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Nome ufficiale:      Bundesrepublik Deutschland
Lingue ufficiali:    tedesco
Capitale:            Berlin
Forma di governo:    Repubblica federale parlamentare
Presidente:          Joachim Gauck
Cancelliere:         Angela Merkel (CDU)
Indipendenza:        24 maggio 1949
Ingresso nell'ONU:   18 settembre 1973
Ingresso nell'UE:    25 marzo 1957
Superficie:          357.030[2] km²
Popolazione:         82.531.671 ab.
Nome abitanti:       Tedeschi
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La Germania, la storia in breve

 

 

La Germania ha fatto parte per circa novecento anni ‒ dal 10° al 19° secolo ‒ del Sacro Romano Impero, in un quadro di profonda frammentazione. Nel 1871 ha raggiunto l'unità politica grazie a un grande statista conservatore, Ottone di Bismarck. Dopo la Prima guerra mondiale, da cui è uscita sconfitta, la Germania è divenuta un paese instabile in cui si è affermata nel 1933 la dittatura totalitaria nazista, responsabile della Seconda guerra mondiale. Nella seconda metà del Novecento, nel contesto della guerra fredda e dello scontro USA-URSS, la Germania ha nuovamente perduto la propria unità con la nascita nel 1949 della Repubblica Federale e della Repubblica Democratica. Le due Germanie, tuttavia, si sono riunificate nel 1990

 



Dalle origini alla dissoluzione dell'Impero carolingio

Abitato sin dalla preistoria, il territorio dell'attuale Germania fu in gran parte popolato dai Celti nel 1° millennio a.C. Tra il 4° e il 2° secolo a.C. fu occupato da tribù germaniche stanziate in origine nell'Europa settentrionale e orientale (germaniche, popolazioni). Tali popolazioni, già da tempo divise in molteplici gruppi, entrarono in contrasto con i Romani e, dopo averne arrestato l'espansione all'inizio dell'era cristiana, iniziarono a infiltrarsi nei territori dell'Impero Romano a partire dal 2° secolo, per poi espandersi in tutta Europa nel 5° secolo d.C. Questo massiccio spostamento di popolazioni ‒ comunemente definito con l'espressione invasioni barbariche ‒ portò alla dissoluzione dell'Impero Romano d'Occidente (476) e alla formazione di una serie assai ampia di regni romano-barbarici in Francia e nella Penisola Iberica (Franchi, Burgundi, Visigoti), in Italia (Ostrogoti), nella Gran Bretagna (Angli e Sassoni) e nell'Africa settentrionale (Vandali).

Le popolazioni rimaste in Germania ‒ gli Alamanni, parte dei Sassoni, i Bavari, i Turingi ‒ furono sottomesse e poi cristianizzate dai Franchi tra il 5° e il 9° secolo, e quindi integrate nell'Impero carolingio da Carlomagno a partire dall'800. Con la dissoluzione dell'Impero, sancita nell'843 dal Trattato di Verdun, la Germania, attribuita a Ludovico il Germanico, iniziò ad assumere una più precisa identità, che doveva però consolidarsi nel corso di un plurisecolare processo storico.

 



I Sassoni e gli Asburgo

Dopo Verdun, per circa un secolo la storia della Germania fu segnata da processi di frammentazione dell'autorità centrale, dalla crescita del potere dei ceti feudali e da nuove invasioni di popoli provenienti dall'Europa orientale e settentrionale. Una svolta importante si ebbe con l'ascesa al trono di Ottone I di Sassonia nel 936. Egli, infatti, dopo aver esteso il suo dominio in Italia (951) e sconfitto gli Ungari (955), ottenne dal papa la dignità imperiale (962) e diede vita al Sacro Romano Impero, la cui vicenda rimase strettamente intrecciata a quelle dei territori tedeschi sino al principio del 19° secolo.

La nascita di questa nuova compagine politica accelerò in Germania i processi di indebolimento del potere centrale: i successori sassoni di Ottone I furono infatti sempre più assorbiti dalla politica italiana e imperiale e lasciarono crescere nel paese l'autorità della grande feudalità e dei principati territoriali. Questa situazione si protrasse con i sovrani della dinastia di Franconia (1024-1125), che con Enrico IV (1056-1106) ed Enrico V (1106-25) dovettero anche affrontare la crisi prodotta dalla lotta per le investiture con il papato. Tale indebolimento del potere centrale continuò a riprodursi sotto la dinastia degli Hohenstaufen (1125-1254) ‒ tra i quali ebbero un ruolo di grande rilievo Federico I Barbarossa (1152-90) e Federico II (1212-50) ‒ e conobbe una relativa inversione di tendenza con Rodolfo d'Asburgo (1273-91). Da allora, infatti, per circa due secoli la Germania sostituì l'Italia come vero punto di equilibrio della politica imperiale: dapprima con Adolfo di Nassau (1291-96) e Alberto I d'Austria (1296-1308), poi nel lungo periodo di dominio della dinastia di Lussemburgo (1308-1437) ‒ durante il quale furono fissati con la Bolla d'Oro (1356) i meccanismi dell'elezione imperiale ‒ e infine all'epoca di Alberto II d'Austria (1438-39) e di Federico III (1440-93), con i quali gli Asburgo si appropriarono definitivamente ‒ fino al 1806 ‒ della corona imperiale.

 



L'età della Riforma

Nella prima metà del 16° secolo la storia della Germania fu segnata da due eventi cruciali. Il primo fu nel 1517 la rottura dell'unità del mondo cristiano occidentale prodotta dalla predicazione di Lutero e dalla Riforma protestante. Il secondo fu nel 1519 l'elezione a imperatore di Carlo V, il quale, grazie alla politica matrimoniale del nonno Massimiliano I (1493-1519), riuscì a concentrare nelle proprie mani non soltanto i domini asburgici e la corona imperiale, ma anche la Borgogna e soprattutto il trono di Spagna (già dal 1516), che proprio in quegli anni aveva iniziato a costruire un immenso impero coloniale nelle Americhe.

Alla testa di così vasto dominio, Carlo V perseguì un ambizioso disegno imperiale, scontrandosi con la Francia nelle guerre d'Italia, che si conclusero nel 1559 con la Pace di Cateau-Cambrésis e la vittoria degli Spagnoli. Egli stesso, tuttavia, comprese infine che quel disegno era anacronistico e nel 1556 separò la corona spagnola (che affidò al figlio Filippo II) da quella imperiale (che andò al fratello Ferdinando I). In tal modo, l'Impero tornò a coincidere sostanzialmente con i confini del mondo tedesco. Esso, tuttavia, era stato nel frattempo profondamente riplasmato dagli effetti della Riforma e dei molteplici conflitti che opposero all'imperatore cattolico i principi convertiti al luteranesimo.

La Pace di Augusta del 1555, che pose fine a questi conflitti con una soluzione di compromesso, sancì la frammentazione sia religiosa sia politica del mondo tedesco. Nella seconda metà del 16° secolo gli equilibri tra protestanti e cattolici entrarono nuovamente in crisi, soprattutto per opera dell'imperatore Rodolfo II (1576-1612), che avviò un progetto di restaurazione cattolica ispirato ai principi della Controriforma, progetto perseguito poi dai suoi successori. Ne scaturì un conflitto di enormi proporzioni, che dall'Impero si estese a tutta l'Europa: la guerra dei Trent'anni (1618-48). I suoi esiti, sanciti dalla Pace di Vestfalia del 1648, sanzionarono anche a livello internazionale la frammentazione politica del mondo tedesco, destinata a protrarsi ancora per oltre due secoli.

