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25 maggio

Quechua

Cabildo

Italo Argentini

Emigrati

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Nome ufficiale:       República Argentina
Lingue ufficiali:     Spagnolo
Altre lingue:         italiano, tedesco
Capitale:             Buenos Aires  3.000.000
Forma di governo:     Repubblica presidenziale federale
Presidente:           Mauricio Macri
Indipendenza:         Dalla Spagna, 9 luglio 1816

Ingresso nell'ONU:    24 ottobre 19451
Superficie:           2.780.403 km²
Popolazione:          46 507 760 ab. (2014)

 

 

 

 

 

 

  

Nel 1853 l'Argentina divenne una repubblica federale. Lo Stato Federale profuse un grande impegno nel progetto di una colonizzazione agricola che attirò una parte consistente delle popolazioni europee migranti.

Si registrano in questo periodo i primi tentativi di immigrati italiani di acquisire lotti fondiari dalle province o direttamente dallo stato argentino. All'inizio si trattò di piccoli gruppi di persone, ma tra il 1860 e il 1878 l'acquisizione di nuove grandi porzioni di Pampa diede una notevole spinta alla politica fondiaria governativa.

La Comision de Inmigracion nacque proprio per aumentare la produzione agricola e favorire l'immigrazione contadina nel Paese. Del resto, la produzione agricola era insufficiente al fabbisogno nazionale: i cereali venivano importati pagandoli col ricavato della vendita delle carni.

Nella Provincia di Buenos Aires già dal 1870un provvedimento assegnava gratuitamente lotti di terreno a giovani coppie di agricoltori a condizione che vi costruissero una casa e che li coltivassero.

Fu però la legge sulla colonizzazione e l'immigrazione varata nel 1876 dal Governo argentino che spinse molti emigranti a muoversi dall'Italia, e in particolare dalla Calabria, per tentare la fortuna in Argentina.

La legge prevedeva che i terreni fossero divisi in lotti di quarantamila ettari per insediamenti urbani e suburbani, offrendo sia la possibilità di assegnazioni di terreno gratuite, sia pagabili ratealmente a prezzi molto contenuti. Per gli acquirenti gli unici obblighi erano quelli della residenza e della coltivazione delle terre.

Secondo il censimento del 1895, su un totale di 407.503 proprietari agricoli più di un quarto erano di nazionalità straniera e fra essi 62.975, cioè più della metà, erano italiani.

 

 

 

 

 

Venerdì 25 maggio

Con la locuzione Rivoluzione di Maggio (in spagnolo Revolución de Mayo) si indica una serie di avvenimenti rivoluzionari accaduti nella settimana tra il 18 e il 25 maggio 1810 (detta "Settimana di Maggio" o, in spagnolo Semana de Mayo) nella città di Buenos Aires, allora capitale del Vicereame del Río de la Plata, una dipendenza coloniale spagnola. Al termine di tali avvenimenti il viceré Baltasar Hidalgo de Cisneros fu deposto e sostituito da un governo locale, la Prima Giunta (Primera Junta). La "Piramide di Maggio", posta in Plaza de Mayo, l'antica Plaza de la Victoria, ricorda gli avvenimenti della Rivoluzione di Maggio>La mattina del 25 maggio, nonostante le brutte condizioni atmosferiche,una grande folla cominciò a radunarsi davanti al cabildo, guidata dai miliziani popolari di French e Beruti. Chiesero la sostituzione della giunta eletta il giorno precedente, le definitive dimissioni di Cisneros e l'elezione di una nuova giunta che non lo includesse.
Lo storico Bartolomé Mitre affermò che nell'occasione French e Beruti distribuirono coccarde blu e bianche ai presenti; gli storici posteriori mettono in dubbio tale affermazione, ma credono possibile che siano stati distribuiti segni identificativi ai rivoluzionari.  

Il Cabildo si riunì alle nove di mattina e respinse le dimissioni di Cisneros, affermando la totale illegittimità delle pretese della folla nel voler influenzare le proprie decisioni. Pretese inoltre che l'agitazione popolare fosse repressa con la forza; a questo fine convocò i principali comandanti militari, ma questi si rifiutarono di obbedire. Molti di loro, incluso Saavedra, non si presentarono;quelli che lo fecero affermarono di non essere in grado di appoggiare il governo, e, nel caso in cui avessero cercato di ordinare la repressione, le loro truppe si sarebbero rivoltate.[La folla aumentò e circondò il cabildo. Leiva e Lezica chiesero che esprimesse alcuni portavoce in grado di portare le richieste dei manifestanti; tra di essi si presentarono anche French e Beruti.

