LA DENSITÀ DEI COMUNI IRPINI

(Dati ISTAT 1.1.2016)

 

 

 


Tabella densità

Monteverde









































Tabella densità

Monteverde

 









































Tabella densità

Monteverde

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Densità più elevata
Città densità
Avellino 1796
Atripalda 1282
Sperone 789
Cesinali 693
Mercogliano 616
San Michele di Serino 567
Solofra 562
Montoro
490
Sirignano 474
Rotondi 460
Densità meno elevata
Città densità
Aquilonia 31
Guardia 31
Savignano 30
Lacedonia 29
Conza 27
Senerchia 26
Cairano 24
Montaguto 23
Greci 23
Monteverde 20

 

 

 

Monteverde

Altitudine:                740m
Abitanti:                   842

Superficie:               39 Km2
Densità:                   21.59 abitanti per Km2

Nome abitanti:         monteverdesi

 

 

Monteverde è un piccolo paese dell’ Alta Irpinia, arroccato a 740 metri sul livello del mare su un roccioso tricolle al margine orientale della Campania.

L’area, incuneata tra la Puglia e la Basilicata, è sempre stata di frontiera per la sua particolare morfologia.

Le valli del fiume  Ofanto e del suo affluente Osento isolano, a mò di baluardo, in tre colli, dall’’alto dei quali lo sguardo spazia verso il massiccio dei Picentini, verso l’intatto cono vulcanico del Vulture e la piatta marina del golfo di Manfredonia.

I Manufatti litici rinvenuti sul serro della Croce testimoniano la presenza umana già in età neolitica (III –– II millennio a.C.). 

Nel IV –– III secolo a.C. il sito è occupato dagli Irpini, gruppo italico della nazione dei Sanniti, che seguendo il cerimoniale della “ vereia” primaverile ed il loro animale –– totem, il lupo (hirpus), impiantano nella piccola conca ai piedi del tricolle un villaggio agricolo-pastorale, fortificato ad una robusta cinta muraria a secco, della quale avanzano pochi resti sul Serro dell’Incoronata.

Che l’Oppidum si chiamasse Akudunniad (luogo delle acque) o Cominium Ocritum (luogo delle pietre) è questione tuttora dibattuta. L’espansionismo sannita, cioè la ricerca di nuovi pascoli e di terre seminative allarma a nord i Romani ed a sud i confinanti Lucani, che coalizzati, abbattono ed incendiano nel 293 a C., nel corso della terza guerra sannitica, le roccaforti irpine di Akudunniad e di Cominium Ocritum, come riporta lo storico Tito Livio. I pochi superstiti scampati all’’assalto congiunto degli eserciti devono adattarsi a vivere nelle numerose grotte del Serro del Castello, assoggettati al controllo delle legioni romane, che percorrono la nuova rete di strade e di ponti (via Appia, via Herculea, ponte Rotto, di Pietra dell’Oglio, di Santa Venere ……) tracciata da Roma. L’isolamento del nuovo e misero insediamento si aggrava con la caduta dell’’impero romano d’occidente (476 d.C.) e soprattutto durante le lunghe guerre goto-bizantine con le quali gli imperatori d’Oriente mirano a riunificare l’impero diviso in due parti da Diocleziano. Oltre alla peste, dall’Oriente giungono qui nell’’alto Medioevo il messaggio del Cristianesimo e la pratica dei culti di S. Anna, (officiato poi nella cappellina del castello), di S. Caterina di Alessandria (venerata come patrona in una chiesa-grancia capituli nei pressi del castello) e di san Michele arcangelo (compatrono, festeggiato l’’Otto maggio). Si va allora organizzando una piccola comunità diocesana, che accorpa Monteverde e la limitrofa carbonara (oggi Aquilonia). Il primo vescovo accertato, nel 1049, è Masio. Con l’invasione dei Longobardi nel VI secolo d.C., che creano con il principe Zotone nel Sud continentale il vasto ducato di Benevento, sui siti di altura della alta Valle dell’Ofanto ubicati in posizione strategica e naturalmente protetti dalle pareti impervie e rocciose dei colli, sono innalzati i primi torrioni (donjon) recintati e difesa dei confini del Ducato ed a controllo reciproco dei suoi trenta turbolenti Gastaldati, organizzati con sistema feudale. La fortezza di Monteverde è modificata ed adattata su pianta poligonale con torri cilindriche Angolari su base scarpata, più adatte, dopo la scoperta delle armi da fuoco, a respingere i colpi dei mortai e dei cannoni degli assediati. Ne sono signori i principi Francesco e Ferrante e Orsini.

Proprio una pergamena di epoca e scrittura Longobarda, datata 897 e conservata nel museo di Barletta, certifica l’esistenza di una fortezza militare e cioè del “Castrum Montis Viridis” sull’omonimo Serro del Castello. Il toponimo MONTIS Viridis fa chiaro riferimento al verde degli allora estesi boschi. I nuovi bellicosi invasori radicano in queste contrade il culto dell’’Arcangelo Michele: il Santo armato di spada è venerato nelle grotte –– santuari di Monticchio sul Vulture e del Gargano, meta di continui pellegrinaggi.

