Nome completo: Repubblica Federativa del Brasile Lingue ufficiali: Portoghese Capitale: Brasilia Forma di governo: Repubblica presidenziale federale Presidente: Jair Bolsonaro Indipendenza: dal Portogallo nel 1822 Ingresso nell'ONU: 24 ottobre 1945 Superficie: 8.514.877 km² Popolazione: 209.387.885 Confini: Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname, Guyana francese (Francia) Uruguay, Argentina, Paraguay, Bolivia, Perù
Le origini del nome Brasile non sono del tutto chiarite: un'ipotesi è che esso derivi da "Pau brasil" il nome popolare in portoghese della Caesalpinia echinata, un albero della famiglia delle Fabaceae nativo della foresta vergine (Mata Atlântica) che ricopriva completamente le regioni litoranee del Brasile. Il nome “pau brasil” significa, letteralmente, “albero brasil”. La parola brasil potrebbe derivare dal colore rosso brace (brasa in portoghese) della resina del legno di questo albero o dal fatto che il Paese venisse sfruttato in origine come rifornimento di "legna da bruciare", come sostiene Claude Lévi-Strauss in Tristi tropici. Un'altra ipotesi è quella che deriva dal tempo successivo alla colonizzazione portoghese, quando alcuni naviganti parlavano di un'isola immaginaria al largo delle coste dell'Irlanda, chiamata Hy Brazil e che sarebbe stata in mezzo all'Atlantico; alcuni scrittori del XX secolo, tra cui Gustavo Barroso, hanno difeso la teoria che il nome del territorio dipendesse da questo piuttosto che dall'albero Il navigatore che per primo esplorò le coste del Brasile fu il fiorentino Amerigo Vespucci, nel 1499, seguito dallo spagnolo Vicente Yáñez Pinzón nel 1500. Vespucci fu il primo europeo a distinguere l'estuario del Rio delle Amazzoni, e raggiunse il cabo San Agustin. La scoperta ufficiale del Brasile avvenne il 22 aprile del 1500, per opera dell'esploratore portoghese Pedro Álvares Cabral, che arrivò nella zona dove oggi si trova Porto Seguro, nello Stato di Bahia
La colonizzazione vera e propria ebbe però inizio nel 1530; i regnanti portoghesi, preoccupati dalle invasioni di naviganti e pirati nelle terre lasciate fuori dal Trattato di Tordesillas, inviarono in Brasile Martim Afonso de Sousa con l'intenzione di colonizzare velocemente le nuove terre. Nel 1532 venne fondata São Vicente, che fu la prima città fondata dai portoghesi. Nel 1534, il re del Portogallo Giovanni III divise il Brasile in 12 territori (i capitanias) e li concesse a nobili affidatari (i donatários), che di fatto però diventarono signori feudali[16]. Nel 1548, per paura di una secessione, Giovanni III inviò in Brasile come governatore generale Tomé de Sousa, che il 29 marzo del 1549 fondò la capitale São Salvador da Bahia de Todos os Santos. Con l'inizio della colonizzazione ci furono alcuni tentativi di insediamento anche da parte di francesi e olandesi. I francesi, in particolare, tra il 1555 e il 1567, tentarono di stabilirsi nella zona dell'attuale Rio de Janeiro per poi spostarsi dal 1612 al 1614 nell'attuale São Luis, prima di essere definitivamente scacciati.