Il Cabildo sostenne che la città di Buenos Aires non poteva arrogarsi il diritto di spezzare il sistema politico del Vicereame senza discuterne con le province; French replicò che la convocazione di un Congresso era già stata decisa. Il Cabildo rifiutò di piegarsi finché non si udirono i rumori della folla provenire dall'interno stesso dell'edificio; Martín Rodríguez affermò che l'unico modo di calmare la folla fosse quello di accettare le dimissioni di Cisneros. Leiva accettò e convinse gli altri membri, riuscendo così a fare indietreggiare la folla nella piazza.

La folla tornò poco dopo a circondare il cabildo ancora una volta, pretendendo che la nuova giunta fosse eletta dai manifestanti e non dal Cabildo, che chiese alla folla di consegnare un documento con le richieste dei dimostranti. Il documento fu consegnato dopo un lungo intervallo, corredato da 411 firme;il foglio proponeva una nuova composizione della giunta e una spedizione di 500 uomini nelle altre città del Vicereame per assistere le province.Nel frattempo le condizioni meteorologiche erano migliorate, e il sole cominciò a far capolino dalle nuvole, facendo pensare ad un buon augurio per la rivoluzione; il "sole di maggio", creato qualche anno più tardi e inserito nella bandiera nazionale, è riferito proprio a questa situazione.


Il Cabildo accettò il documento ed uscì sul balcone dell'edificio per sottoporlo direttamente alla popolazione per la ratifica,ma, a causa dell'ora tarda, il numero delle persone presenti nella piazza era notevolmente diminuito. Leiva ridicolizzò la pretesa dei portavoce di parlare a nome degli abitanti della città; questo fece perdere la pazienza alla folla ancora presente. Beruti non accettò alcun rinvio e dichiarò di essere pronto a chiamare la popolazione alle armi; di fronte alla prospettiva di uno scoppio di violenza le richieste popolari furono rapidamente lette e ratificate dai presenti.La Prima Giunta (Primera Junta) fu così formata. Saavedra, designato alla presidenza, parlò alla folla e si spostò in seguito al forte, tra salve d'artiglieria e rintocchi di campane. Nel frattempo Cisneros informò Santiago de Liniers a Córdoba su quanto era successo a Buenos Aires chiedendogli un'operazione militare contro la nuova giunta.
 

 

 

 

Quechua

 

 

La lingua dei popoli è il quechua. Essa deriva direttamente dall’antica lingua degli Incas ed è oggi parlata da circa 3 milioni di Indios che costituiscono il più importante gruppo linguistico del continente. Fanno parte di questo gruppo la maggior parte degli abitanti del Perù e della Bolivia, e alcune minoranze dell’Ecuador, della Colombia e dell’Argentina. I principali gruppi etnici che parlano questa lingua e che e formano i popoli andini sono i Quechua veri e propri, originari della regione di Cuzco.
Gli andini sono gente poco espansiva, spesso malinconica, che tratta con distacco i bianchi “usurpatori”.  I Quechua, gli Aymara e le altre comunità delle diverse vallate si distinguono per l’abbigliamento e soprattutto per i vistosi  cappelli che portano le donne. Nelle regioni più isolate i cappelli di feltro hanno origini molto antiche, hanno la forma di ruota svasata e sono adorni di galloni, fiori e ricami. In altre sono a tronco di cono, con la falda larga, simili a quelli usati in Europa nel’ 600. Le donne Aymara portano in capo minuscole  bombette di feltro che hanno adottato in sostituzione . gli uomini portano le brache al ginocchio e si proteggono dal freddo con una sorta di zuccotto di maglia, detto chullu; sopra la camicia indossano un ampio poncho di lana tessuta a mano.  

 

 


I Quechua allevano animali e piante adattati alle abitudini e al clima della regione. La patata, probabilmente addomesticata proprio dagli Indios andini, è tuttora la coltura fondamentale dei Quechua che, oltre a sfruttarla come alimento immediato, hanno scoperto anche il modo di conservarla mantenendone i principi nutritivi. I lama sono utilizzati soprattutto come animali da soma e per la loro lana. Essi sono in grado di portare piccoli carichi destinati al mercato. I mercati avvengono sempre all’aperto e ogni sabato. Uno dei più vivaci mercati è tenuto a Pisac, nella Valle Sacra degli Incas.

 

 

 

 

 

 

 

Cabildo

Un cabildo, o ayuntamiento, era un organo collegiale coloniale spagnolo che governava un comune. I cabildos venivano a volte nominati, a volte eletti, ma erano considerati rappresentazione dei proprietari terrieri di tutti i nuclei familiari (vecinos). Il cabildo coloniale era essenzialmente lo stesso di quello che si sviluppò nella Castiglia medievale. Il cabildo era la rappresentazione legale del comune e dei vecinos davanti alla corona, ed erano tra le prime cose create dai conquistadores dopo (o, a volte, prima) aver conquistato un'area. Ad esempio Hernán Cortés fondò La Villa Rica de la Vera Cruz per liberarsi dall'autorità del Governo di Cuba. Il termine cabildo ha la stessa radice latina (capitulum) del termine italiano "capitolo". Storicamente il termine ayuntamiento è spesso preceduto dalla parola excelentísimo come allocuzione, quando ci si riferiva al consiglio. 