 

                Carlo V

 

 


 



L'emergere della potenza prussiana

 

Tra il 1648, quando ebbe termine la guerra dei Trent'anni, e il 1871, quando si realizzò l'unificazione politica della Germania, la storia tedesca andò incontro a profonde trasformazioni, che ebbero un momento cruciale di svolta durante la Rivoluzione francese e l'impero di Napoleone, tra il 1789 e il 1815. Nella prima fase di questo periodo il Sacro Romano Impero divenne sempre più una struttura anacronistica dotata di prerogative soltanto formali. Negli stessi anni, attraverso una vicenda interna e internazionale assai complessa in cui giocò un ruolo importante l'esperienza del dispotismo illuminato (assolutismo), si produsse un significativo mutamento nei rapporti di forza all'interno del mondo tedesco. Da un lato, infatti, gli Asburgo riuscirono a rinsaldare il proprio potere nei loro domini diretti (in primo luogo l'Austria) e a spostare con successo l'asse dei propri interessi verso l'area danubiana. Dall'altro lato cominciò a emergere la potenza della Prussia, che raggiunse il suo punto più alto con Federico II il Grande (1740-86), della dinastia degli Hohenzollern.

La Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche ebbero conseguenze sconvolgenti nel mondo tedesco. Esse, infatti, portarono nel 1806 alla dissoluzione del Sacro Romano Impero, facendo altresì sorgere un forte sentimento nazionale tedesco.

 

 




L'unificazione della Germania

Dopo il Congresso di Vienna (1814-15) gli equilibri del mondo tedesco continuarono a essere dominati ancora per diversi decenni dall'Austria e dalla Prussia, le quali costituirono le due potenze dominanti della Confederazione germanica, che prese di fatto il posto del Sacro Romano Impero. Nel percorso che doveva portare all'unificazione, la rivoluzione in Germania del 1848-49, che pure fallì, rappresentò uno snodo molto importante. Fu però la politica di potenza della Prussia di Guglielmo I (1861-88) e del suo cancelliere Ottone di Bismarck a realizzare 'dall'alto' l'unità della Germania. Essa fu il frutto di due guerre vittoriose che mostrarono la netta superiorità militare della Prussia in Europa: la guerra austro-prussiana del 1866 e la guerra franco-prussiana del 1870-71. Fu all'indomani di questi conflitti che nacque, il 18 gennaio 1871, la Germania unita e il cosiddetto Zweites Reich (Secondo impero, dopo quello Sacro Romano).

 



La politica di Bismarck

 


Bismarck rimase alla guida della Germania come cancelliere dal 1871 sino al 1890. Nonostante l'introduzione del suffragio universale maschile per l'elezione del parlamento, lo Stato bismarckiano fu uno Stato autoritario, dominato da forze sociali conservatrici quali gli Junker (la grande aristocrazia fondiaria delle province orientali). Entro questa cornice la Germania conobbe uno straordinario processo di modernizzazione economica (fortemente sostenuto dallo Stato), diventando nel giro di pochi decenni la prima potenza industriale europea e, in alcuni settori, mondiale.
Sul piano della politica estera, Bismarck fu attento a ricercare il compromesso e l'equilibrio con le grandi potenze europee. Ben diverso fu, dopo la sua uscita di scena, l'atteggiamento dell'imperatore Guglielmo II (1888-1918), che prese a governare in maniera accentuatamente personale il paese. Spinto dalle pressioni crescenti dei circoli imperialistici della grande industria e dell'esercito, frustrati dalla sproporzione tra l'enorme potenza economica della Germania e la sua modesta posizione internazionale e coloniale, egli assunse atteggiamenti aggressivi nei confronti soprattutto della Francia e della Gran Bretagna, consolidando l'alleanza strategica con l'Austria-Ungheria e con l'Italia. Il risultato di questa politica fu la Prima guerra mondiale (1914-18), da cui la Germania uscì sconfitta e umiliata, in un quadro di profonde tensioni sociali e politiche particolarmente fertili per il sorgere di movimenti estremistici di destra e di sinistra. La guerra segnò la fine del Secondo Reich e portò alla creazione di una repubblica presidenziale.

 

 

Hitler al potere

La repubblica di Weimar ‒ così chiamata dal luogo in cui venne promulgata la Costituzione ‒ ebbe una storia travagliata che si concluse, dopo i tremendi effetti della crisi mondiale del 1929, con l'ascesa al potere di Hitler e del partito nazionalsocialista nel 1933. Ebbe inizio allora la vicenda del Terzo Reich. Rifacendosi in parte al modello del fascismo italiano, Hitler accentrò nelle sue mani tutti i poteri, sciolse i partiti e i sindacati, imbavagliò la stampa e costruì un sistema totalitario di potere fondato sul razzismo e l'antisemitismo, sul terrore e la propaganda di regime. Alleata con l'Italia fascista e il Giappone imperiale, la Germania nazista scatenò quindi la Seconda guerra mondiale (1939-45), durante la quale si consumò l'Olocausto (Shoah), lo sterminio di circa sei milioni di Ebrei. Invasa dalle potenze alleate ‒ in primo luogo la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica ‒, la Germania nazista concluse la sua breve ma drammatica parabola con il suicidio di Hitler, il 30 aprile 1945.

 


Dal 1945 ai giorni nostri

Sottoposta a un regime di occupazione da parte delle potenze vincitrici, nel nuovo clima che si venne a instaurare con la contrapposizione USA-URSS e l'inizio della guerra fredda la Germania cessò di esistere come Stato unitario nel 1949, quando sorsero, rispettivamente nella parte occidentale e in quella orientale del paese, la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca. La prima, presto divenuta una potenza economica, fu pienamente integrata nel mondo occidentale sotto la leadership degli Stati Uniti; la seconda, assimilata al blocco dei paesi comunisti, ebbe un governo autoritario posto sotto lo stretto e rigido controllo dell'Unione Sovietica. Rimaste per lungo tempo specchi delle profonde tensioni tra USA e URSS e dei loro differenti modelli di sviluppo, le due Germanie, dopo l'abbattimento del muro di Berlino (1989), si sono riunificate nel 1990, nel quadro della crisi e poi della dissoluzione dei regimi comunisti dell'Europa centro-orientale. Da allora la Germania ‒ governata dai cristiano-democratici e dai cristiano-sociali e poi, dal 1998, dai socialdemocratici ‒ ha dovuto affrontare le gravi difficoltà economiche e sociali del processo di unificazione, diventando peraltro una delle potenze trainanti dell'Unione europea. Con oltre 80,2 milioni di abitanti secondo il censimento del 2011, la Germania è il Paese più popoloso dell'Unione europea ed il secondo Paese più popoloso dell'Europa dopo la Russia. Tuttavia, il suo tasso di feco ndità di 1,41 figli per donna (2011) è uno dei più bassi del mondo.

La Germania possiede un gran numero di grandi città; le più popolose sono Berlino, Amburgo, Monaco, Colonia e Francoforte. Il maggior agglomerato urbano è la zona della Reno-Ruhr, che comprende la città di Düsseldorf (la capitale della Renania Settentrionale-Vestfalia), Colonia, Essen, Dortmund, Duisburg e Bochum.

Al 2011, il 92,3% della popolazione è di nazionalità tedesca mentre i cittadini stranieri residenti sono 6 milioni (7.7% della popolazione).[28] Per quanto riguarda la matrice etnica, al 2010 il 20% della popolazione (16 milioni di persone)[31] è di parziale o totale ascendenza straniera (questo dato include i rimpatriati di etnia tedesca [Deutschstämmige] che prima della seconda guerra mondiale inabitavano territori al di fuori dei confini dello Stato tedesco [gli Aussiedler e Spätaussiedler], soprattutto in Europa orientale). Il 96% di questa fetta della popolazione vive negli Stati della ex-Germania Ovest o nella città-stato di Berlino.[32]

Le comunità straniere più numerose al 2010 sono quella turca (3,2 milioni di abitanti), quella di provenienti da altri Paesi dell'Europa occidentale e della ex-Jugoslavia (2,8 milioni), quella polacca (1,6 milioni), quella asiatica (1,6 milioni) e quella russa (1,3 milioni); seguono altre comunità straniere, come quella italiana.