Nel XVII secolo vennero introdotte le coltivazioni del tabacco e specialmente della canna da zucchero, inizialmente a Bahia e successivamente anche a Rio de Janeiro. Questo importante sviluppo dell'agricoltura fu accompagnato dall'arrivo di numerosi schiavi africani, che andavano a sostituire per il lavoro nella piantagioni le popolazioni autoctone, ormai del tutto insufficienti a garantire la sussistenza di un'economia agricola produttiva. Verso la fine del XVII secolo vennero scoperti grandi giacimenti di oro nella regione del Minas Gerais. Nel 1604 gli olandesi guidati da Maurizio di Nassau, attirati dalle ricchezze del territorio, saccheggiarono Bahia e, tra il 1630 e il 1654, si stabilirono nelle colonie costiere del nordeste, dopo aver conquistato la città di Recife, nello Stato di Pernambuco, che divenne la capitale del Brasile olandese con il nome di Mauritsstad. Ben presto si trovarono però in uno stato di continuo assedio, anche per le alte tasse che avevano imposto alla popolazione, e nel 1654 venne firmata la resa col Trattato dell'Aia, che ebbe però effetto solo nel 1661 dopo qualche anno di guerre, quando gli olandesi furono costretti a ritirarsi definitivamente
Nel 1807, l'invasione da parte delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte obbligò il re del Portogallo Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel 1808 il re giunse a Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un'alleanza difensiva con l'Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale durante il viaggio). Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo status di colonia del paese. Questo fatto irritò coloro che esigevano il ritorno di Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel 1821 il re decise allora di lasciare suo figlio Pietro come reggente del Brasile, mentre egli rientrò a Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile, nel cosiddetto Dia do Fico (che letteralmente significa giorno di "io resto", in portoghese "Eu fico"). Il Portogallo, che si trovava già in condizioni abbastanza difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l'indipendenza il 7 settembre del 1822. Tuttavia, negli anni in cui Giovanni VI risiedeva in Brasile questo allargò i propri confini con la Guerra contro Artigas (1816-1820), che portò all'annessione della Provincia Cisplatina, l'odierno Uruguay.
L'emigrazione italiana in Brasile
Il Presidente del Brasile Lula con membri della comunità italo-brasiliana durante il Festival dell'Uva del 2007 nella città di Caxias do Sul (Rio Grande do Sul).Al suo fianco la moglie Marisa Letícia Rocco (italo-brasiliana di origine lombarda)
Quelli di loro più intraprendenti abbandonarono le campagne ed il sogno di diventare piccoli proprietari terrieri e si avventurano nel settore dei servizi, nel commercio, al dettaglio e all'ingrosso, contribuendo notevolmente al rapido sviluppo delle città brasiliane. Bràs, Bexiga, Barra Funda, Bon Retiro, sono alcuni dei quartieri completamente italiani, luoghi dove gli emigrati rinsaldavano le relazioni fra paesani, conservavano la loro cultura, come testimoniano le numerose feste dei Santi Protettori dei loro paesi d'origine. Gli Italiani che arrivarono in Brasile a quei tempi, a differenza dei Tedeschi, o dei Portoghesi, non rappresentavano ancora una cultura e una coscienza nazionale, non avevano in comune fra i vari gruppi di provenienza nemmeno la lingua.
La Lingua Italiana si diffuse successivamente grazie a due motivi. Da una parte motivi di unione: favorire le relazioni e i matrimoni tra italiani del Nord e italiani del Sud. Dall'altra motivi di separazione: per chi migliorava le sue condizioni economiche e sociali, per la classe media, l'uso del dialetto era una caratteristica delle classi sociali inferiori dalle quali dovevano distinguersi. In questo modo, più o meno velocemente, alcuni dei costumi delle culture di origine vennero abbandonati...
San Paolo San Paolo del Brasile è la più grande città del Brasile con più di 11 milioni abitanti, di cui la metà è di origine italiana. L'influenza culturale italiana è più visibile nelle vicinanze di Bixiga (Bela Vista), Brás e di Mooca. È considerata, al di fuori dell'Italia, la più grande città "italiana" dopo Roma.
Vitória Vitória è un'importante città del Brasile ubicata su un'isola, all'interno di una baia in cui sfociano diversi fiumi nell'Oceano Atlantico, capitale dello stato di Espírito Santo, localizzata nella parte sudorientale del Brasile, la più sviluppata del Paese con una popolazione di 314.042 abitanti[15]; un'area a forte urbanizzazione denominata "Regione Metropolitana di Vitória", che comprende 7 grandi comuni: Vitória (la capitale), Serra, Fundão, Vila Velha, Guarapari, Cariacica e Viana. La regione raccoglie 1.685.384 abitanti. La presenza italiana è grande in tutta la regione metropolitana. Ciò ha incominciato con "La Spedizione Tabacchi"[17] partita dal porto di Genova il 3 gennaio 1874, arrivata nel porto di Vitoria il 17 febbraio 1874; lo sbarco della nave "Sofia" è stato autorizzato solamente il 27 febbraio 1874. "La Spedizione Tabacchi" è considerata dagli storicisti il primo grande esodo di contadini italiani nel mondo dopo l'Unificazione. Dal 1874 fino al 1900 migliaia di italiani sbarcarono nei porti di Vitoria, São Mateus, Benevente, Santa Cruz, Piúma, Guarapari, Barra do Itapemirim, Cachoeiro de Itapemirim e Cachoeiro de Santa Leopoldina.