Quando nel 1882 il governo decise di concedere gratuitamente venticinque ettari di terreno a nuclei familiari, i coloni cercarono di ottenere in concessione le terre più vicine alla coste: da Santa Fé a Buenos Aires, da Corrientes a Entre Rios la politica agricola delle province argentine attirò il più grande flusso di emigranti contadini della storia moderna. Gli argentini si possono definire un "popolo trapiantato". Infatti, dalla seconda metà dell'800 fino al 1930 quasi 6 milioni di Europei sono emigrati sulle rive del Rio della Plata. Una seconda colonizzazione, dopo quella spagnola, ha così ridefinito la mappa culturale ed etnica di questa regione. Tra il 1850 e il 1930 l'America Latina è stata la meta di oltre 14 milioni di persone, di cui il 76,8% sono entrati in Argentina. All'epoca del primo censimento nazionale nel 1869 il Paese aveva appena 1.800.000 abitanti. L'aumento della popolazione negli anni successivi è stato notevole: tra il 1895 e il 1914 il Paese è passato da 3.954.911 abitanti a 7.885.237. E il fattore decisivo è stato quello dell'immigrazione.

   

L'arrivo dei bastimenti dall'Europa ha provocato inoltre una vera e propria mutazione nella composizione della popolazione per sesso e per età. Quasi tutto in Argentina può essere collegato agli italiani, come scrive Luigi Einaudi in Un principe mercante, studio sulla espansione coloniale italiana, pubblicato nel 1900: «L'Argentina sarebbe ancora un deserto, le sue città un impasto di paglia e fango senza il lavoro perseverante, senza l'audacia colonizzatrice, senza lo spirito di intraprendenza degli italiani. Figli d'Italia sono stati coloro che hanno creato il porto di Buenos Aires, che hanno colonizzato intere province vaste come la Francia e l'Italia; sono per nove decimi italiani quei coloni che hanno dissodato l'immensa provincia di Santa Fé, dove ora si diparte il grano che inonda i mercati europei; sono italiani coloro che hanno intrepidamente iniziato la coltura della vite sui colli della provincia di Mendoza, sono italiani moltissimi tra gli industriali argentini, ed italiani i costruttori e gli architetti dell'America del Sud, e italiano è quell'imprenditore, il quale, emulo degli inglesi, ha costruito sulle rive del Plata per piùEmigrazione di mezzo miliardo di opere pubbliche». I primi italiani giunsero in Argentina già nella prima metà dell'800, quando Buenos Aires era poco più di una cittadina sulle rive del Rio de la Plata.


Scrive ancora Einaudi che agli «italiani spetta il merito maggiore di avere ivi ideato e costruito, seppure con capitali stranieri, l'ampio porto che costituisce l'orgoglio e la fortuna di Buenos Aires ed è una delle principali opere del secolo; ad italiani il vanto di avere trasformato un fangoso fiumiciattolo in un ampio e profondo canale, donde si dipartono le navi che recano la vita ed il movimento nelle più lontane regioni del sistema fluviale Platense». I primi ad arrivare furono i liguri,che erano avvantaggiati dal fatto di avere lunghe tradizioni marinare e quindi consolidate relazioni commerciali grazie agli armatori genovesi.

Seguirono, a distanza di pochi anni, piemontesi e lombardi richiamati, anch'essi, dalla propizia congiuntura economica e dalle notevoli possibilità di sviluppo offerte dal paese sudamericano. Il primo giornale che gli italiani fondarono in Argentina nel 1854 fu "L'Italiano", seguito quindi da "La Legione Agricola" (1856), "L'operaio Italiano", "Il Maldicente" e "La patria degli italiani".Tutti questi fogli erano redatti da mazziniani esuli in America Latina, ancora strettamente legati al pensiero risorgimentale.