Lo United Nations Population Fund rileva come la Germania ospiti il terzo più alto numero di migranti internazionali fra tutti i Paesi del mondo, circa il 5% (10 milioni di abitanti) dei 191 milioni di migranti, che corrisponde a circa il 12% della popolazione della Germania.[35]

Come conseguenza alle restrizioni poste in Germania alle disposizioni in materia di asilo e immigrazione, il numero di immigrati è in calo costante dal 2000.[36] La maggior parte degli immigrati non-tedeschi risiede nelle grandi metropoli, mentre nelle aree rurali, nelle piccole città, e negli Stati della ex-Germania Est l'immigrazione è un fenomeno pressoché inesistente.

La Germania, ufficialmente Repubblica Federale di Germania (in tedesco: Bundesrepublik Deutschland; nel linguaggio comune più semplicemente Deutschland è uno Stato membro dell'Unione europea situato nell'Europa centro-occidentale.

Confina a nord con la Danimarca ed è bagnata dal mare del Nord e dal mar Baltico, ad est confina con la Polonia e la Repubblica Ceca, a sud con Austria e Svizzera, e ad ovest con Francia, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi. Il territorio della Germania copre una superficie di 357.023 km² ed è caratterizzato da un clima atlantico. Con oltre 83.395.456 abitanti, è il più popolato tra gli stati membri dell'Unione europea, e per destinazione dell'immigrazione internazionale è il secondo paese al mondo, preceduta solo da USA.

La regione denominata oggi Germania fu abitata da diversi popoli germanici, conosciuti e documentati già dal 100 a.C. A partire dal X secolo questi territori tedeschi costituirono la parte centrale del Sacro Romano Impero che si protrasse sotto varie forme fino al 1806. Nel corso del XVI secolo, il nord della Germania divenne il centro della Riforma protestante. Come moderno stato nazionale, il Paese venne unificato nel 1871 dopo la Guerra franco-prussiana. Nel 1949, dopo la seconda guerra mondiale, la Germania venne divisa in due stati separati – Repubblica Federale di Germania (Germania Occidentale) e Repubblica Democratica Tedesca (DDR - Germania Orientale) - lungo le linee di occupazione alleate. I due Stati si riunificarono solo nel 1990. La Germania Occidentale fu un membro fondatore della Comunità economica europea (CEE) nel 1957 (che divenne Unione europea nel 1993). Partecipa dal 1995 agli accordi di Schengen e ha adottato la moneta unica europea, l'euro, nel 2002 in sostituzione del marco tedesco.

La Germania è una repubblica federale parlamentare di sedici stati (Länder). Capitale e maggiore città per numero di abitanti è Berlino. La Germania è altresì un membro dell'ONU, della NATO, dell'Unione Europea, del G8, del G7, del G4 e firmatario del protocollo di Kyoto. La Germania è la quarta potenza economica mondiale dopo Stati Uniti, Cina e Giappone; è la quarta più grande economia in termini di PIL nominale e la quinta in termini di parità di potere d'acquisto. È il secondo più grande paese esportatore dopo la Cina e il secondo importatore di merci. In termini assoluti, la Germania assegna il secondo più grande bilancio annuale in aiuti allo sviluppo internazionale[9] mentre le sue spese militari la classificano come sesta.[10] Il Paese ha sviluppato un elevato standard di vita e detiene una posizione chiave negli affari europei oltre ad una moltitudine di strette partnership a livello globale.[11] La Germania è riconosciuta come Leader in vari settori scientifici e tecnologici.

 

 

   Angela Dorothea Merkel

nata Angela Dorothea Kasner (Amburgo, 17 luglio 1954) è una politica tedesca, dal 22 novembre 2005 ricopre la carica di Cancelliera della Germania.

Eletta al Parlamento tedesco nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore, è Presidente dell'Unione Cristiano-Democratica (CDU) dal 9 aprile 2000 e Presidente del gruppo parlamentare CDU-CSU dal 2002 al 2005. Nominata per la prima volta Cancelliera a seguito delle elezioni federali del 2005, ha guidato una grande coalizione con il partito consociato, l'Unione Cristiano-Sociale (CSU), e con il Partito Socialdemocratico (SPD) sino al termine della legislatura (2009).
Nel 2007, Merkel è stata anche Presidente del Consiglio europeo e Presidente del G8. Ha giocato un ruolo fondamentale nei negoziati per il Trattato di Lisbona e nella Dichiarazione di Berlino del 2007. In politica interna, i principali problemi affrontati sono stati la riforma del sistema sanitario e lo sviluppo energetico futuro.


Angela Merkel è la prima donna a ricoprire la carica di Cancelliera della Germania e la seconda a presiedere il G8, dopo Margaret Thatcher. È considerata da Forbes Magazine «la donna più potente al mondo».
Nel 2008 Angela Merkel ha ricevuto il Premio Carlo Magno «per la sua opera di riforma dell'Unione europea»: il riconoscimento le è stato consegnato da Nicolas Sarkozy.

 

                   Angela Merkel

Nelle elezioni federali del 2009, che hanno visto prevalere l'alleanza CDU/CSU e FDP, Merkel ha formato un nuovo governo con una maggioranza nero-gialla (dai colori dei partiti che la sostengono). Il Governo Merkel II è rimasto in carica dal 28 ottobre 2009 al 17 dicembre 2013, giorno in cui ha giurato il Governo Merkel III.

Angela Dorothea Kasner nacque ad Amburgo, figlia di Horst Kasner (nato il 6 agosto 1926 a Berlino-Pankow e morto il 2 settembre 2011), pastore luterano, e della moglie Herlind Jentzsch (nata a Danzica l'8 luglio 1928), insegnante di inglese e latino. Il padre durante gli anni del liceo fu un membro della gioventù hitleriana. La madre è membro del Partito Socialdemocratico. I nonni materni vivevano a Elbing, in Prussia Orientale (ora Elbląg nel voivodato della Varmia-Masuria in Polonia); uno di essi aveva origini polacche. Angela ha un fratello, Marcus (nato il 7 luglio 1957) e una sorella, Irene (nata il 19 agosto 1964).
Angela Merkel nel 1990 assieme a Lothar de Maizière

Il padre di Angela studiò teologia a Heidelberg e, in seguito, ad Amburgo. Nel 1954 il padre divenne pastore della chiesa di Quitzow, presso Perleberg, nel Brandeburgo, e la famiglia si trasferì a Templin. Pertanto, Angela crebbe in campagna, a 80 km a nord di Berlino, nella Repubblica Democratica Tedesca socialista. Winifred Engelhardt, ex membro anziano dell'Unione Cristiano Democratica asserisce in un libro[1] che la capacità della famiglia di viaggiare tranquillamente dalla Germania Est alla Germania Ovest, come anche il loro possesso di due automobili, porta alla conclusione che il padre di Merkel avesse relazioni con il regime comunista, in quanto tali libertà per un pastore cristiano e la sua famiglia sarebbero state impossibili nella RDT.[2]

In questi anni si sposò con il suo primo marito, dal quale adottò il cognome Merkel. Come molti giovani, Angela Merkel fu membro del movimento giovanile socialista Libera Gioventù Tedesca. In seguito, divenne membro dell'amministrazione del distretto e segretario dell'"Agitprop" (agitazione e propaganda) presso l'Accademia delle Scienze di tale organizzazione. Tuttavia, non prese parte alla cerimonia di passaggio alla maggiore età, comune nella Germania dell'Est, ma si sottopose invece al rito della Cresima.