Con la Divisio ducati Beneventani dall’849 in due unità politiche, il gastaldato di Conza, di cui fa parte il castello di Monteverde, passa con il principato di Salerno (Principato Ulteriore) assegnato al principe Siconolfo. Nell’XI secolo penetrarono nel sud i Normanni divoratori di terra, che si sostituiscono ai Longobardi. Roberto Altavilla, detto il guiscardo, nella sua marcia verso Salerno, devasta Monteverde e tutte le fortezze del gastaldato di Conza, essendo la Sella di Conza l’’unico passo naturale, sul fronte Sud, per accedere al tirreno. Ufficialmente Monteverde diventa normanna nel 1059, allorché il papa Niccolò II riceve da Melfi l’omaggio del guiscardo, cui concede l’investitura su tutte le terre conquistate e  quelle da strappare agli arabi (Sicilia) ed ai Bizantini del Sud. Primo signore normanno del feudo di Monteverde è Goffredo; conte di Andria e di Cisterna, della potente famiglia dei Balbano e acceso sostenitore degli Altavilla. Questi dona nel 1097 al vescovo Maione, dimorante nel castello, alcuni beni e gli usi civici agli abitanti nel territorio di Monteverde. Dopo il Mille è costruita la Cattedrale di Santa Maria Maggiore o di Nazareth, successivamente affiancata da un turrito episcopio, demolito nel 1882.

Monteverde conserva il suo aspetto esclusivamente militare nel cuore dello Stato normanno e svevo. Il vico appare “assai vile ed angusto” alla morte dell’imperatore Federico II Hoen staufen di svevia (1250), che qui veniva a caccia quando si trasferiva dalla reggia di Foggia nel castello di Melfi. Periodo Angioino (1268 - 1442): i guelfi Angioini di Francia, favoriti da papa Urbano IV, occupano il Sud, vessano le ostili popolazioni con continui prelievi tributari e rafforzano i castelli. Il vico di Monteverde è saccheggiato e dato alle fiamme da una banda di soldati di passaggio, la difesa muraria è rasa al suolo. Periodo aragonese (1442 - 1503): gli Aragonesi di Spagna contendono agli Angiò il possesso del sud e perciò i feudatari del regno irrobustiscono i castelli, adottando nuove tipologie. Periodo vicereale spagnolo (1503 - 1707): nel 1531 la diocesi di Monteverde è unita a quella arcivescovile di Barletta e canne fino al 1818. Nel 1532 il feudo passa ai Grimaldi, principi di Monaco, e dal 1662 ai Caracciolo. La tre sedi diocesane sono assegnate dal 1604 al 1608 al cardinale Maffeo Barberini, eletto papa col nome di urbano VIII. La peste del 1656 e le ricorrenti carestie affliggono la popolazione del piccolo borgo rurale. Nel 1695 il calabrese Michele Sangermano acquista dal Regio fisco di Napoli per 8.500 ducati il feudo di Monteverde. Con i baroni Sangermano, feudatari dei jure fino al 1806, il castello è ampliato dell’’ala destra (1744) ed è trasformato in residenza signorile, dotata di ricca pinacoteca e fiancheggiata da un grande granaio, la palazzina. Nel 1734 l’’infante don Carlos dei Borboni di Spagna pone fine alla dominazione austriaca e si insedia sul trono del regno di Napoli. Durante il breve periodo della repubblica partenopea (1799) il Clero capitolare di Monteverde capeggia la locale rivolta giacobina. Il decennio francese (1806 - 1815) segna una svolta: le leggi eversive della feudalità del 1806-1808 avviano la quotizzazione del demani comunali per dare la terra ai numerosi “cafoni” nullatenenti. Con il congresso di Vienna del 1815 il regno di Napoli diventa regno delle Due Sicilie. Sotto la spinta del riformismo Borbonico inizia per il borgo di Monteverde una lenta e progressiva ripresa con la nascita di una locale piccola borghesia terriera ed intellettuale, che, cavalcando le calamità naturali (sisma del 1815, morbo asiatico del 1854) le crisi interne, conduce il paese –– ingrandito ed urbanizzato- alla unità del regno di Italia del 1861, realizzata in nome dei Savoia. Immediata e violenta è la reazione borbonica della banda del brigante Crocco (Carmine Donatelli), che assale e saccheggia il paese ed occupa il castello baronale.

La grande emigrazione transoceanica travasa nelle Americhe centinaia di popolani “ illetterati” delusi ed indebitati dai microfondi quotizzati. Durante gli “ Anni ruggenti” a cavallo tra i due conflitti mondiali l’’abitato è servito dalla rete idrica, fognaria ed elettrica ed è collegato con lo scalo ferroviario e con Lacedonia. I caduti delle due guerre sono 61. Con la caduta del regime fascista e della Monarchia sabauda si esaurisce anche il ruolo della piccola ed elitaria borghesia terriera che abbandona il paese e si inurba a Napoli, a Roma e ad Avellino. Il boom economico degli anni sessanta alimenta il flusso migratorio interno verso il Nord industrializzato dell’’Italia e dell’’Europa con partenze massicce, che impoveriscono tutto il tessuto umano, economico e sociale del paese: su un’area comunale di 39,29 Kmq oggi (2009) si contano appena 879 abitanti contro il picco massimo 2709 unità del 1960.

L’abitato è bello e conserva decorosamente il suo aspetto e corredo di borgo Medioevale, sempre recuperato anche dopo gli ultimi disastrosi terremoti del 1930 e del 1980. Suggestivo ed invitante è il passaggio del suo territorio comunale, ricco di boschi e di fontane attrezzati per pic-nic ed escursioni e, dagli anni Sessanta, del lago artificiale di San Pietro nella valle dell’’Osento. Qui, d’estate, si dà vita al “ Grande Spettacolo dell’’acqua” per iniziativa della Fondazione “ Insieme Per…….”  Meritano attenzione soprattutto le sua chiese ed il castello di fattura aragonese, acquistato dal comune nel 1996, in via di recupero ed in parte già fruibile per manifestazioni culturali. Monteverde è raggiungibile percorrendo la statale Ofantina con un’uscita sul ponte Pietra Dell’Oglio o l’autostrada Napoli –– Bari con uscita al casello di Lacedonia.