La comunità degli italo-argentini, considerando sia gli italiani residenti nel Paese (oltre mezzo milione quelli censiti dall'AIRE[3]), sia gli oriundi italiani con doppio passaporto, giunge secondo diverse stime a superare le 664.597 persone. Tenendo conto degli argentini di origine italiana, questi rappresentano il primo gruppo etnico del paese sudamericano con 20/25 milioni di persone, più del 50% della popolazione argentina riconosce una qualche discendenza da avi italiani. La comunità degli italo-argentini sarebbe inoltre, in termini assoluti, la seconda al mondo dopo quella italo-brasiliana e seguita dagli italoamericani.
La componente di origine italiana, insieme a quella spagnola costituisce di fatto l'ossatura principale della società argentina. La cultura del Paese ha inoltre molte connessioni con quella italiana, anche riguardo alla lingua, agli usi e alle tradizioni.
Piccoli gruppi di italiani cominciarono ad arrivare in Argentina già dalla seconda metà del XVIII secolo, tuttavia è tra il 1870 e il 1930 che si ebbe il grande afflusso del cosiddetto periodo della grande emigrazione. Secondo le stime partirono dall'Italia verso l'Argentina circa 3 milioni di persone tra il 1876 e il 1976. Se da un lato gli italiani a cavallo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo partivano per sfuggire a condizioni di diffusa povertà, elevata pressione demografica e forte tassazione, d'altro canto in quel periodo l'Argentina era un paese con un forte bisogno di immigrati: l'impegno di accoglienza, sancito fin nella costituzione del 1853, trovava le sue ragioni in un paese di fatto sottopopolato (la popolazione argentina, un paese 9 volte l'Italia, nel 1850 era di sole 1.100.000 unità e desideroso di popolare le grandi regioni conquistate nella recente guerra della triplice alleanza e con la cosiddetta conquista del deserto (la Patagonia). Ancora, una legge varata dal governo argentino nel 1876 offriva la possibilità di assegnazioni di terreno gratuite o pagabili ratealmente a prezzi molto contenuti, mentre nel 1882 il governo decise di concedere gratuitamente venticinque ettari di terreno a tutti i nuclei familiari

Inizialmente, la gran parte delle partenze si ebbe dalle regioni del nord (Veneto, Lombardia e Liguria), mentre in seguito aumentò notevolmente la percentuale di persone provenienti da quasi tutto il mezzogiorno d'Italia.

La concentrazione maggiore si può rilevare a Buenos Aires (principale punto di ingresso nel paese) e zone limitrofe, ma vi furono anche consistenti gruppi di italiani che furono avviati verso le regioni semidesertiche della Pampa, del Chaco e della Patagonia, per la colonizzazione di quelle regioni. Ushuaia, che viene definita la città più meridionale del mondo, fu costruita in gran parte (ed oggi è popolata) da lavoratori italiani, tra il 1948 e il '49

Nella cucina argentina si trovano diverse influenze della cucina italiana, con derivazioni da tutte le regioni della penisola.
Sicuramente l'aspetto più appariscente è il grande utilizzo nella cucina del paese dei piatti a base di pasta; troviamo dunque tallarines (fettuccine), ravioles (ravioli), ñoquis (gnocchi), lasañas (lasagna), e canelones (cannelloni), spesso serviti con grande quantità di tuco (sugo). Sono presenti anche il pesto, salsa blanca (besciamella) e altre varietà (pomarola - pomodoro, putanesca - puttanesca, fileto). Diffusa anche la polenta.
Ancora, troviamo la fainá, derivata dalla farinata bianca ligure, e la fugaza, dalla focaccia genovese. Presente anche la pizza, di derivazione napoletana e condita con pomodoro e musarelas, derivazione della mozzarella campana.
Altre similitudini si trovano nella presenza della bañacauda (bagna càuda), così come della milanesa (cotoletta alla milanese).

 

 

 

Personalità argentine di origine italiana

 

L'argentina ha avuto molti patrioti di origine italiana: Manuel Belgrano, Juan José Castelli, José Murature, Florentino Ameghino, Manuel Alberti e cinque presidenti: Arturo Frondizi, José María Guido, Arturo Umberto Illia, Raúl Alberto Lastiri, Héctor José Cámpora e (secondo alcune teorie) Juan Domingo Perón; a questi devono essere aggiunti, seppur in un contesto diverso, i generali Eduardo Lonardi, Juan Carlos Ongania, Roberto Eduardo Viola, Leopoldo Galtieri e Reynaldo Bignone.

In ambito politico e sociale c'e inoltre una lunga lista di studiosi, funzionari, militari, parlamentari, governatori, sindaci, dirigenti gremiali e rurali. Tra questi: Emilio Eduardo Massera, Orlando Ramón Agosti, Domingo Cavallo, Daniel Scioli, Florencio Randazzo, Mauricio Macri e diversi altri.

Il 13 marzo 2013 è stato eletto papa della Chiesa cattolica il cardinale Jorge Mario Bergoglio, italo-argentino proveniente da famiglia di origini piemontesi, salito al soglio papale col nome Francesco. Tra i cardinali si possono citare, tra gli altri, Leonardo Sandri, Eduardo Francisco Pironio, Antonio Quarracino e Umberto Mozzoni.