Criciúma Criciúma è una città situata nello stato di Santa Catarina, con una popolazione di 170.000 abitanti. Fu fondata il 6 gennaio 1880 da un gruppo di famiglie di Belluno, Udine, Vicenza e Treviso, la maggior parte delle quali di Cordignano, Cappella Maggiore e Vittorio Veneto.
Caxias do Sul
Caxias do Sul è la seconda più grande città nello stato di Rio Grande do Sul, venne fondata il 20 giugno 1890 da immigrati veneti. La lingua Talian (derivata dalla lingua veneta con contributi dal portoghese) è parlata ancora da molti abitanti. Nova Veneza
Nova Veneza nello stato di Santa Catarina. Fu fondata da immigrati veneti, dove tutt'oggi il 97% della popolazione di 15.000 abitanti è di origine italiana. Bento Gonçalves
Bento Gonçalves è una città nel Rio Grande do Sul, di 100.000 abitanti, di cui il 90% è di origine italiana.
Nova Trento La bandiera di Nova Trento, simile alla bandiera italiana, con i colori dello Stato di Santa Catarina in Brasile.
Nova Trento è una piccola città di 10.000 abitanti, nello stato di Santa Catarina. Fu fondata da immigrati trentini nel 1875, e ospita il secondo più grande centro religioso del Brasile. Dopo il 1876 arrivarono immigrati lombardi, veneti e toscani, ma anche tedeschi e polacchi. Fu fino il 1914 la più grande colonia austriaca del Brasile. Paolina Visintainer, oriunda da Vigolo Vattaro nell'allora Tirolo Italiano, è la prima santa "brasiliana", ha vissuto in questa città che vive in parte del turismo religioso.
Curitiba Curitiba è una città di 1.384.000 abitanti, capoluogo dello stato di Paraná. La comunità italiana è molto numerosa e vive principalmente nella vicinanze di Santa Felicidade, abitata da brasiliani di origine veneta e trentina.In questa località sono numerosi i ristoranti italiani, mentre la cultura italiana la si nota dappertutto. Porto Alegre
Porto Alegre è la capitale dello stato di Rio Grande do Sul, con 1.320.069 abitanti, ha una popolazione italiana enorme dal 1875.
Garibaldi Garibaldi, città capitale dello spumante brasiliano. Garibaldi è una città di 30.000 abitanti nello stato di Rio Grande do Sul. Nel 1875 immigrati italiani dal Veneto avviarono alcune piantagioni di uva nella regione: al giorno d'oggi produce i migliori vini del Brasile e l'80% dello spumante brasiliano vi viene prodotto. Il suo nome è un omaggio al rivoluzionario italiano Giuseppe Garibaldi e alla moglie brasiliana, Anita. Garibaldi è gemellata con la città di Conegliano (Treviso). Belo Horizonte
Belo Horizonte è la capitale dello stato di Minas Gerais, con 2.5 milioni di abitanti, di cui 1 milione di origine italiana.
Venda Nova do Imigrante è una piccola città di 20.000 abitanti, nello stato dell'Espírito Santo, dove la maggioranza della popolazione è di origine trevigiana.
Nova Bassano è una piccola città situata nello stato di Rio Grande do Sul, con una popolazione di 10.000 abitanti. Fu fondata nel 1895 da un gruppo di famiglie di Bassano del Grappa.
Nova Venécia e una piccola città di 40.000 abitanti, nello stato dell'Espirito Santo, la popolazione è per 80% di origine italiana.
Sono due comuni dello stato di Espírito Santo. Hanno una popolazione rispettivamente di oltre 400.000 e 20.000 abitanti, perlopiù discendenti di italiani. Per tale motivo in esse recentemente la lingua italiana è stata ufficialmente dichiarata "lingua etnica" e per tanto gode di uno status particolare in quanto al suo insegnamento e alla sua considerazione.
Altre località Santuario di Nostra Signora di Caravaggio a Farroupilha, Rio Grande do Sul.
