L'Ofanto

Il Sele

Caposele

Calore

Cassano

Altri corsi

Montella

Acquedotto pugliese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'Ofanto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Ofanto nasce in “Alta Irpinia”Nei campi tra Torella, S. Angelo e Nusco, rigagnoli e sorgive convogliono le acque in un solco umido ed erboso. Uno di questi rigagnoli esce dalle falde del Serrone, a mezzo chilometro da Nusco; due altri rigagnoli si perdono in pozzanghere; al ponte della Macina, che scavalca un letto di un torrente presso Torcila ci sono altre pozzanghere e un rivoletto affiora a Tavernarsa, lungo la via Appia.
L'Ofanto inizia così, silenzioso ed umile, il suo corso di 166 chilometri.


Quanta storia sulle rive dell'Ofanto! E anche preistoria, perchè necropoli ed oggetti rinvenuti a Cairano dimostrano un traffico notevole tra la pianura pugliese e le montagne irpine, tra la costa adriatica e le alture retrostanti. Qui, nel 293 avanti Cristo, Sanniti e Romani si avventarono gli uni contro gli altri combattendo tra Monteverde ed Aquilonia la battaglia che dette a Roma il predominio sui Sanniti; scheletri di guerrieri, armi di ferro e di rame, sono emersi per i colpi di zappa dati dai contadini alle zolle terrose, monete ed amuleti.


Numerose e ricche le sorgenti ed i corsi d’acqua a carattere torrentizio che attraversano l’area e che alimentano laghi di piccole dimensioni e spesso artificiali. Sono grandi laghi artificiali, invece, la diga di Conza e quella di San Pietro. La diga di Conza ha una superficie di 8 kmq e una profondità di oltre 25m. La sua funzione è prevalentemente quella di fronteggiare i bisogni irrigui di Puglia e Basilicata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Sele

Il Sele è un importante fiume della Campania lungo 64 km, il secondo della regione e del Mezzogiorno d'Italia per volume medio d'acque dopo il Volturno, tributario del Mar Tirreno. Il corso del fiume è tutelato dalla Riserva naturale Foce Sele - Tanagro.

Il fiume nasce alle pendici sud-orientali del Monte Paflagone (contrafforte del Monte Cervialto), presso il comune di Caposele in provincia di Avellino.

Le sorgenti principali, dette "della Sanità", (attualmente quasi del tutto incanalate per alimentare il grande Acquedotto pugliese), sgorgano a 420 m s.l.m. nel centro del paese; più a valle, il primo affluente è il Rio Zagarone che proviene dal monte Cervialto. Prende a scorrere in seguito verso sud costeggiando la rocca di Quaglietta, i Bagni di Contursi e ricevendo presso Contursi Terme da sinistra il Tanagro, principale tributario, che ne incrementa notevolmente la portata.

Da questa confluenza il fiume rallenta la propria corsa scorrendo copioso d'acque con andamento meandriforme, attraversando l'oasi di Persano, zona di notevole attrattiva naturalistica dove a seguito di una diga realizzata nel 1932, si è creato l'invaso artificiale di Persano.

Presso Eboli il fiume entra in un'ampia e fertile pianura alluvionale nota come la piana del Sele, scorrendo pigro e ampio. Presso Ponte Barizzo il Sele riceve l'ultimo tributario importante: il Calore Lucano. Da qui alcuni meandri guidano il fiume nel suo ultimo tratto prima di riversarsi nel Golfo di Salerno con una foce ad estuario.

 

 

 

Caposele

 

Caposele (Capussela in campano) è un comune italiano di 3590 abitanti della provincia di Avellino in Campania nell'Alta Valle del Sele. Fa parte della Comunità montana Terminio Cervialto e gran parte del territorio comunale ricade nel Parco regionale Monti Picentini.

Il paese è noto per la presenza delle sorgenti del Sele che alimentano l'Acquedotto pugliese e per la località religiosa Materdomini che, con il Santuario di San Gerardo Maiella, ogni anno è meta di più di un milione di pellegrini.

Il paese è sito sul margine nord-orientale del massiccio dei monti Picentini, nei pressi della sommità del bacino idrico del Sele, adagiato in una pittoresca conca scavata dal fiume nel corso dei secoli. Qui a Caposele, a 420 m s.l.m. il Sele sgorga impetuoso dal monte Paflagone, contrafforte orientale del monte Cervialto.