In ambito artistico sono da citare il musicista Astor Piazzolla, il cantante Gustavo Cerati, il pittore Antonio Berni, lo scultore Marino di Teana e lo scrittore Ernesto Sabato; anche molte personalità e autori di tango: Miguel Ángel Zotto, Ignacio Corsini, Agustín Magaldi, Homero Manzi, Hugo del Carril (nato Piero Ugo Fontana), Osvaldo Pugliese, e tra gli imprenditori Alejandro De Tomaso. Numerosi poi i campioni dello sport: da Juan Manuel Fangio a Gabriela Sabatini, da Antonio Angelillo e Alfredo Di Stéfano a Daniel Passarella, da Omar Sívori a Emanuel Ginóbili, Luis Scola, Andrés Nocioni, Fabricio Oberto e Pablo Prigioni fino a Gabriel Batistuta, Esteban Cambiasso, Lionel Messi, Javier Mascherano, Javier Zanetti, Martín Demichelis, Mauro Icardi, Ezequiel Lavezzi, Lucas Biglia, Ángel Di María, Diego Simeone e molti altri.

 

 Ezequiel Lavezzi, Batistuta, Camoranesi, Omar Sivori, Higuain         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Emigrati

 

« Gli italiani, si sa, furono una nazione di emigranti. In molti secoli, si sparsero in tutti e quattro gli angoli della terra. Solo in due paesi, tuttavia, essi costituiscono la maggioranza della popolazione: in Italia e in Argentina. »
La comunità degli italo-argentini,

 

considerando sia gli italiani residenti nel Paese (oltre mezzo milione quelli censiti dall'AIRE[3]), sia gli oriundi italiani con doppio passaporto, giunge secondo diverse stime a superare le 664.597 persone[1][4][5]. Tenendo conto degli argentini di origine italiana, questi rappresentano il primo gruppo etnico del paese sudamericano con 20/25 milioni di persone[1][4][5], più del 50% della popolazione argentina riconosce una qualche discendenza da avi italiani. La comunità degli italo-argentini sarebbe inoltre, in termini assoluti, la seconda al mondo dopo quella italo-brasiliana e seguita dagli italoamericani[6].

La componente di origine italiana, insieme a quella spagnola costituisce di fatto l'ossatura principale della società argentina. La cultura del Paese ha inoltre molte connessioni con quella italiana, anche riguardo alla lingua, agli usi e alle tradizioni.
« Articolo 25: Il governo federale incoraggerà l'immigrazione europea; non potrà restringere, limitare o gravare con alcuna imposta l'ingresso nel territorio argentino degli stranieri che abbiano per oggetto coltivare la terra, migliorare le industrie, introdurre e insegnare le scienze e le arti. »

Piccoli gruppi di italiani cominciarono ad arrivare in Argentina già dalla seconda metà del XVIII secolo[7], tuttavia è tra il 1870 e il 1930 che si ebbe il grande afflusso del cosiddetto periodo della grande emigrazione. Secondo le stime partirono dall'Italia verso l'Argentina circa 3 milioni di persone tra il 1876 e il 1976, con punte massime tra il 1905 e il 1914.Se da un lato gli italiani a cavallo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo partivano per sfuggire a condizioni di diffusa povertà, elevata pressione demografica e forte tassazione, d'altro canto in quel periodo l'Argentina era un paese con un forte bisogno di immigrati: l'impegno di accoglienza, sancito fin nella costituzione del 1853, trovava le sue ragioni in un paese di fatto sottopopolato (la popolazione argentina, un paese 9 volte l'Italia, nel 1850 era di sole 1.100.000 unità e desideroso di popolare le grandi regioni conquistate nella recente guerra della triplice alleanza e con la cosiddetta conquista del deserto (la Patagonia). Ancora, una legge varata dal governo argentino nel 1876 offriva la possibilità di assegnazioni di terreno gratuite o pagabili ratealmente a prezzi molto contenuti, mentre nel 1882 il governo decise di concedere gratuitamente venticinque ettari di terreno a tutti i nuclei familiari

Inizialmente, la gran parte delle partenze si ebbe dalle regioni del nord (Veneto, Lombardia e Liguria), mentre in seguito aumentò notevolmente la percentuale di persone provenienti da quasi tutto il mezzogiorno d'Italia.

La concentrazione maggiore si può rilevare a Buenos Aires (principale punto di ingresso nel paese) e zone limitrofe, ma vi furono anche consistenti gruppi di italiani che furono avviati verso le regioni semidesertiche della Pampa, del Chaco e della Patagonia, per la colonizzazione di quelle regioni. Ushuaia, che viene definita la città più meridionale del mondo, fu costruita in gran parte (ed oggi è popolata) da lavoratori italiani, tra il 1948 e il '49

 

 

 

 

 


Lingua

 
Contrariamente a quello che può far pensare la grande penetrazione degli italiani in Argentina, la lingua italiana non ha mai avuto una posizione predominante nella società argentina. Questo principalmente perché, dato il periodo in cui si è avuta la maggior ondata (gli ultimi decenni del XIX secolo) e le caratteristiche sociali dei migranti italiani (principalmente contadini o comunque persone di bassa scolarizzazione), queste persone parlavano essenzialmente le lingue locali e non l'italiano standardizzato. Data inoltre la provenienza da diverse regioni d'Italia, queste lingue ebbero difficoltà a formare una massa critica tale da potersi imporre e anzi, la vicinanza alla lingua spagnola favorì una rapida assimilazione linguistica.