Angela Merkel compì gli studi a Templin e all'Università di Lipsia, dove studiò fisica dal 1973 al 1978. Operò e studiò in seguito all'Istituto Centrale per la Chimica fisica dell'Accademia delle Scienze a Berlino-Adlershof dal 1978 al 1990. Angela Merkel parla correttamente il russo. Dopo aver conseguito il dottorato (Dr. rer. nat.), con una tesi dottorale sulla chimica quantistica, continuò a operare nella ricerca.

Nel 1989, Angela Merkel fu coinvolta nel nascente movimento democratico «Il popolo siamo noi» a seguito della caduta del Muro di Berlino, aderendo poi al nuovo partito Risveglio Democratico. Dopo le elezioni libere del 18 marzo 1990, divenne portavoce dell'ultimo governo della Repubblica Democratica Tedesca guidato da Lothar de Maizière.


DDR
Divisione e riunificazione (1945-1990)

 
La Germania divisa, in blu la Repubblica Federale Tedesca, in rosso la Repubblica Democratica Tedesca, in giallo Berlino.
La guerra causò la morte di quasi dieci milioni di soldati e civili tedeschi, grandi perdite territoriali, l'espulsione di circa 15 milioni di tedeschi dagli ex territori orientali e dagli altri paesi e la distruzione delle più grandi città. Il territorio rimasto venne spartito tra gli alleati in quattro zone di occupazione militare; il territorio di Berlino in quattro settori. Le perdite territoriali in favore di Polonia e URSS riguardarono regioni storiche della Germania, come la Pomerania Occidentale con la città di Stettino, una porzione del Brandeburgo, corrispondente oggi al Voivodato di Lubusz in Polonia; e quasi tutta la Slesia con città importanti come Breslavia. Diversa fu la sorte della regione storica dell'ex-Prussia Orientale, che venne sparita tra Polonia e URSS: la parte meridionale con la regione della Masuria andò alla Polonia, mentre la parte restante fu ceduta all'URSS, con la città di Königsberg, oggi Kaliningrad, nella Oblast' omonima in Russia. Le zone occidentali, controllate da Francia, Regno Unito e Stati Uniti vennero unite il 23 maggio 1949, dando vita alla Repubblica Federale di Germania (Bundesrepublik Deutschland); il 7 ottobre 1949, la zona d'occupazione sovietica divenne la Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republik o DDR). Informalmente questi due stati divennero noti come Germania Ovest e Germania Orientale, e le due parti di Berlino come Berlino Ovest e Berlino Est. La parte orientale aveva come capitale Berlino Est, mentre la Germania Ovest scelse Bonn come capitale provvisoria.

La Germania Ovest divenne un'economia di mercato con una stretta alleanza con Stati Uniti e paesi dell'Europa occidentale, e godette di una prolungata crescita economica iniziata nei primi anni cinquanta (Wirtschaftswunder). La Germania Ovest aderì alla NATO nel 1955 e fu membro fondatore della Comunità economica europea nel 1958.
La caduta del Muro di Berlino nel 1989, e dietro la Porta di Brandeburgo.
Germania Est rientrò nel blocco orientale sotto il controllo politico e militare dell'URSS, e facente parte del trattato di Varsavia. Nonostante si fregiasse del termine di democrazia, il potere politico fu in mano esclusivamente dei principali membri (Politburo) del partito comunista (SED - Partito socialista della Germania). Il loro potere era assicurato dalla Stasi, un servizio segreto di immense dimensioni, e una serie di suborganizzazioni in grado di controllare ogni aspetto della società. A loro volta le esigenze fondamentali della popolazione erano soddisfatte a basso costo da parte dello Stato. La DDR divenne membro del Comecon. Mentre la propaganda si basava sui vantaggi dei programmi sociali della DDR e la presunta costante possibilità di un'invasione, molti dei suoi cittadini guardavano verso l'Occidente per le libertà politiche e la prosperità economica.[24] Il muro di Berlino, costruito nel 1961 per fermare la fuga dei tedeschi dell'est verso la Germania Ovest, divenne un simbolo della Guerra Fredda.

Le tensioni tra Germania Est e Germania Ovest erano già state ridotte negli anni settanta dal cancelliere occidentale Willy Brandt e dalla sua intelligente Ostpolitik. Poi, alla fine degli anni ottanta, in una situazione di una crescente migrazione dei tedeschi dell'Est verso la Germania Ovest attraverso l'Ungheria e di manifestazioni di massa durante l'estate del 1989, le autorità della Germania Est indebolirono inaspettatamente le restrizioni di confine nel novembre 1989, consentendo ai propri cittadini di viaggiare verso l'Occidente.

Tra le conseguenze della riunificazione e dell'impoverimento dell'Est vanno ricordati i moti neonazisti, in particolare a Rostock e Solingen. Berlino capitale (1990-oggi)

L'apertura delle frontiere portò ad un'accelerazione del processo di riforma nella Germania Est, e poi al crollo del regime comunista, che si concluse con la riunificazione tedesca del 3 ottobre 1990, quando i territori della Germania Est vennero annessi come nuovi Stati della Repubblica Federale. Berlino venne scelta per essere la capitale dello Stato unificato, mentre Bonn conservò alcuni ministeri federali.[26] La delocalizzazione del governo fu completata nel 1999.

Dopo la riunificazione, la Germania assunse un ruolo attivo nell'Unione Europea e nella NATO. La Germania inviò una forza di pace per garantire la stabilità nei Balcani e truppe in Afghanistan come parte dello sforzo della NATO per assicurare la sicurezza in questo paese.

 Il Muro di Berlino era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania Est (Repubblica democratica tedesca,filorussa) per impedire la libera circolazione delle persone tra Berlino Ovest (Repubblica Federale Tedesca,filoamericana) e il territorio della Germania Est. È stato considerato il simbolo della cortina di ferro, linea di confine europea tra la zona d'influenza statunitense e quella sovietica durante la guerra fredda.

 

                 Willy Brandt

Il muro divise in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale decretò l'apertura delle frontiere con la repubblica federale. Già l'Ungheria aveva aperto le proprie frontiere con l'Austria il 23 agosto 1989, dando così la possibilità di espatriare in occidente ai tedeschi dall'Est che in quel momento si trovavano in vacanza in altri paesi dell'Europa orientale.

Tra Berlino Ovest e Berlino Est la frontiera era fortificata da due muri paralleli di cemento armato, separati da una cosiddetta "striscia della morte" larga alcune decine di metri. Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. Alcuni studiosi sostengono che furono più di 200 le persone uccise mentre cercavano di raggiungere Berlino Ovest o catturate ed in seguito assassinate.

Il 9 novembre 1989, dopo diverse settimane di disordini pubblici, il Governo della Germania Est annunciò che le visite in Germania e Berlino Ovest sarebbero state permesse; dopo questo annuncio molti cittadini dell'Est si arrampicarono sul muro e lo superarono, per raggiungere gli abitanti della Germania Ovest dall'altro lato in un'atmosfera festosa. Durante le settimane successive piccole parti del muro furono demolite e portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir; in seguito fu usato dell'equipaggiamento industriale per abbattere quasi tutto quello che era rimasto. Ancora oggi c'è un grande commercio dei piccoli frammenti.

La caduta del muro di Berlino aprì la strada per la riunificazione tedesca che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990.

 

 


Adolf Hitler

Adolf Hitler (Braunau am Inn, 20 aprile 1889 – Berlino, 30 aprile 1945) è stato un politico austriaco naturalizzato tedesco, Cancelliere del Reich dal 1933 e dittatore, col titolo di Führer, della Germania dal 1934 al 1945. Fu il capo del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi, nonché il principale ideatore del nazionalsocialismo.

Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar. Sfruttando la sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie e dei disoccupati, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo, e dopo alterne vicende (fallito Putsch nel 1923 e conseguenti otto mesi di

carcerazione, durante i quali iniziò la stesura del Mein Kampf) arrivò alla Cancelleria, nel gennaio del 1933.  Nel 1934, dopo la morte del presidente Paul von Hindenburg, si attribuì per legge il titolo di Führer e Cancelliere del Reich, accentrando nelle sue mani i poteri dello Stato e instaurando un regime dittatoriale. Grazie a un possente ed efficace programma di ristrutturazione economica e riarmo militare, Hitler perseguì una politica estera estremamente aggressiva, volta principalmente a espandere il Lebensraum (spazio vitale) tedesco a spese delle popolazioni dell'Europa orientale. In un susseguirsi di atti di sfida alla comunità internazionale, giunse a invadere la Polonia il 1º settembre del 1939, provocando lo scoppio della seconda guerra mondiale. Sconfitto dagli eserciti Alleati, con le truppe sovietiche ormai entrate nella capitale tedesca, si suicidò nel suo bunker di Berlino il 30 aprile 1945 insieme alla compagna Eva Braun, che aveva sposato il giorno prima.
Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu propugnatore di un'ideologia nazionalista e razzista, e di una politica di discriminazione e sterminio che colpì vari gruppi etnici, politici e sociali: etnie romanì, popolazioni slave aderenti al panslavismo, testimoni di Geova, omosessuali, prigionieri di guerra, comunisti, oppositori politici, disabili fisici e mentali, e in particolar modo gli ebrei. Segregati sin dal 1933 dalla vita sociale ed economica del Paese, gli ebrei e le altre minoranze furono oggetto dal 1941 di un piano d'internamento ed eliminazione totale noto con il nome di soluzione finale, al quale ci si è riferiti sin dall'immediato dopoguerra con il termine di Shoah od Olocausto[1]. La parola genocidio fu coniata dall'ebreo polacco Raphael Lemkin in un'opera del 1944 sulle politiche di sterminio naziste.
Il cognome "Hitler", anche nella forma "Hiedler", "Hüttler", o "Huettler" deriverebbe da Hütte "capanna", oppure da hüten "guardia, pastore";[3] in alternativa potrebbe non avere una origine germanica ma slava, assai probabilmente ceca, dal cognome "Hidlar" e "Hidlarček".[3] Il cognome della nonna paterna di Hitler, Maria Anna "Schicklgruber" ("tagliatore di siepi"), è stato ipotizzato di origine ebraica,[4] sebbene gli storici abbiano smentito tale pretesa Nondimeno, nell'Europa orientale, soprattutto in Polonia, in Ucraina ed in Lituania esistevano effettivamente famiglie ebree che possedevano cognome "Hiedler" e "Hüttler" sebbene non vi sia traccia storicamente accertata di una loro possibile emigrazione in Austria, o - se questa davvero sia avvenuta - di un loro possibile legame di parentela con la famiglia del futuro dittatore

Durante gli anni della Repubblica di Weimar erano parecchie le voci in circolazione sul presunto lignaggio ebraico di Hitler, molte di queste propugnate ad arte da Josef Greiner, uno scrittore austriaco ostile ad Hitler, che - tuttavia - affermava di conoscere bene la di lui famiglia[8]. Costui fece notare più volte che il cognome "Hitler" era un costrutto, come tipicamente erano (e sono) i cognomi ebraici nel mondo germanico: il cognome "Hitler" deriverebbe dal sostantivo "Hut", ovvero "cappello", ma anche "guardia", ed, in effetti, il padre di Hitler lavorava come guardia del dazio[9]. Addirittura, il 14 ottobre 1933 apparve un articolo sul quotidiano londinese "Daily Mirror", corredato da un'esplicita fotografia che mostrava l'immagine d'una lapide funeraria in un cimitero ebraico di Bucarest, in Romania, recante l'epitaffio d'un certo "Adolf Hitler", probabilmente un nonno del futuro dittatore[9]. Nella regione natale di Hitler, la Bassa Austria, non sono poi così rari i cognomi "Hitler", "Hiedler", "Huttler" e le altre sue varianti. Né sono rari i cognomi dei parenti del dittatore, sia i "Pőltzl" che gli "Schicklgruber"
Adolf Hitler nacque alle 18.30 circa[10] di Sabato 20 aprile 1889 a Braunau am Inn, nella "Gasthof Zum Pommern" (in italiano: "Locanda del Pomerano", ancora esistente), nella borgata numero 219, a non molta distanza dal luogo dove Napoleone aveva stabilito nel 1805 un suo quartier generale. La cittadina si trova vicino a Linz nella regione dell'Alta Austria, allora parte dell'Impero austro-ungarico[11]. Hitler fu subito battezzato col rito cattolico nella vicina chiesa. Il padre, Alois, che era al suo terzo matrimonio, era un impiegato alla dogana austriaca. I genitori di Adolf Hitler erano imparentati fra loro, poiché la madre, Klara, era seconda cugina di Alois, e aveva 23 anni in meno di lui.

La donna era quasi sempre triste e sottomessa dal marito, e istigava il senso di superiorità del terzogenito. I figli della coppia, in ordine cronologico, furono Gustav, Ida, Adolf, Edmund e Paula. Alla nascita del futuro dittatore, il padre aveva 51 anni e la madre 28. Hitler aveva due fratellastri, Alois e Angela, frutto del precedente matrimonio del padre con la cuoca d'albergo Franziska Matzelsberger. Alois, condannato più volte per furto e successivamente per bigamia ad Amburgo nel 1924, fu sempre ignorato da Hitler, anche dopo che aveva avviato a Berlino, in Wittenbergplatz, un florido locale frequentato dai gerarchi del regime. Per lo storico Konrad Heiden, Angela fu invece l'unica parente con cui Hitler conservò un legame affettuoso sino all'ultimo. Fu sua governante a Berchtesgaden dal 1928, fino a quando non si sposò con un professore di architettura di Dresda, nel 1936. Con la figlia di primo matrimonio della sorellastra, Angelika Raubal, egli intrattenne successivamente una profonda relazione.

Della prima infanzia del futuro dittatore tedesco non si conosce molto. Stanti le testimonianze di molti gerarchi nazisti, Hitler fu sempre molto legato al suo paese natale, tanto da farsi effigiare vicino alla chiesa di Braunau in un francobollo del 1938 commemorativo del suo compleanno e dell'annessione dell'Austria al Terzo Reich avvenuta il mese precedente ("Anschluss"). Nelle sue memorie, Albert Speer fa riferimento a confidenze fattegli da Hitler in persona circa la giustificazione del suo amore verso la Germania in virtù del fatto che, fino alla rettifica dei confini operata al Congresso di Vienna del 1814, Braunau apparteneva al Regno di Baviera, il che è storicamente comprovato.



Alois Hitler era figlio illegittimo di Johann Georg Hiedler (1792-1857), e per questo da giovane utilizzò il cognome della madre, Schicklgruber. Successivamente adottò legalmente il cognome del padre naturale (che però non lo riconobbe mai), trasformandolo da Hiedler (o Hüttler) in Hitler. Se effettivamente Alois era il figlio naturale di Johann Georg, era allora probabilmente parente della propria moglie Klara, la cui madre si chiamava Hüttler

Adolf non usò mai il cognome Schicklgruber. In seguito i suoi avversari politici fecero circolare delle voci secondo le quali Hitler era di origine ebrea: infatti, dopo che Maria Teresa d'Austria aveva dato la cittadinanza piena agli ebrei che si convertivano al cattolicesimo, essi erano soliti tradurre i propri cognomi ebraici in tedesco, e Schicklgruber era un cognome comune tra gli ebrei convertiti.
La madre di Hitler (Klara Pölzl)

Un contributo all'ipotesi concernente le origini ebraiche di Hitler proviene altresì da Hans Frank, avvocato di Hitler e governatore generale dei territori polacchi occupati. Nel corso del processo di Norimberga questi produsse un proprio scritto ove sosteneva che Hitler non sapesse con certezza chi fosse stato suo nonno.
Hitler neonato
Il padre di Hitler (Alois Hitler, nato Aloys Schicklgruber)

