Gli Italiani nel mondo

 

L'emigrazione nelle Americhe fu enorme nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento. Quasi si esaurì durante il Fascismo, ma ebbe una piccola ripresa subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Le nazioni dove più si diressero gli emigranti italiani furono gli Stati Uniti, il Brasile e l'Argentina nel Sudamerica. In questi tre Stati attualmente vi sono circa 64,15 milioni di discendenti di emigrati italiani.



Una quota importante di Italiani andò in Uruguay, dove i discendenti di Italiani nel 1976 erano 1.300.000 (oltre il 40% della popolazione del piccolo Stato).Quote consistenti di emigranti italiani si diressero anche in Venezuela e in Canada, ma vi furono anche nutrite colonie di emigranti italiani in Cile, Peru, Messico, Paraguay, Cuba e Costa Rica. Praticamente l'emigrazione massiccia italiana nelle Americhe si esaurì negli anni sessanta del Novecento, dopo il miracolo economico italiano, anche se continuò fino agli anni ottanta in Canada e Stati Uniti. L'emigrazione europea della seconda metà del XX secolo, invece, aveva come destinazione soprattutto stati europei in crescita come Francia (a partire dagli anni 1850), Svizzera, Belgio (a partire dagli anni 1940) e Germania ed era considerata da molti, al momento della partenza, come un'emigrazione temporanea - spesso solo di alcuni mesi - nella quale lavorare e guadagnare per costruire, poi, un migliore futuro in Italia. Questo fenomeno si verificò però soprattutto a partire dagli anni 1970, periodo in cui molti italiani rimpatriarono.Lo stato italiano firmò nel 1955 un patto di emigrazione con la Germania con il quale si garantiva il reciproco impegno in materia di migrazioni e che portò quasi tre milioni di italiani a varcare la frontiera in cerca di lavoro. Al giorno d'oggi sono presenti in Germania circa 650.000 cittadini italiani fino alla quarta generazione, mentre sono più di 500.000 in Svizzera: prevalentemente di origine siciliana, calabrese, abruzzese e pugliese, ma anche veneta ed emiliana dei quali molti ormai con doppio passaporto e possibilità di voto in entrambe le nazioni.


 

 

In Belgio e Svizzera le comunità italiane restano le più numerose rappresentanze straniere, e nonostante molti facciano rientro in Italia dopo il pensionamento, spesso i figli e i nipoti restano nelle nazioni di nascita, dove hanno ormai messo radici.Un importante fenomeno di aggregazione che si riscontra in Europa come anche negli altri paesi e continenti meta dei flussi migratori italiani è quello dell'associazionismo di emigrazione. Il Ministero degli Esteri calcola che sono presenti all'estero oltre 10.000 associazioni costituite dagli emigrati italiani nel corso di oltre un secolo. Associazioni di mutuo soccorso, culturali, di assistenza e di servizio, che hanno costituito un fondamentale punto di riferimento per le collettività emigrate nel difficile percorso di integrazione nei paesi di arrivo. Le maggiori reti associative di varia ispirazione ideale, sono oggi riunite nella CNE (Consulta Nazionale dell'Emigrazione). Una delle maggiori reti associative presente nel mondo, assieme a quelle del mondo cattolico è quello della FILEF - Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie.







 
 

Emigrazione interna

Un primo tipo di emigrazione "interna" che caratterizzò la seconda metà dell'Ottocento e la prima del Novecento fu quella che dai territori irredenti (in particolare da Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia) portava gli emigranti ai lavori stagionali verso il vicino regno d'Italia: "segantini" (impiegati nella sega a mano dei tronchi), "moléti" (arrotini) e salumai; le donne invece emigravano per lavorare nelle città come badanti o personale di servizio nelle famiglie ricche. Tale emigrazione era usualmente stagionale (soprattutto per gli uomini) e caratterizzava il periodo invernale in cui i contadini non potevano lavorare la terra. Questo contesto migratorio di fine ottocento fu studiato dal prete trentino e giudicariese don Lorenzo Guetti, padre della cooperazione trentina, che in un suo articolo scriveva: "Se non ci fosse l'Italia, noi giudicariesi, dovremmo crepare dalla fame".

Le migrazioni interne diventarono poi importanti negli anni '50 e '60, esse furono essenzialmente di due tipi:


"Migrazione di gentiluomini" ovvero lo spostamento di giovani rampolli dalle campagne alle città per motivi di studi.
Trasferimento nelle città industriali dell'area Nord-ovest di giovani maschi, sposati o in procinto, con basso titolo di studio, prevalentemente dal Sud e dal Triveneto. Le donne, invece, emigrarono secondo il modello "catena di richiamo" ovvero partono prima gli uomini e successivamente c'è il ricongiungimento familiare.

A partire dal 1995 l'istituto SVIMEZ (Istituto Sviluppo Mezzogiorno) inizia ad osservare una certa ripresa dell'emigrazione interna. L'origine dei flussi continua ad essere dalle regioni del Mezzogiorno ma la destinazione prevalente è diretta, adesso, verso il Nord-est e parte del Centro. Le regioni più attive sono la Lombardia orientale, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria.

Tuttavia la figura dell'emigrante contemporaneo è in generale molto diversa dal suo omologo della generazione precedente. Infatti solo alcuni emigrano insieme alla famiglia, la maggior parte lo fa individualmente, si sottopone a lunghi spostamenti pendolari e condivide con altri, nella stessa condizione, un alloggio, spesso sovraffollato. Sull'asse dell'emigrazione sud-nord, bisogna segnalare i laureati che non trovando lavoro nelle vicinanze di casa, si spostano nelle regioni del nord, dove la richiesta di "cervelli" (insegnanti, medici, avvocati, ecc.) è costante, con una domanda spesso superiore all'offerta, in particolare per quel che concerne la scuola. Un altro filone è rappresentato da giovani arruolati nelle forze dell'ordine (Guardia di finanza, Carabinieri, Polizia) che prestano servizio nelle caserme del nord.




 
 

Oriundi italiani

 

Principali comunità di oriundi italiani nel mondo
Brasile Brasile 27,2 milioni (circa 13% pop. totale) italo-brasiliani
Argentina Argentina 19,7 milioni (circa 47% pop. totale) italo-argentini
Stati Uniti Stati Uniti 17.250.000 (circa 6% pop. totale) italoamericani
Francia Francia 4 milioni (circa 6% pop. totale) italo-francesi
Canada Canada 1.445.335 (circa 4% pop. totale) italo-canadesi
Perù Perù 1.400.000 (circa 3% pop. totale) italo-peruviani
Uruguay Uruguay 1,2 milioni (circa 35% pop. totale) italo-uruguaiani
Venezuela Venezuela 1.000.000 (circa 3% pop. totale) Italo-venezuelani
Australia Australia 916.000 (circa 4% pop. totale) italo-australiani
Messico Messico 850.000 ( <1% pop. totale) italo-messicani
Germania Germania 700.000 (< 1% pop. totale) italo-tedeschi
Svizzera Svizzera 527.817 (circa 7% pop. totale) italo-svizzeri
Regno Unito Regno Unito 500.000 (< 1% pop. totale) italo-britannici
Belgio Belgio 290.000 (circa 2,6% pop. totale) italo-belgi
Cile Cile 150.000 (< 1% pop. totale) Italo-cileni
Paraguay Paraguay 100.000 (circa 1,4% pop. totale) Italo-paraguaiani