Carlos Barbosa Flores da Cunha Nova Pádua Nova Roma do Sul Nova Veneza Antônio Prado Monte Belo do Sul Urussanga Veranópolis Vinhedo Guaporé Farroupilha Nova Milano Nova Bréscia Nova Treviso Siderópolis (ex Nova Beluno) Monteberico Muniz Freire Espirito Santo Alfredo Chaves Espirito Santo Nova Verona Comune di São Mateus, Espirito Santo Novo Brasil (ex-Nova Italia, adesso appartiene al Comune di Governador Lindenberg, Espirito Santo) Colatina Espirito Santo Castelo Espirito Santo Nova Mantua Comune di Alfredo Chaves, Espirito Santo Cachoeiro de Itapemirim Espirito Santo Vargem Alta Espirito Santo Muqui Espirito Santo Atílio Vivácqua Espirito Santo Iconha Espirito Santo Anchieta Espirito Santo Piúma Espirito Santo Conceição do Castelo Espirito Santo Iúna Espirito Santo Guaçuí Espirito Santo Alegre Espirito Santo Rio Novo do Sul Espirito Santo Marechal Floriano Espirito Santo Pedra Azul-Distrito de Aracê Comune di Domingos Martins, Espirito Santo São Paulo do Aracê-Distrito de Aracê Comune di Domingos Martins, Espirito Santo Afonso Cláudio Espirito Santo Brejetuba Espirito Santo Jerônimo Monteiro Espirito Santo Ibiraçu Espirito Santo Itarana Espirito Santo Itaguaçu Espirito Santo João Neiva Espirito Santo São Roque do Canaã Espirito Santo Baixo Guandu Espirito Santo Aracruz Espirito Santo Marilândia Espirito Santo Linhares Espirito Santo Alto Bergamo Comune di João Neiva, Espirito Santo Demétrio Ribeiro Comune di João Neiva,Espirito Santo Rio Bananal Espirito Santo Valsugana Velha Comune di Santa Teresa, Espirito Santo Valsugana Nova Comune di Santa Teresa, Espirito Santo Nova Lombardia Comune di Santa Teresa, Espirito Santo Vale Caravaggio Comune di Santa Teresa, Espirito Santo Governador Lindenberg Espirito Santo São Domingos do Norte Espirito Santo Pancas Espirito Santo Águia Branca Espirito Santo Barra de São Francisco Espirito Santo São Gabriel da Palha Espirito Santo Vila Valério Espirito Santo Jaguaré Espirito Santo Sooretama Espirito Santo São Mateus Espirito Santo Boa Esperança Espirito Santo Ecoporanga Espirito Santo Ponto Belo Espirito Santo Montanha Espirito Santo Pedro Canário Espirito Santo Pinheiros Espirito Santo Dores do Rio Preto Espirito Santo Ibitirama Espirito Santo Ibatiba Espirito Santo Alto Rio Novo Espirito Santo Água Doce do Norte Espirito Santo Mantenópolis Espirito Santo
Italo-brasiliani tra i più rinomati vanno citati:
Gianne Albertoni, modella José Altafini, calciatore Alessandra Ambrosio, modella Rubens Barrichello, pilota Juliano Belletti, calciatore Hilderaldo Bellini, calciatore Enrique Bernoldi, pilota Júlio Sérgio Bertagnoli, calciatore Gino Bianco, pilota Luciano Burti, pilota Adriana Calcanhotto, cantautrice Alberto Camerini, cantante Cicinho, calciatore Jeisa Chiminazzo, modella Daniella Cicarelli, modella e conduttrice televisiva Dino da Costa, calciatore Diego, calciatore Vicente Feola, calciatore e allenatore Christian Fittipaldi, pilota Emerson Fittipaldi, pilota Wilson Fittipaldi Júnior, pilota Isabeli Fontana, modella Itamar Franco, ex-Presidente del Brasile (1992-94) Egberto Gismonti, musicista Anfilogino Guarisi, calciatore Chico Landi, pilota Geremia Lunardelli, imprenditore Anita Malfatti, pittrice Amantino Mancini, calciatore Guido Mantega, ministro delle finanze brasiliano Doni Marangon, calciatore Felipe Massa, pilota Fabrizio Moretti, musicista Thiago Motta, calciatore Carlos Pace, pilota Antonio Pizzonia, pilota Candido Portinari, pittore Roberto Rivelino, calciatore Marisa Leticia Rocco Casa, sindacalista e moglie dell'ex-Presidente Lula. Renato Russo, cantautore Dino Sani, calciatore Luiz Felipe Scolari, allenatore di calcio Ayrton Senna, pilota Chico Serra, pilota José Serra, politico Jot Tagliavini, sociologo, fotografo Angelo Benedicto Sormani, calciatore Rodrigo Taddei, calciatore Toquinho, cantautore, pseudonimo di Antonio Pecci Filho