L'opinione di Frank era che Hitler sarebbe stato per un quarto ebreo poiché sua nonna Maria Anna Schicklgruber sarebbe rimasta incinta del padre di Adolf, mentre era al servizio a Graz presso la famiglia di un ricco commerciante ebreo, tale Frankenbergern, il quale avrebbe pagato delle somme a favore del proprio presunto figlio Alois. Tuttavia è stato dimostrato che nessuna famiglia ebrea (né tantomeno alcun ebreo di nome Frankenbergern) si trovasse a Graz in quel periodo, e non esiste alcuna prova dei presunti versamenti a favore di Alois. Non è vero che Adolf adottò il proprio cognome "Hitler" come nome d'arte quando dipingeva, in quanto Hitler era il suo cognome legittimo.
Hitler era un bambino intelligente ma umorale, e fu bocciato due volte agli esami per ottenere l'ammissione all'educazione superiore a Linz.[14] Era devoto alla sua indulgente madre e sviluppò un odio per suo padre, verosimilmente motivato dai crudeli maltrattamenti psicofisi. Le sue armate tedesche non riuscirono ad arrestare l'avanzata degli Alleati e, mentre i sovietici si aprivano la strada verso il centro di Berlino, Hitler si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945, insieme all'amante Eva Braun che aveva sposato il giorno prima. Aveva 56 anni. Come parte delle sue ultime volontà, ordinò che il suo corpo venisse portato all'esterno e bruciato. Nel suo testamento, scaricò tutti gli altri leader nazisti e nominò il Großadmiral Karl Dönitz come nuovo Presidente del Reich[65] e Joseph Goebbels come nuovo Cancelliere del Reich. Tuttavia quest'ultimo si suicidò il 1º maggio 1945 insieme alla moglie dopo aver ucciso i suoi sei figli. L'8 maggio 1945, la Germania si arrese. Il "Reich millenario" di Hitler era durato poco più di 12 anni.
 
I resti parzialmente carbonizzati di Hitler vennero trovati e identificati dai sovietici (attraverso le impronte delle arcate dentarie) e in seguito seppelliti a Magdeburgo nella Germania orientale. Pare che intorno all'aprile 1970, nella zona in cui i resti furono seppelliti, venne deciso di costruire una zona residenziale. I servizi segreti sovietici, quindi, riesumarono i resti di Hitler, di Eva Braun, di Joseph Goebbels e della sua famiglia, li cremarono e gettarono le ceneri nel fiume Elba.
Nonostante l'opposizione del Partito nazista nei confronti dell'omosessualità, e la persecuzione degli omosessuali messi in atto dai nazisti stessi, alcuni storici hanno ipotizzato che lo stesso Hitler fosse omosessuale o bisessuale. Alcuni hanno sostenuto che fosse asessuale, mentre altri respingono tali affermazioni e ritengono che fosse eterosessuale. Si crede che abbia avuto sei amanti donne, tre delle quali si suicidarono, mentre altre due tentarono il suicidio.
Nel 1929 incontrò Eva Braun, che sposò il 29 aprile 1945, un giorno prima del loro suicidio.

 

 


 

Gli italiani in Germania

 

 

 

Un italo-tedesco è un cittadino tedesco di origine italiana, oppure un cittadino italiano nato e residente in Germania. Secondo dati ufficiali dell'AIRE relativi al 2012, i cittadini italiani residenti in Germania risultavano 651.852[1], e costituiscono la più numerosa delle comunità italiane all'estero residenti in Europa, nonché la seconda comunità di stranieri in Germania, dopo i turchi. Non si ha invece una stima precisa dei cittadini oriundi italiani nel paese, ma in base all'andamento delle migrazioni italiane nei primi decenni del Novecento, gli oriundi non dovrebbero essere oltre le decine di migliai.

Le prime migrazioni degli italiani in Germania, si verificarono nel tardo Medioevo, con la presenza di ambulanti. Questi ambulanti, commercianti di seta e di frutta mediterranea, che venivano definiti dai tedeschi comaschi o mercanti di arance amare, aumentarono poi alla fine della Guerra dei trent'anni. A questi si aggiunsero anche artisti e maestranze varie, ma i flussi erano molto limitati.
Vi furono anche numerosi banchieri e commercianti italiani che si trasferirono in Germania durante il Rinascimento, assieme ad un piccolo gruppo di ingegneri ed architetti.

Le prime migrazioni degli italiani in Germania, si verificarono nel tardo Medioevo, con la presenza di ambulanti. Questi ambulanti, commercianti di seta e di frutta mediterranea, che venivano definiti dai tedeschi comaschi o mercanti di arance amare, aumentarono poi alla fine della Guerra dei trent'anni. A questi si aggiunsero anche artisti e maestranze varie, ma i flussi erano molto limitati.
Vi furono anche numerosi banchieri e commercianti italiani che si trasferirono in Germania durante il Rinascimento, assieme ad un piccolo gruppo di ingegneri ed architetti.

 
Di maggior rilievo furono le migrazioni verificatisi dopo il 1871, con la fine della guerra franco-prussiana, ma non si trattò ancora di una emigrazione di massa, poiché questi flussi migratori erano molto limitati e le permanenze sul territorio erano brevi.


Fu negli anni novanta dell'Ottocento, che la Germania si trasformò da paese di emigrazione a paese di immigrazione. E proprio a partire da quel periodo, aumentarono i flussi migratori dall'Italia (provenienti in massima parte da Friuli, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), ed anche la consistenza numerica delle comunità italiane. Si passò infatti dai 4.000 del 1871 agli oltre 120.000 italiani censiti nel 1910.

Questi immigrati, erano in prevalenza operai che lavoravano nell'edilizia, nell'industria tessile e siderurgica e nelle miniere, altri invece, erano contadini impiegati nell'agricoltura. La maggior parte di questi lavoratori viveva comunque nel territorio tedesco temporaneamente. Aree principali di destinazione degli immigrati furono l'Alsazia-Lorena, la Baviera, il Baden, il Württemberg e la Renania. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, che vide contrapposte militarmente le due nazioni, la maggior parte degli immigrati italiani residenti in Germania, decise di ritornare in patria. Negli anni venti, a guerra già conclusa, le comunità italiane si ridussero drasticamente di numero. Nel 1925 infatti, vi erano soltanto 25.000 italiani residenti nel paese, e causa di ciò fu principalmente la grave crisi economica e occupazionale che colpì pesantemente la Germania, uscita sconfitta e umiliata dalla guerra.
L'immigrazione italiana in Germania riprese dopo la salita al potere del Nazismo .Questa volta però non si trattò di una migrazione volontaria, ma di un reclutamento forzato di lavoratori italiani, in base ad un accordo stipulato nel 1937 tra i dittatori Adolf Hitler e Benito Mussolini, per soddisfare la necessità di reperire manodopera a basso costo per le fabbriche tedesche, in cambio della fornitura di carbone all'Italia.
Nel 1939, fu fatto un altro accordo tra i governi di Berlino e Roma, sul trasferimento di massa degli abitanti germanofoni dell'Alto Adige nei territori del Terzo Reich. Questa migrazione interessò circa 160.000 altoatesini detti Optanten, cioè optanti.