Secondo le stime di Ethnologue ci sarebbero in Argentina 1.500.000 italofoni[14]; tra questi oltre 500.000 italiani censiti dall'AIRE, di cui il 63% ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 (la percentuale più alta in assoluto, con una media mondiale pari al 44,88%)[15], dimostrando dunque un non trascurabile interessamento alle tematiche italiane.

Esistono inoltre nel paese diverse associazioni culturali italiane (tra queste 126 sedi della Società Dante Alighieri[16]) e un cospicuo numero di periodici in lingua italiana. Non ci sono invece quotidiani argentini in lingua italiana. Per quanto riguarda le influenze, diversi studiosi concordano nel trovare una similitudine tra l'intonazione dello spagnolo rioplatense e l'italiano portato dagli immigrati.
Molto più evidenti invece le influenze nel lunfardo (da "lombardo"), un gergo utilizzato nelle zone povere di Buenos Aires e Montevideo verso la fine del XIX secolo, e nel cocoliche, un pidgin italo-spagnolo parlato dagli immigrati italiani fino alla metà del XX secolo.

 

 

 

 

Cucina argentina.

 

Nella cucina argentina si trovano diverse influenze della cucina italiana, con derivazioni da tutte le regioni della penisola.
Sicuramente l'aspetto più appariscente è il grande utilizzo nella cucina del paese dei piatti a base di pasta; troviamo dunque tallarines (fettuccine), ravioles (ravioli), ñoquis (gnocchi), lasañas (lasagna), e canelones (cannelloni), spesso serviti con grande quantità di tuco (sugo). Sono presenti anche il pesto, salsa blanca (besciamella) e altre varietà (pomarola - pomodoro, putanesca - puttanesca, fileto). Diffusa anche la polenta. Ancora, troviamo la fainá, derivata dalla farinata bianca ligure, e la fugaza, dalla focaccia genovese. Presente anche la pizza, di derivazione napoletana e condita con pomodoro e musarelas, derivazione della mozzarella campana. Altre similitudini si trovano nella presenza della bañacauda (bagna càuda), così come della milanesa (cotoletta alla milanese). Tra i dolci troviamo la pasta frola, di derivazione italiana e tra i liquori il chitronchelo (limoncello) e la grapa (grappa).

 

 

 

 

 

 

 

Vini argentini

 

 

 

 

 

 

Vini argentini In generale Il vitigno protagonista della crescita dei vini argentini è il Malbech, che insieme a Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, fa dell'Argentina un paese produttore di importanti vini rossi. In calo invece è la Bonarda, introdotta in Argentina dagli emigranti italiani, così come le varietà Sangiovese, Barbera e Dolcetto.

 

 

 

 

 

 

 

 


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Per la loro robustezza e corposità, i vini rossi argentini si abbinano in cucina a piatti a base di carne. Vedi Abbinamento vino cibo. Vitigni impiegati A bacca rossa: Cabernet Sauvignon, Bonarda, Ceresa, Criolla, Malbech, Merlot, Syrah, Tempranilla. A bacca bianca: Chardonnay, Chenin Blanc, Moscatel Alejandria, Pedro Giménez, Sémillon, Torrontés. 

Il vitigno protagonista è il Malbec un'uva rossa originaria di Bordeaux che in Argentina dà splendidi vini, soprattutto di grande qualità. Il Malbech viene usato dalle grandi aziende in purezza. I vini ricavati dai vitigni del Cabernet Sauvignon, Ceresa, Criolla, Merlot, Syrah, Tempranilla, sono vini rossi ricchi di tannini e colore, grazie al clima caldo e alla luminosità. Anche se in calo, resta alta la diffusione della Bonarda locale con Barbera e perfino Sangiovese e Refosco. Fra i vini bianchi si usa molto la varietà autoctona Torrontes, più fine della La Rioja, le Criollas, Chenin, Tocai, e Pedro Giménez per vini ad alte rese, mentre per quelli più fini si usa lo Chardonnay, Sauvignon Blanc e Sémillon. Geografiche Zona di produzione Mendoza (nord-ovest non lontano da Santiago del Cile) è la capitale enologica dell'Argentina, con i suoi ricchi Malbec di Lujan de Cuyo, gli eleganti e pieni Cabernet di Maipù, i profumati bianchi della Valle de Uco. Le zone vinicole principali in Argentina sono La Rioja, Mendoza, Neuquén, Rio Negro, Salta, San Juan

 

 

 

 

Papa Francesco

Papa Francesco (in latino: Franciscus PP., in spagnolo: Francisco, nato Jorge Mario Bergoglio; Buenos Aires, 17 dicembre 1936) è dal 13 marzo 2013 il 266º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, 8º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d'Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice.