Posto ad ovest rispetto al centro abitato, il Paflagone costituisce uno dei limiti naturali della conca, sormontata ad est da una collina su cui sorge la frazione di Materdomini. A nord, il bosco Difesa lo separa da Lioni mentre, a sud, il paese continua con le contrade di San Giovanni e Santa Caterina, che conducono verso il comune di Calabritto.
Il suolo collinare del paese è principalmente occupato da terreni agricoli e querceti. Sui rilievi montuosi vi sono boschi rigogliosi, dove crescono alberi ad alto fusto come castagni, aceri di monte e faggi. Salendo di quota, il paesaggio cambia gradualmente, facendo posto a boschi di conifere e pascoli. La fauna del bosco è quella tipica dei Picentini, fra i cui rappresentanti spicca il lupo appenninico, più volte avvistato nel territorio caposelese. È rilevante la presenza del cinghiale, spesso responsabile di significativi danni alle coltivazioni. Si annoverano anche la volpe, il tasso, la faina, il gatto selvatico, la beccaccia, la poiana.

Lungo il corso del fiume, sensibilmente modificato dalla presenza dell'acquedotto, cresce una rigogliosa vegetazione dominata da pioppi, salici e sambuco. Sono ben rappresentati macroinvertebrati tipici dei corsi d'acqua montani, quali larve di Efemenotteri, Plecotteri e Tricotteri, indicatori di una buona qualità dell'ecosistema. La temperatura dell'acqua durante l'anno oscilla fra gli 8 e i 10 °C. Tale caratteristica fa sì che questa parte del Sele costituisca una zona vera per la trota, praticamente l'unico membro dell'ittiofauna locale. Sono presenti popolazioni non strutturate di trota fario e trota iridea, entrambe specie di immissione. La trota iridea viene impiegata in acquacoltura ed è stata utilizzata in programmi di ripopolamento su iniziativa del Comune. Delle specie autoctone non resta pressoché nulla. La popolazione di pesci ha subito un drastico calo in seguito a ripetuti episodi di inquinamento idrico avvenuti nel 2013

 

 

 

 

 

 

Il Calore

 

l Calore Irpino o Beneventano (per distinguerlo dall'altro omonimo Calore Lucano, affluente del Sele), è un fiume della Campania lungo 108 km, principale affluente del fiume Volturno.
Nasce dal Monte Accellica (1.660 metri), in comune di Montella, nei Monti Picentini.
Il suo corso può essere diviso in alto, medio e basso Calore.
Per i primi 43 km scorre nella provincia di Avellino e per altri 65 km nella provincia di Benevento.

Alto Calore
Da subito ricco d'acque, scorre nel suo tratto iniziale dirigendosi verso nord e bagnando i centri di Montella, Cassano Irpino, Castelfranci, Paternopoli, Montemarano, Castelvetere sul Calore, Luogosano (dove riceve da destra il torrente Frédane), Taurasi, Montemiletto e Castel del Lago entrando così in provincia di Benevento presso il cosiddetto Ponte Rotto. Qui lascia sulla sinistra San Giorgio del Sannio, bagna il centro abitato di Apice e presso la stazione di quest'ultimo volge ad ovest dopo aver ricevuto a destra il fiume Ufita.

Medio Calore
Il Ponte Calore a Benevento
Correndo fra i colli di Paduli a nord e quelli di Benevento a sud, riceve poi presso Ponte Valentino da destra il Tammaro, suo principale tributario. Più a valle il fiume giunge presso il capoluogo: qui riceve da sinistra il torrente San Nicola, lambendo a nord il territorio beneventano, ancora da sinistra il Sabato e poco più giù il torrente Corvo.
Sotto Castelpoto il fiume volge per poco a nord, ricevendo a sinistra il torrente Jenga.

Basso Calore
Presso il paese di Ponte il Calore si dirige nuovamente verso ovest ricevendo da destra i torrenti Alenta e Lanare (quest'ultimo nasce dalle propaggini a nord-ovest del monte Ciesco 833 m), e formando un ampio fosso ed un lungo canale, delimitando il territorio comunale di San Lupo e quello di San Lorenzo Maggiore. Quindi, poco prima della stazione di Amorosi, di fronte al castello di Campagnano, si versa nel Volturno.

 

 

Cassano

 

 

 

Altitudine     510 m s.l.m.
Superficie     13,07 km²
Abitanti     996 (31-12-2010)
Densità     76,21 ab./km²
Comuni confinanti     Montella, Montemarano, Nusco

Il centro abitato è situato tra la catena montuosa dei monti Picentini ed il fiume Calore Irpino, il quale è alimentato dalle diverse sorgenti che sorgono proprio nello stesso territorio comunale, aggiungendosi a quelle più alte provenienti da Montella. Diversi gruppi sorgentizi, tra cui Pollentina, Peschiera, Acqua del Prete e Bagno della Regina (quest'ultima nel territorio di Montella, alimentano gli acquedotti dell'Alto calore ed del famoso Acquedotto pugliese.