Caroline Trentini modella Carlos "Dunga" Verri, calciatore Mario Zagallo, calciatore Ricardo Zonta, pilota Nara Leão (Nara Lofiego Leão), cantante di bossa nova, nata a Vitória, Espírito Santo, discendente di emigranti di Castelluccio Superiore. José de Anchieta Fontana, calciatore nato in Espírito Santo. Fontana conta 7 presenze con la Nazionale brasiliana, con cui esordì l'8 giugno 1966 in amichevole a Rio de Janeiro contro il Perù (3-1). Luz del Fuego, pseudonimo di Dora Vivacqua, attrice-ballerina, nata in Espírito Santo, discendente di emigranti originari di Castelluccio Superiore. Fernanda Montenegro, attrice brasiliana è di origine sarda , Oristano) discendente delle famiglie Pinna, Nieddo e Ferrari. Athirson Mazzoli de Oliveira, calciatore discendente di emigranti italiani che sono entrati in Espírito Santo nel XIX secolo. Sávio Bortolini Pimentel, calciatore nato a Vila Velha, Espírito Santo. Anderson França Varejão, cestista di origine trentina, nato in Espírito Santo, discendente della famiglia Fontana. Alison Conte Cerutti, è un giocatore di beach volley italo-brasiliano nato a Vitória, Espírito Santo. Max Cavalera, cantante e chitarrista. Igor Cavalera, batterista. Oscar Magrini, attore Adoniran Barbosa (pseudonimo di João Rubinato), cantante Eliseu Visconti, pittore impressionista Gobbato Celeste enologo, politico Paulo Menotti del Picchia, poeta Renata Fan, Giornalista e conduttrice televisiva Monalisa Perrone, Giornalista e conduttrice televisiva
Il Talian
Gli oltre 4 milioni di italo-brasiliani che parlano (bene o parzialmente) l'italiano, spesso conservano anche il dialetto originario della regione italiana da cui sono venuti i loro antenati. Un gruppo molto numeroso è quello veneto nel Brasile meridionale, che ha creato il talian. Il Presidente del Brasile Lula con membri della comunità italo-brasiliana durante il Festival dell'Uva del 2007 nella città di Caxias do Sul (Rio Grande do Sul). Al suo fianco la moglie Marisa Letícia Rocco (italo-brasiliana di origine lombarda) Infatti emigranti italiani iniziarono a colonizzare la regione del Brasile meridionale alla fine degli anni settanta dell'Ottocento, specialmente gli stati di Santa Catarina, Paraná, Rio Grande do Sul nella Regione Sud del Brasile e Espírito Santo nella Regione Sud-Est del Brasile. Questi coloni venivano da molte regioni differenti dell'Italia, soprattutto settentrionale, ma molti parlavano il veneto. Col tempo emerse un idioma di koiné unicamente sud-brasiliano a base veneta: il talian. Fu però molto influenzato non soltanto da altri dialetti dell'Italia ma anche dal portoghese, lingua nazionale del Brasile. Il Talian non è considerato una lingua creola nonostante la preponderanza di prestiti lessicali portoghesi, perché la grammatica ed il lessico rimangono fondamentalmente veneti. Come il Riograndenser Hunsrückisch (hunsriqueano riograndense), il principale idioma tedesco parlato da brasiliani del sud di origine tedesca, il Talian ha sofferto un grande deprezzamento dagli anni quaranta. A quel tempo, l'allora presidente Getúlio Vargas iniziò una campagna nazionalistica (simile al Nacionalismo della confinante Argentina o della stessa Italia fascista) per provare a costringere i locutori non portoghesi del Brasile ad "integrarsi meglio" nella cultura dominante nazionale. Parlare Talian o Hunsriqueano in pubblico o persino nella propria casa era considerato offensivo e antipatriottico e meritevole di severe punizioni. Come risultato del trauma delle politiche di Vargas, c'è al giorno d'oggi uno stigma associato ad esse, che sta fortunatamente scomparendo.
Il brasile e il calcio
La Nazionale di calcio del Brasile (port. Seleção Brasileira de Futebol, per questo nota informalmente come Seleção) è la rappresentativa calcistica del Brasile ed è posta sotto l'egida della Confederação Brasileira de Futebol.