Dal 1938 al 1942, in piena seconda guerra mondiale, furono trasferiti in Germania circa 100.000 lavoratori italiani, ai quali si aggiunsero poi i 600.000 militari italiani fatti prigionieri dopo l'armistizio del 1943, e condotti al lavoro forzato nei campi di concentramento tedeschi.
La ripresa dei normali flussi migratori si manifestò a partire dalla fine degli anni quaranta.
Il 20 dicembre 1955, fu firmato un accordo bilaterale tra l'Italia e la Repubblica Federale Tedesca, per il reclutamento e il collocamento della manodopera italiana nella Germania Ovest. A partire da quella data si verificò un boom di flussi migratori verso il paese, che furono molto più numerosi di quelli che si erano verificati tra la fine XIX secolo e l'inizio del XX. Si calcola che dal 1956 al 1976, furono oltre 4 milioni gli italiani che fecero ingresso nella Germania Federale, e 3,5 milioni furono quelli che rientrarono in Italia. Il numero dei rimpatri era elevato a causa del carattere selettivo e restrittivo della legge tedesca sull'immigrazione, la cui concezione del fenomeno migratorio era di tipo transitorio, e dei lavoratori stranieri come Gastarbeiter, cioè "lavoratori ospiti".


Settori di maggior impiego della manodopera italiana furono l'industria (soprattutto quella metalmeccanica e automobilistica) e l'edilizia. Alcuni di loro si misero anche in proprio creando esercizi commerciali, soprattutto nel settore della ristorazione. Mutò inoltre la provenienza regionale dei migranti italiani, che vide nuovamente la presenza di veneti e friulani, ma i contingenti migratori più consistenti li fornirono le regioni meridionali, con in testa la Sicilia, seguita da Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo e Basilicata. Gli immigrati si diressero soprattutto nelle grandi città tedesche industrializzate come Monaco di Baviera, Stoccarda, Francoforte, Colonia e Wolfsburg, dove in quest'ultimo centro è attualmente presente la più numerosa comunità italiana in Germania. Invece i Länder dove maggiore è la concentrazione della comunità italiana sono nell'ordine il Baden-Württemberg, la Renania Settentrionale-Vestfalia, la Renania-Palatinato e la Baviera. Fino agli anni settanta, quella italiana era la più numerosa comunità straniera residente in Germania Ovest, poi però a causa della diminuzione dei flussi migratori verificatasi nei decenni successivi, fu superata in consistenza numerica prima da quella turca e poi da quella iugoslava. Inoltre quando le autorità tedesche imposero ulteriori restrizioni in materia di immigrazione nel 1973 con l'Anwerbestopp, cioè lo "stop agli ingaggi" di manodopera straniera seguita alla crisi energetica, gli italiani non furono particolarmente colpiti perché cittadini comunitari, e ciò favorì la loro stabilizzazione sul territorio tedesco.


Ma nonostante il calo delle migrazioni italiane nel paese, nel 1985, essi furono circa 530.000, che aumentarono poi a circa 550.000 del 1990, agli oltre 580.000 del 1995 fino alle oltre 600.000 unità del 1999 e le oltre 700.000 del 2001, per poi diminuire di numero negli anni successivi. Eppure gli arrivi dall'Italia sono allo stato attuale ancora frequenti, ma non si tratta di spostamenti di massa, ma di una immigrazione diversa rispetto ai decenni scorsi, che riguarda giovani diplomati e laureati e di operai che si spostano in pullman.


La diminuzione del numero di italiani residenti in Germania è da attribuire ai rimpatri. Molto scarse sono state le naturalizzazioni, ma questo dato riguarda più nettamente gli italiani dell'immigrazione post-bellica, molto legati alla loro patria d'origine. Diversamente, i discendenti delle antiche immigrazioni sono ormai totalmente assimilati ai tedeschi e parlano es   clusivamente il tedesco.
Poiché nella legge tedesca sulla cittadinanza vige lo ius sanguinis, i figli degli immigrati italiani nati nel paese non acquisiscono automaticamente la cittadinanza tedesca. Nel 2004 il numero degli italiani nati in Germania costituiva il 28,2% della loro comunità[5], e cosa molto più interessante è che molti di loro pur non essendo mai vissuti in Italia sono perfettamente bilingui[6]. Ma pur essendo ben integrata nel tessuto sociale tedesco, oggi nella comunità italiana ci sono ancora molti individui che hanno difficoltà a esprimersi in lingua tedesca, e ciò non riguarda solo i più anziani ma anche i più giovani. Problemi seri riguardano l'istruzione, in quanto alti sono gli insuccessi scolastici degli studenti di origine italiana in Germania. La gran parte di loro frequenta le scuole superiori, le scuole professionali e le scuole speciali (Sonderschule), mentre sono pochi quelli che frequentano i licei Molte sono le associazioni italo-tedesche sparse nel territorio, ed esiste un mensile in lingua italiana denominato Corriere d'Italia.


Viste le differenze in fatto di cultura e di mentalità tra tedeschi e italiani, la comunità italiana in Germania è stata a volte vittima di pregiudizi nell'ultimo secolo, anche se non sono sfociati in veri e propri episodi di intolleranza.
Diversi i termini dispregiativi come Spaghettifresser, cioè "mangiaspaghetti", Katzelmach

er, cioè "fabbrica-gattini" in riferimento alla prolificità di alcuni gruppi di immigrati come gli italiani, Mafiamann, che vuol significare mafiosi. Alcune forme di anti-italianismo sono state manifestate dai nostalgici tedeschi del Nazismo che consideravano gli italiani dei "traditori" per l'Armistizio di Cassibile, e ciò è testimoniato anche dall'archiviazione, nel 2006, di un procedimento penale a carico di Ottmar Muhlhauser, un ufficiale tedesco responsabile della fucilazione di un centinaio di soldati italiani nell'eccidio di Cefalonia, motivato dal fatto che i militari uccisi erano dei traditori.
Ma anche i mass-media tedeschi hanno talvolta dato un'immagine negativa degli italiani, si pensi alla famosa copertina della rivista Der Spiegel del 1977 dal titolo Pistole auf spaghetti, che rappresentava un'immagine di un piatto di spaghetti con una pistola sopra, in riferimento agli anni di piombo che in quel periodo insanguinarono l'Italia. Altro esempio di offesa agli italiani, uno spot televisivo della catena tedesca dei grandi magazzini dell'elettronica Media Markt del 2008, che mostrava un tifoso italiano di nome Toni (scimmiottato dal comico tedesco Olli Dittrich) "sciupafemmine" e truffatore con occhiali da sole e catena d'oro al collo. Lo spot viene successivamente ritirato.

 

 

 

 

 

    Mario Adorf

 

Mario Adorf nasce a Zurigo da Alice Adorf, un'infermiera tedesca, e dal chirurgo calabrese Matteo Menniti, già sposato, studia dalle suore borromee, poi dal 1950 frequenta l'Università di Magonza dove pratica la boxe ed entra a far parte di un gruppo teatrale.

Nel 1953 ritorna a Zurigo per proseguire gli studi e qui inizia a collaborare con il teatro Schauspielhaus di Zurigo in veste di figurante e aiuto-regista. Nel 1954 abbandona l'università per studiare recitazione nell'Accademia Otto Falkenberg di Monaco. A partire dallo stesso anno inizia a recitare stabilmente al teatro Kammerspiele di Monaco.
Dopo alcune parti minori, il ruolo che lo fa emergere è quello del killer psicopatico nel film di Robert Siodmak Ordine segreto del III Reich, il cui successo fa sì che ad Adorf siano negli anni avvenire affidati prevalentemente ruoli negativi. Nel 1961 Adorf, oltre a debuttare nel cinema francese con La spia del secolo di Yves Ciampi, esordisce in una produzione italiana nel film A cavallo della tigre di Luigi Comencini, dove è il violento Tagliabue; nonostante l'insuccesso economico del film, il ruolo apre ad Adorf le porte di Cinecittà, in cui l'attore sarà una presenza estremamente ricorrente fino agli anni 2000.

In pochi anni Adorf si afferma come attore di stampo internazionale dalla vasta gamma espressiva e dal ricco repertorio, capace di spaziare da ruoli di potenti mafiosi a quelli di membri dell'alta società e di uomini al servizio della legge. In questo eclettismo una parte importante avrà il cinema italiano, che offrirà all'attore svizzero alcuni dei suoi ruoli migliori.