I terreni sono a coltivazione mista: seminativi, vigneti, ed ortaggi. Il prodotto agricolo d'eccellenza è senz'altro la Castagna di Montella, infatti con i comuni di Bagnoli Irpino e Montella è tra i maggiori produttori della zona. Tipica è la sagra delle Castagne, momento per festeggiare ogni anno il raccolto.

 

 

 

 

 

 

Altri corsi

Altri corsi di rilievo sono il Sabato e l’Ufita, entrambi affluenti del Calore che nascono rispettivamente dai monti Terminio e Formicoso. Seguono, poi, il Cervaro, torrente pugliese che attraversa l’estremo lembo orientale della regione per 34 km ca., dando il nome all’omonima valle, ed il Calaggio, che dalle sue sorgenti, in agro di Vallata, attraversa l’Alta Irpinia per 28 km ca. prima di rientrare in territorio pugliese.

I fiumi ed i torrenti testimoniano l’abbondanza di risorse idriche nel territorio, le quali vengono sfruttate per "dissetare" le regioni circostanti attraverso opere di canalizzazione. È questo il caso, infatti, delle sorgenti del Sele e dell’invaso di Conza della Campania, in parte utilizzati dall’Acquedotto Pugliese o del "Canale di Serino" utilizzato già in epoca romana per portare l’acqua nella piana campana.

 

 

Montella

Le montagne della zona, di conformazione calcarea, rappresentano un'enorme serbatoio naturale d'acqua, che è di estrema importanza per il fabbisogno idrico di alcuni milioni di abitanti della Campania e della Puglia. 

La falda d'acqua si presenta come un enorme lago sotterraneo, che occupa tutti gli spazi (condotti, caverne, fratture ecc.) presenti nelle rocce calcaree carsiche ed è alimentata dalle piogge e dalla neve. Dal sottosuolo montano, lentamente defluisce verso il punto più basso di uscita originando le importantissime sorgenti di Cassano Irpino. Anche in superficie l'acqua scorre abbondante, anche se la captazione di numerose sorgenti ad opera dell'Acquedotto Alto Calore e dell'Acquedotto Pugliese, ne hanno diminuito fortemente la quantità. Sui monti si formando piccoli ruscelli che man mano confluiscono in torrenti sempre più grandi. Questi corsi d'acqua in alcuni punti hanno scavato gole profonde dove scorrono silenziosi e lenti, creando un'atmosfera davvero suggestiva, in altri punti scorrono su fondali bassi, ma con forza e vitalità. In altri punti questi corsi d'acqua compiono grandi salti, anche di 20 metri, formando così cascate e vasche naturali di roccia, dove i più impavidi in estate fanno il bagno, ad una temperatura che si aggira intorno ai 4° C. Oltre alle cascate naturali ci sono tre cascate realizzate dalla mano dell'uomo: la cascata della Lavandaia, che alimentava un vecchio mulino, voluto dai Montellesi nel 1565 e utilizzato fino al secolo scorso. Successivamente alimentò anche una diga, progettata nel 1699; la cascata della Maronnella, nascosta dalla vegetazione e per questo difficile da individuare dalla strata asfaltata, ma molto conosciuta dai bagnanti estivi; la cascata del Fascio, realizzata in epoca fascista durante i lavori per l'acquedotto per Montella; anche questa frequentatissima nelle estati montellesi, sia per fare il bagno, sia per fare una passeggiata nella natura. E' da lì, infatti, che partono numerosi gruppi di escursionisti. Molti di questi corsi d'acqua, che nascono dai monti più alti della zona, si raccolgono nel fiume principale, il Calore, che prosegue il suo corso per i territori di Cassano Irpino, Ponteromito, Castelfranci, Paternopoli, e poi per la provincia di Benevento, fino alla confluenza con il Volturno, per un totale di 120,70 Km. La conformazione del territorio fa sì che nella stagione invernale si formino numerosi laghetti temporantei, i più conosciuti sono quelli del pianoro di Verteglia.



 

 

 

 

 

L'acquedotto pugliese

L'Acquedotto pugliese è l'infrastruttura di approvvigionamento idrico della regione Puglia e di alcuni comuni della Campania, del Molise e della Basilicata. La secolare penuria d'acqua delle terre di Puglia ha visto susseguirsi nel tempo proposte e progetti per la soluzione del problema Risale agli inizi del Novecento la legge che decide la costruzione dell'Acquedotto Pugliese, i cui lavori hanno inizio nel 1906.

l'acqua, dal bacino del Sele è convogliata in un canale lungo 244 km che attraverso la Campania e la Lucania attraversa in galleria l'Appennino e arriva fino in Puglia, a Bari arrivò nel 1915. La Puglia assetata Con l'inizio della ricostruzione postbellica, la dotazione idrica garantita dalle sole sorgenti del Sele risultò insufficiente a soddisfare i crescenti fabbisogni della popolazione. Furono, quindi, dapprima allacciate alcune sorgenti del fiume Calore ubicate in agro di Cassano Irpino, la cui portata viene convogliata, attraverso una galleria di valico lunga circa 15 km, fino all'inizio del Canale Principale, nel Comune di Caposele. Successivamente, ebbe inizio la costruzione degli altri grandi acquedotti che garantiscono, attraverso un complesso sistema di interconnessioni, il servizio idrico in tutti gli abitati serviti.