Quella verdeoro, come si usa chiamarla in Italia, è la Nazionale di calcio più titolata del mondo, avendo vinto 5 volte i Campionati mondiali di calcio (1958, 1962, 1970, 1994, 2002). Per questa ragione il Brasile è soprannominato anche Pentacampeão (Pentacampione). Nel suo palmarès figurano anche 8 Coppe America e 4 FIFA Confederations Cup.
La Nazionale di calcio brasiliana è l'unica al mondo ad aver partecipato a tutte le 20 edizioni del Campionato mondiale di calcio dal 1930 ad oggi. Detiene inoltre il primato di permanenza al primo posto della Classifica mondiale della FIFA, che ha comandato senza interruzioni dal luglio 1994 al luglio 2001 e successivamente da giugno 2002 a febbraio 2007. A luglio dello stesso anno, dopo quattro mesi di assenza dal primo posto, grazie alla vittoria nella Coppa America 2007 il Brasile è riuscito a tornare in testa alla classifica, mantenendo il vertice fino ad ottobre 2009. Ha occupato nuovamente il primo posto da aprile a maggio 2010, poi scalzata dalla Spagna nuova campionessa del mondo. Sette le finali dei Mondiali disputate.
È una delle tre nazionali (insieme a Spagna e Germania) che hanno conquistato un mondiale fuori del proprio continente; tra le otto vincitrici di un mondiale è l'unica, con la Spagna, a non averlo mai vinto in casa. Il Brasile ha trionfato, infatti, in Europa (Svezia 1958), in Nordamerica (Messico 1970 e USA 1994) e in Asia (Giappone e Corea del Sud 2002) e nella edizione casalinga del 1950 e in quella del 1998 in Francia ha preso l'argento. Vinse anche in Sudamerica, ma fuori dai confini nazionali, il Mondiale di Cile 1962.
La Nazionale di calcio brasiliana ha ospitato la ventesima edizione dei Mondiali di calcio, nel 2014 (sessantaquattro anni dopo avere ospitato l'edizione del 1950), dopo la candidatura annunciata già dal 2003 e in seguito confermata ufficialmente il 30 ottobre 2007 dalla FIFA a Zurigo. Il Brasile è la quinta nazione ad avere ospitato due edizioni dei Mondiali di calcio, dopo il Messico, l'Italia, la Francia e la Germania.
Gli anni d'oro con Pelé (1958-1970)
Il celebre gol di Pelé alla Svezia nella finale dei mondiali del 1958. Nel 1958 il Brasile vinse il suo primo titolo mondiale battendo in finale i padroni di casa della Svezia per 5-2, diventando la prima nazionale a vincere un mondiale fuori dai confini continentali (l'impresa sarebbe poi stata ripetuta nel 2002 in Asia). Da notare, in questa edizione, l'affacciarsi sulla scena del calcio internazionale di Pelé, all'epoca appena diciassettenne e autore, proprio nella finale, di un gol ritenuto fra i più belli di sempre. Nel 1962, in Cile, il Brasile conquistò nuovamente il titolo, sconfiggendo i padroni di casa nella semifinale. Garrincha fu il protagonista, in particolar modo dopo l'infortunio subito da Pelé nel secondo incontro del torneo, che costrinse o Rey a saltare le restanti partite. Dopo il Mondiale svoltosi in Inghilterra nel 1966, dove i verde-oro furono eliminati al primo turno, il Brasile vinse la sua terza Coppa del Mondo in Messico nel 1970 battendo l'Italia per 4-1 e presentandosi al torneo iridato con quella che venne considerata la migliore squadra nazionale di tutti i tempi; Pelé, alla sua ultima finale mondiale, Carlos Alberto, Jairzinho, Tostão, Gérson e Rivelino. Con questo successo conquistò la Coppa Rimet per la terza volta e poté quindi tenersela a titolo definitivo secondo quanto previsto dal regolamento FIFA allora vigente. Il trofeo sarà poi rubato e non più ritrovato.
Tra i più grandi calciatori brasiliani
Luís Vinícius de Menezes, meglio conosciuto con il nome di Luís Vinício
(Belo Horizonte, 28 febbraio 1932), è un allenatore di calcio ed ex calciatore brasiliano.
Il 21 aprile 2012 allo stadio Menti di Vicenza, durante la partita Vicenza-Sampdoria, conclusasi per 1-1, tra i due tempi a Luís Vinício è stata consegnata una targa commemorativa per la sua carriera, infine è stato applaudito dal pubblico vicentino.