Nel 1963 Adorf prende parte alla fortunata saga western di Winnetou con il ruolo di villain, nel film La valle dei lunghi coltelli . Lo stesso anno c'è l'incontro tra Adorf e il regista Antonio Pietrangeli, che lo sfrutterà per due dei suoi film più noti, La visita e Io la conoscevo bene (1965). Proprio il '65 è per l'attore uno degli anni più produttivi, dove prenderà parte tra gli altri ai film Le soldatesse di Valerio Zurlini, Sierra Charriba di Sam Peckinpah, Dieci piccoli indiani di George Pollock e alla coproduzione internazionale La guerra segreta.

L'anno dopo è il tontolone Sciascillo in Operazione San Gennaro di Dino Risi, mentre nel 1967 è il falso spettro di Questi fantasmi di Renato Castellani. Nel biennio successivo interpreta due spaghetti western di un certo rilievo, ...e per tetto un cielo di stelle e Gli specialisti. Nel 1969 è anche nel cast del film La tenda rossa, dove recita al fianco di Sean Connery e Claudia Cardinale. Nel 1970 è chiamato da Dario Argento a recitare nel celebre thriller L'uccello dalle piume di cristallo.

 

 

 

October Fest

L'Oktoberfest (lett. Festa d'ottobre, in bavarese spesso d' Wiesn) è un festival popolare che si tiene ogni anno a Monaco di Baviera (München), in Germania, negli ultimi due fine settimana di settembre e il primo di ottobre. È l'evento più famoso ospitato in città, nonché la più grande fiera del mondo, con mediamente 6 milioni di visitatori ogni anno e che hanno raggiunto quasi i sette milioni nel 2011 con un consumo di 7,5 milioni di boccali di birra.

 

Altre città del mondo ospitano feste simili chiamate anch'esse Oktoberfest. Presso l'area di Theresienwiese, con 42 ettari di estensione, si prepara un grande luna park e si montano gli stand (Festzelte) dove sono servite le sei marche di birra storiche di Monaco di Baviera (Paulaner, Spaten, Hofbräu, Hacker-Pschorr, Augustiner e Löwenbräu) autorizzate a produrre la bevanda per l'occasione. Ognuno dei 14 stand più grandi è in grado di ospitare dalle 5.000 alle 10.000 persone; in ogni stand vi è un palco centrale sul quale si esibiscono gruppi musicali nel tradizionale stile schlager. La festa inizia con la cerimonia di stappo della prima botte, trasmessa in diretta televisiva in Eurovisione e con la tradizionale processione.

 

L'evento si svolge nell'arco di 16 giorni in un'area chiamata Theresienwiese, o più brevemente d' Wiesn (il prato, in dialetto bavarese), e si conclude la prima domenica di ottobre. In realtà l'Oktoberfest può durare anche 17 o 18 giorni; questo succede quando la prima domenica di ottobre capita l'1 o il 2 del mese. In questo caso la festa si allunga per chiudersi il 3 ottobre, festa della Riunificazione tedesca. Per l'occasione i sei birrifici autorizzati alla vendita del proprio prodotto, riforniscono i Bierzelte (in tedesco: tendoni della birra) della manifestazione con una particolare birra, una märzen, leggermente più scura e forte sia come gusto che come contenuto alcolico. I Bierzelte ospitano da 3.000 a 10.000 persone e richiedono 2 mesi di tempo per essere allestiti.Tra i momenti più importanti c'è certamente l'apertura, quando il sindaco di Monaco è chiamato a spillare la prima birra. Per farlo deve inserire, a forza di potenti colpi di martello, il rubinetto nella botte inaugurale. Una volta fatto pronuncia la celebre frase O'Zapft is! (in dialetto bavarese, traducibile come "È stappata!") e la festa ha ufficialmente inizio. Il primo boccale[2] lo riempe il sindaco e lo porge al presidente dei ministri.I visitatori consumano anche grosse quantità di cibo, in gran parte composto da salsicce, Hendl (pollo) e Sauerkraut, oltre a prelibatezze tipiche della Baviera come lo stinco di maiale.

 

 

 

 

Campionati del mondo di calcio 2006

l campionato mondiale di calcio 2006 o Coppa del Mondo FIFA del 2006 (ted. Fußball-Weltmeisterschaft 2006, ing. 2006 FIFA World Cup), noto anche   come Germania 2006, è stata la diciottesima edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA.Si disputò dal 9 giugno al 9 luglio 2006 in Germania, la quale ottenne il diritto di organizzare il Campionato mondiale 2006 nel luglio 2000, battendo la concorrenza di Inghilterra, Brasile, Marocco e Sudafrica (alla responsabilità

 

 

di quest'ultimo è stato affidato ilcompito di organizzare i Mondiali del 2010 mentre al Brasile sono stati affidati quelli del 2014).

 

Il motto dell'evento era Il mondo a casa di amici (Die Welt zu Gast bei Freunden).La Coppa del Mondo fu vinta dall'Italia nella finale giocata allo stadio Olimpico di Berlino sconfisse la Francia ai rigori per 5-3, dopo i tempi supplementari conclusi sull'1-1. Per gli azzurri fu il quarto titolo mondiale della storia dopo quelli del 1934, 1938 e del 1982. Per la seconda volta il titolo fu assegnato dopo i tiri di rigore (in precedenza era successo solo nel campionato mondiale di calcio 1994, quando la stessa Italia venne battuta dal Brasile per 3-2). Al terzo posto si classificò la Germania, squadra della nazione ospitante, che nella finale per il 3º posto al Gottlieb-Daimler-Stadion di Stoccarda ebbe la meglio sul Portogallo battendolo per 3-1.

 

 

 

 

17 giugno 1970 allo Stadio Azteca di Città del Messico

 

"Partita del secolo" (ted. Jahrhundertspiel, sp. Partido Del Siglo) è il termine con cui ci si riferisce alla semifinale della Coppa del Mondo 1970 di calcio, disputata mercoledì 17 giugno 1970 allo Stadio Azteca di Città del Messico tra Italia e Germania Ovest.
Qualche velo di polemica era stato alzato nel corso dei mondiali messicani. In primis, gli italiani non avevano entusiasmato nel girone eliminatorio; pur finendo primi, erano riusciti a racimolare solamente una vittoria, 1-0 contro la Svezia, e due pareggi a reti inviolate, contro l'Uruguay e soprattutto contro l'esordiente Israele; in realtà in quest'ultima partita l'Italia aveva segnato (con Domenghini e Riva) due reti, giudicate regolari dai commentatori ma annullate dall'arbitro, di nazionalità etiopica, su segnalazione di un guardalinee (fra l'altro, questa fu l'ultima partita commentata dal celebre telecronista Nicolò Carosio a causa di presunte sue affermazioni, poi smentite negli anni, di un giudizio di carattere razzista nei confronti del guardalinee, che comportò l'allontanamento definitivo di Carosio dalle telecronache). Questo aspetto passò però in secondo piano quando gli azzurri sconfissero i padroni di casa del Messico per 4-1 nei quarti di finale.

La polemica che più di ogni altra minava la tranquillità dei ragazzi del CT Ferruccio Valcareggi, e che esploderà dopo la finale, era però quella della famosa "staffetta" tra l'interista Sandro Mazzola e il milanista Gianni Rivera, Pallone d'oro 1969.
La Germania Ovest si presentava all'Azteca fiduciosa: stravinto il girone eliminatorio, era riuscita nei quarti in un'impresa ottima, ribaltando nei tempi supplementari contro i campioni in carica dell'Inghilterra lo 0-2 con cui i britannici conducevano fino a venti minuti dalla fine (fu anche la prima vittoria in assoluto dei tedeschi sugli inglesi). I teutonici scesero così in campo, il 17 giugno, da favoriti.