Di nazionalità argentina e appartenente ai chierici regolari della Compagnia di Gesù (indicati anche come gesuiti), è il primo pontefice di questo ordine religioso, nonché il primo proveniente dal continente americano.  Nato in una famiglia di origini italiane, per l'esattezza piemontesi (il bisnonno Francesco  è nativo di Montechiaro d'Asti mentre il nonno Giovanni Angelo era nato in località Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti non lontana da Portacomaro; attualmente vi vivono ancora alcuni parenti, è il primogenito dei cinque figli di Mario, funzionario delle ferrovie salpato nel 1928 dal porto di Genova per cercare fortuna a Buenos Aires, e di Regina Maria Sivori, una casalinga la cui famiglia materna era originaria di Santa Giulia di Centaura, frazione collinare di Lavagna in provincia di Genova, mentre la nonna paterna Rosa era originaria di Piana Crixia in provincia di Savona e la nonna materna era originaria della frazione Teo di Cabella Ligure in provincia di Alessandria.


All'età di 21 anni, a causa di una grave forma di polmonite, gli viene asportata la parte superiore del polmone destro. A quell'epoca, infatti, malattie polmonari come infezioni fungine o polmoniti erano curate chirurgicamente per la scarsità di antibiotici. Anche per questo fatto i vaticanisti lo esclusero dalla lista dei papabili durante il conclave della sua elezione.

Perito chimico, si è mantenuto per un certo periodo facendo le pulizie in una fabbrica e poi facendo anche il buttafuori in un locale malfamato di Córdoba. In base a quanto dichiarato dallo stesso, ha avuto anche una fidanzata prima di intraprendere la vita ecclesiastica.

Decide di entrare nel seminario di Villa Devoto e l'11 marzo 1958 comincia il suo noviziato nella Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires in seguito, per laurearsi in filosofia nel 1963.[24] Dal 1964 insegna per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires. Riceve l'ordinazione presbiterale il 13 dicembre 1969 per l'imposizione delle mani dell'arcivescovo di Córdoba Ramón José Castellano.

Dopo altre esperienze di insegnamento e la nomina a superiore provinciale dell'Argentina (dal 31 luglio 1973 al 1979 è rettore della Facoltà di teologia e filosofia a San Miguel. Nel 1979 partecipa al vertice della Celam (Consiglio Episcopale Latinoamericano) a Puebla ed è fra coloro che si oppongono decisamente alla teologia della liberazione, sostenendo la necessità che il continente latino-americano faccia i conti con la propria tradizione culturale e religiosa. Nel 1986 si reca in Germania per un periodo di studio alla "Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen" di Francoforte sul Meno, con lo scopo di completare la tesi di dottorato, ma non consegue il titolo. Nel breve periodo tedesco Bergoglio ha modo di vedere e conoscere l'immagine votiva di Maria che scioglie i nodi, devozione che poi contribuirà a diffondere in Argentina. Ritornato in patria diventa direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù di Córdoba.

Bergoglio è stato il primo pontefice ad assumere il nome di Francesco, scegliendo per la prima volta dopo undici secoli, dai tempi di papa Lando, di adottare un nome mai utilizzato da un predecessore (se si esclude Giovanni Paolo I, il quale unì i nomi dei suoi due immediati predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI). Il 16 marzo ha spiegato, in occasione del suo incontro con i giornalisti nell'Aula Paolo VI, le ragioni della scelta del suo nome pontificale:
« Nell'elezione, io avevo accanto a me l'arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Cláudio Hummes. Quando la cosa diveniva un po' pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l'applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: "Non dimenticarti dei poveri!". E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d'Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l'uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d'Assisi. È per me l'uomo della povertà, l'uomo della pace, l'uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l'uomo che ci dà questo spirito di pace, l'uomo povero... Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri »

Il 17 marzo, dopo la preghiera di rito nel suo primo Angelus, ha inoltre precisato che, scegliendo il nome del patrono d'Italia, "rafforza" il suo "legame spirituale" con l'Italia.Si è poi congedato dai pellegrini con la formula "Buona domenica e buon pranzo", che diventerà una costante in occasione dell'Angelus/Regina Coeli.

 

 

 

Le Isole Falkland o Isole Malvine  

Le isole Falkland

in inglese Falkland Islands;
in spagnolo islas Malvinas;
in italiano anticamente isole Maluine
sono un arcipelago dell'Atlantico meridionale.
Il capoluogo delle Falkland è Port Stanley, chiamata Puerto Argentino nel mondo iberoamericano.