In Italia Giunto in Italia a 23 anni, fu subito adottato dalla tifoseria napoletana e ribattezzato 'O lione.
Si mise infatti in luce come grande realizzatore: al suo esordio, il 18 settembre 1955 (Napoli-Torino 2-2), andò in gol dopo appena quaranta secondi di gioco. Arrivò secondo nella classifica cannonieri del 1956-1957, con 18 reti (realizzando anche un poker in un Palermo-Napoli terminato 1-4.) e quarto in quella del 1957-1958, con 21. Il 6 dicembre 1959, inaugurò lo Stadio San Paolo, con un gol in semi-sforbiciata, che permise al Napoli di battere la Juventus 2-1
Nel 1960, dopo cinque stagioni a Napoli e 69 reti, passò al Bologna. Dopo una prima stagione fra i felsinei, l'anno successivo giocò poche gare, venendogli preferito il giovane Harald Nielsen (che sarà poi per due volte consecutive capocannoniere della Serie A).
Nell'estate del 1962 torna perciò sconsolato in Brasile, tuttavia è presto richiamato in Italia dai dirigenti del Lanerossi Vicenza che gli offrono un nuovo contratto. Dopo un discreto primo anno, torna a segnare con regolarità e realizza 17 reti nel 1963-1964, regalando ai veneti il sesto posto in assoluto e arrivando terzo fra i marcatori. Nel 1964-1965 ottiene il decimo posto in campionato, mentre nel 1965-1966 segna 25 gol (il primo a raggiungere questa quota dopo di lui sarà Marco van Basten nel 1991-1992) che gli valgono il titolo di capocannoniere e al Lanerossi il quinto posto davanti al Milan.
Nell'estate del 1966 lascia Vicenza perché chiamato da Helenio Herrera alla corte della Grande Inter. In nerazzurro disputa 8 partite in campionato realizzando un gol. Dopo una stagione, e già trentacinquenne, torna a Vicenza, dove chiude la sua carriera agonistica, oltrepassando la quota di 150 reti in Serie A e contribuendo con le sue marcature all'ennesima salvezza consecutiva dei biancorossi. Cospicuo il suo bilancio all'ombra dei Berici: 141 gare e 68 reti che gli valgono il titolo di bomber biancorosso di tutti i tempi in Serie A.
José João Altafini,
noto in Brasile anche come "Mazzola" per la somiglianza con Valentino Mazzola[1] (Piracicaba, 24 luglio 1938), è un ex calciatore e commentatore televisivo brasiliano naturalizzato italiano. Ha fatto parte della Nazionale di calcio del Brasile, con cui si è laureato campione del mondo nel 1958 e, dal 1961, di quella italiana.
Nasce in una famiglia molto povera, da Gioacchino Altafini e Maria Marchesoni, entrambi italiani emigrati in Brasile [2]. Già a nove anni si divide tra scuola e lavoro sino a conseguire un diploma di meccanico in un istituto professionale.
Alla fine degli anni sessanta Josè Altafini è protagonista di una traversìa familiare che ha una vasta eco sulla stampa scandalistica. Infatti il giocatore (all'epoca già sposato con una ragazza brasiliana) si era innamorato di Annamaria Galli, moglie del suo compagno di squadra Paolo Barison. La donna, madre dei tre figli dell'ala sinistra milanista, andò a vivere con Altafini lasciando il marito: lo scandalo generato da questa situazione, considerati anche i tempi in cui accadde, fu enorme. Altafini e la Galli convolarono poi a nozze nel maggio 1973. Dà i primi calci nell’Esporte Clube XV de Novembro, una squadra minore della sua città natale. Nella sede del club è affissa una foto del Grande Torino e, notando la somiglianza del ragazzo con il compianto Valentino Mazzola, gli si attribuisce il nome d’arte di "Mazola" (con una sola "z"), spesso citato anche con due "z". José Altafini con la maglia del Milan
Nel luglio del 1955, entra a far parte delle giovanili del Palmeiras di San Paolo, la squadra degli italo-brasiliani. Il 29 gennaio 1956, debutta in prima squadra, entrando nel secondo tempo di un'amichevole contro il Catanduva e, con una doppietta, stabilisce il record - tuttora imbattuto - del più giovane marcatore della storia del Palmeiras (17 anni, 6 mesi e 5 giorni)
