ottenendo la prima vittoria nella massima serie alla prima giornata (Napoli-Reggiana 4-0, con gol di Sallustro). L'attaccante mise a segno 5 reti in 10 presenze[8], ma la squadra era ancora lontana dalla qualità delle compagini settentrionali: la stagione terminò per i partenopei al terzultimo posto, ripescati ancora una volta grazie all'allargamento dei gironi da undici a sedici squadre[9].
a stagione 1928-1929 segnò un deciso miglioramento: il Napoli arrivò ottavo su sedici nel Girone B, a pari merito con la Lazio, soprattutto grazie all'apporto di Sallustro autore di 22 reti in 28 gare giocate[8] (di cui ben cinque in un Napoli-Reggiana del 12 maggio 1929 vinto dai partenopei per 6-2[10]). Lo spareggio per la partecipazione alla futura Serie A si giocò a Milano il 23 giugno 1929 e terminò 2-2: la ripetizione della gara[11] non venne effettuata in quanto la FIGC promosse un ulteriore allargamento da sedici a diciotto squadre. La società intanto aggiunse nuovi rinforzi, specie in attacco: per il primo campionato di Serie A arrivarono infatti Antonio Vojak, prelevato dalla Juventus, e soprattutto Marcello Mihalich dalla Fiumana, che con Sallustro formò una coppia offensiva segnata da una grande intesa[5]. Inoltre la dirigenza mise sotto contratto anche Oreste Sallustro, fratello di Attila, mettendo alla guida della squadra William Garbutt: la squadra raggiunse un inaspettato quinto posto finale, con Sallustro autore di tredici reti in 31 partite[8], a cui andarono aggiunte le 20 reti di Vojak e le 10 di Mihalich. L'anno successivo, nonostante un buon inizio, le prestazioni della squadra calarono sul finale di campionato, a causa (secondo molti) della dipartita di Sallustro per adempiere al servizio militare[12]: il centravanti riuscì comunque a marcare undici reti in 29 gare[8], con la squadra che terminò al sesto posto. Ancor più sottotono fu la stagione 1931-1932, con la squadra che terminò al nono posto anche a causa di un minor numero di gol segnati dagli attaccanti: anche se Sallustro segnò dodici reti in 26 presenze[8], mancò in particolare l'apporto di Vojak, che siglò "solo" nove marcature rispetto alle venti reti delle due stagioni precedenti.



L'annata 1932-1933 fu quella del rilancio: la squadra infatti, fin dall'inizio nelle prime posizioni della classifica, subì il ritorno della Juventus che vinse nove partite consecutive e alla fine conquistò il titolo con diversi punti di vantaggio. I partenopei terminarono al terzo posto, a pari merito con il Bologna, mancando l'accesso alla Coppa Europa solo a causa del peggior quoziente reti rispetto ai felsinei: grandi protagonisti furono Sallustro (autore di 19 reti in 30 partite[8]) e Vojak, con 22 reti all'attivo e terzo della classifica dei cannonieri. La stagione 1933-1934 fu quella della conferma: nonostante un non eccellente avvio di campionato, i partenopei rimontarono nel girone di ritorno, terminando nuovamente al terzo posto (dietro a Juventus e Inter), conquistando per la prima volta la qualificazione alla Coppa Europa. I napoletani furono guidati ancora una volta da Vojak, che siglò 21 reti: Sallustro (nominato capitano della squadra) segnò solo cinque reti in 25 gare[8].
Le ultime stagioni in azzurro

La stagione 1934-1935 segnò un calo rispetto a quelle precedenti: i partenopei terminarono il campionato al settimo posto, mentre furono eliminati dalla Coppa Europa al primo turno contro gli austriaci dell'Admira Vienna: dopo lo 0-0 in trasferta e il 2-2 in casa, i napoletani persero lo spareggio disputato a Zurigo per 5-0[13]. Sallustro, in questa occasione, fu multato di 2.500 lire in quanto accusato di "scarso impegno": in tutta risposta, l'oriundo saltò gli allenamenti per due mesi[13] e, di conseguenza, marcò in campionato sette reti in sole 20 presenze[8].

Nelle ultime due stagioni il Napoli terminò rispettivamente ottavo nel 1936 (eliminato ai quarti di Coppa Italia dal Milan) e tredicesimo nel 1937, ad un passo dalla zona retrocessione (ed eliminato ancora una volta ai quarti di Coppa Italia, questa volta dalla Roma). Sallustro fece registrare otto reti in 26 presenze nella sua penultima stagione[8], e cinque marcature in 8 gare nell'ultima annata con la maglia azzurra[8]. In totale, con la maglia del Napoli l'oriundo disputò undici campionati segnando 106 reti.

 

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