Ognuno di tali acquedotti prende il nome dalla sua fonte di approvvigionamento: Pertusillo, Sinni, Fortore, Ofanto, Locone... Il contributo della falda idrica, tuttora importante, tende a diminuire a causa dell'impoverimento della stessa determinato da eccessivi prelievi ad opera di numerosi pozzi privati, anche non autorizzati. Occorre considerare che la falda va preservata in quanto risorsa strategica, da utilizzare nei periodi di scarso apporto delle altre fonti determinato dalla ricorrente siccità.

L'acquedotto del Sele-Calore (Canale Principale) è il più grande acquedotto del mondo. La sua lunghezza complessiva, includendo nel calcolo anche le diramazioni primarie e secondarie, è di oltre 3.000 Km., mentre la sua portata arriva a 6 metri cubi al secondo.  
Esso ha inizio presso le sorgenti della Sanità, nel comune di Caposele, in provincia di Avellino, a quota 421 metri sul livello del mare, e nel tratto iniziale è in grado di convogliare ben 6.000 litri al secondo. E' costituito da 99 gallerie (109 Km. in totale) che attraversano gli Appennini ed il Vulture, da 91 ponti-canale (7 Km. in totale) e da trincee e rilevati (121 Km. circa).

 

Lungo il suo percorso sono stati realizzati 6 sifoni a doppia canna per attraversamenti di fiumi e valli; altre opere d'arte sono gli scarichi totali, i pozzetti di visita, le camere di discesa e le case cantoniere. Il Canale Principale riunisce in sé tutte le opere idrauliche che sono contemplate nella tecnica costruttiva acquedottistica.
La sagoma del canale, generalmente di forma ovoide, varia dalle dimensioni di m. 2,70x2,90 a m. 1,60x1,20. Da esso si dipartono 27 diramazioni che, con una fitta rete di canalizzazioni, raggiungono gli angoli più remoti della Puglia e dellealtre regioni vicine.
Tra le opere più audaci si segnala l'impianto di sollevamento a servizio di Monte Sant'Angelo.

Il bacino di sfioro è nell'abitato di Caposele, quasi racchiuso in un'area ad anfiteatro naturale il cui semiarco è dato dalla grande parete rocciosa-calcarea che costituisce il fianco orientale del monte Plafagone, da dove trae origine il fiume Sele. Le acque vengono fuori dai crepacci della roccia, a rivoli numerosi, e da polle impetuose.
Questo fiume, che da sempre scaturisce incessantemente dal bacino carbonatico all'interno del monte Cervialto, è una vera e propria montagna d'acqua alimentata dalle piogge, che filtra a valle attraverso numerose fratture della soglia di argilla esistente al piede del monte. Sono ben 86 le scaturigini della sorgente della Madonna della Sanità; ciascuna di esse viene fatta confluire in una galleria più ampia, disposta ad emiciclo. Ne risulta un corso tumultuoso: 4685 litri al secondo di acqua di altissima qualità, con caratteristiche chimiche, fisiche ed organolettiche tali da poter essere immessa direttamente al consumo. Non tutta l'acqua del Sele viene però captata per l'acquedotto. Alcune sorgenti secondarie sono lasciate confluire nell'alveo naturale del fiume allo scopo di garantirne il ciclo biologico naturale.

Oltre che dalla sorgente di Caposele, l'acqua arriva da un'altra importante sorgente, quella di Cassano Irpino, nella valle del fiume Calore. Queste acque sono molto simili per bontà a quelle di Caposele; i caratteri organolettici, batteriologici e chimici sono quasi identici, anche se i due bacini imbriferi sono distinti ancorchè contigui. Se le acque sono praticamente le stesse, ben diversa è la meccanica di captazione. A Caposele l'acqua esce dalla montagna, a Cassano sgorga dal sottosuolo dando luogo ad una serie di polle che gorgogliano in superficie. A Cassano, la polla d'acqua che giunge in superficie, viene semplicemente confinata e quindi convogliata verso le condotte, ed anche questo flusso, valutabile a oltre mille litri al secondo, finisce direttamente al consumo senza alcun trattamento, se si esclude la leggera clorazione di legge. A Caposele, dove si realizza uno dei più importanti nodi idraulici dell'acquedotto pugliese vi è la confluenza delle acque di Cassano Irpino in quelle del Sele.

 

 

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