Con la maglia bianco-verde, gioca due Campionati dello Stato di São Paulo (1956 e 1957), segnando 32 reti in 63 partite[10]; 85 gol in 114 partite, conteggiando anche le partite amichevoli e semi ufficiali, con una media di 0,74, che è tuttora la quinta di sempre nella storia del Palmeiras. Il 9 giugno 1957, segna cinque reti in Palmeiras-Noroeste 5-0 e anche questo è un record (sia pure a pari merito)[11]. Il 6 marzo 1958, segnando due reti al Santos di Pelè, Pepe e Zito, è uno dei protagonisti della storica partita Santos-Palmeiras 7-6 nel Torneo Rio-San Paolo
In vista dei mondiali di Svezia, disputa - segnando - alcuni incontri amichevoli di preparazione in Italia, contro la Fiorentina e l’Inter; in quest'occasione è visionato dai dirigenti del Milan, che lo acquistano per 135 milioni José Altafini con la maglia del Napoli
Approdato ai rossoneri ad appena vent'anni, conferma anche in Italia le sue doti di cannoniere. Il 27 marzo 1960, segna 4 goal contro l'Inter, in un derby che si conclude 5-3 a favore dei rossoneri. Il 12 novembre 1961 riserva lo stesso trattamento alla Juventus (4 gol). Nel campionato 1961-1962, vince la classifica dei marcatori a pari merito con Aurelio Milani.
In sette stagioni al Milan, vince due scudetti (1958-1959 e 1961-1962) e una Coppa dei Campioni (1962-1963) realizzando, in quella edizione del torneo, 14 reti (record della competizione fino al 2013-2014, stagione in cui verrà superato da Cristiano Ronaldo autore di 17 gol). Nella partita con l'Union Luxembourg, vinta per 8-0, segna cinque reti, stabilendo un altro record che divide tuttora con otto atleti. È sua la doppietta con la quale il Milan supera per 2-1, in finale, i portoghesi del Benfica.
Nel 1965, per polemiche con Amarildo e Paolo Ferrario, lascia il Milan per trasferirsi a Napoli, dove forma un "duo delle meraviglie" con il fantasista italo-argentino Omar Sivori e gioca altri sette anni. Il 31 dicembre 1967, in Napoli-Torino 2-2, realizza, in rovesciata acrobatica, un golaço che manda in visibilio la tifoseria. Nel 1967-68 contribuisce, con il secondo posto nella classifica dei marcatori, al miglior piazzamento (2º posto) della squadra partenopea in Serie A, sino ad allora. José Altafini, insieme a Dino Zoff, con la maglia della Juventus
Alla fine del 1972 approda alla Juventus, insieme al compagno di squadra Dino Zoff. Nonostante l'età non più verdissima e pur partendo dalla panchina, vince da protagonista due scudetti, nelle stagioni 1972-1973 e 1974-1975, risultando spesso risolutivo. Contribuisce al raggiungimento della finale della Coppa dei Campioni 1972-1973 da parte dei bianco-neri, segnando un gol nei quarti di finale, contro l'Újpesti Dózsa e con una doppietta in semifinale, contro il Derby County.
Della sua militanza juventina si ricorda, particolare, il gol segnato in Juventus-Napoli del campionato 1974-75, con la classifica che vedeva la Juventus prima e il Napoli secondo a due punti. Entrato a pochi minuti dalla fine, Altafini segna all'88' il gol del 2-1, che consente alla Juventus di staccare il Napoli e vincere il campionato. Pochi giorni dopo la partita, su un cancello di accesso dello Stadio San Paolo di Napoli appare la scritta «José core 'ngrato», ricordando i trascorsi napoletani dell'attaccante.
Complessivamente nella sua carriera italiana ha segnato 216 reti in 459 gare di campionato, quarto assoluto per realizzazioni (dopo Piola, Totti e Nordahl, e a pari merito con Meazza); è posizionato al secondo posto, dopo Javier Zanetti, per presenze in Serie A, fra i calciatori non nati in Italia.
Nel 1976 firma un contratto con il Chiasso, che milita nel campionato svizzero di seconda divisione; la squadra consegue la promozione in Super League, anche grazie alle sue reti. Gioca un altro anno in prima divisione con il Chiasso. Chiude la carriera nel 1980, a quarantadue anni, nel Mendrisiostar, una squadra di seconda divisione elvetica, dopo venticinque anni di calcio professionistico.