Territorio d'oltremare del Regno Unito, che se ne dichiara sovrano in quanto nel 1833 vi aveva edificato una base navale e nel 1837 un ufficio di amministrazione coloniale, le isole sono rivendicate dall'Argentina, che le considera tuttora parte integrante del proprio territorio nazionale.
Nel 1982 le Falkland sono state scenario tra Argentina e Regno Unito della Guerra delle Falkland, conflitto vinto dal Regno Unito.

Il nome ufficiale in lingua inglese Falkland deriva dal capitano inglese John Strong che nel 1690 chiamò lo stretto tra due isole isole "Falkland Sound" in onore dell'ufficiale di bordo Anthony Cary, quinto visconte di Falkand, che a sua volta prende il nome dal paese di Falkland (Fáclann) in Scozia, il nome è passato da indicare poi le isole principali oltre che allo stretto.

 

 

 

 

Dati amministrativi


Nome ufficiale:     Falkland Islands
Dipendente da:      Regno Unito Regno Unito
Lingue ufficiali:   Inglese
Capitale:           Port Stanley
Superficie:         12.173 km²

Popolazione:        2.932 ab. (2012)
 

Politica
Status:               Territorio d'oltremare
Regina:              Elisabetta II 
Governatore:     Colin Roberts
Amministratore:  Keith Padget

 

Il nome Malvine (itali  anizzazione della forma ufficiale in spagnolo di Malvinas, utilizzata in Argentina e in tutti i Paesi ispanofoni per indicare le Falkland) deriva dal nome in lingua francese Îles Malouines dato nel 1764 alle isole in questione dal navigatore francese Louis Antoine de Bougainville - e cioè isole maluine - derivante dal fatto che i primi colonizzatori europei delle isole si riteneva fossero provenienti della cittadina francese Saint-Malo (Bretagna), e detti quindi Malouin; a sua volta il nome della cittadina francese derivava da san Maclovio - in francese Malo o Maclou - un monaco per altro di natali inglesi (Mac Low, dal Galles

L'arcipelago delle isole Falkland è formato dall'isola di Falkland Occidentale (Gran Malvina), dall'isola di Falkland Orientale (Soledad) e da circa 200 isole minori, tra cui l'Isola dei leoni marini. Il territorio delle due isole principali, separate dallo stretto di Falkland, è montuoso collinare (le cime più alte sono: il Monte Adam, 698 m, nell'isola Occidentale e il monte Usborne, 684 m, nell'isola Orientale), con fasce costiere pianeggianti, a tratti paludose. Le coste sono molto articolate. Il clima presenta aspetti di transizione tra il tipo atlantico e quello subartico. L'escursione termica stagionale si presenta limitata, infatti la temperatura media giornaliera, durante i mesi centrali dell'inverno, si mantiene attorno ai +2 °C mentre quella del mese di gennaio, il più caldo dell'anno,non supera i +11 °C, le precipitazioni sono tendenzialmente regolari e non si registrano minimi o massimi stagionali significativi, ma i quantitativi pluviometricimedi si mantengono da moderati a modesti, anche se possono variare da località a località a seconda della posizione dei rilievi rispetto alla costa e quindi dall'esposizione degli stessi alle correnti prevalenti (occidentali e meridionali). A causa della forte influenza delle temperature superficiali oceaniche (di qualche grado grado sopra lo 0 °C anche nel pieno dell'inverno australe) le precipitazioni cadono prevalentemente sotto forma di piogge. Le nevicate tuttavia sono relativamente frequenti e si possono verificare per gran parte dell'anno (diventando eccezionali solo nel periodo centrale dell'estate), gli accumuli però sono di regola scarsi e il manto nevoso ha una durata breve e incostante, in genere limitata a pochi giorni lungo le coste, mentre la persistenza della neve può mantenersi a lungo solo sui rilievi più elevati e in generale solo al di sopra dei 400 m. 

Nel complesso i regimi termici e precipitativi si presentano del tutto simili a quelli della vicina regione della Terra del Fuoco distinguendosene solo per alcuni tratti di maggiore marittimità. I forti venti, le basse temperature medie giornaliere (inferiori ai +10 °C per 10/11 mesi all'anno), la modestissima eliofania, fanno sì che la stagione vegetativa sia molto breve e non consentono la crescita di vegetazione arborea. 

 

 

 

 

La guerra delle Falkland

 

Il 2 aprile 1982 le isole furono occupate da una spedizione militare argentina inviata dalla dittatura militare al governo. Con risoluzione 502 del 3 aprile 1982, approvata a maggioranza, l'ONU chiese l'immediato ritiro dell'Argentina dalle isole.
La reazione del governo britannico all'invasione fu assai decisa: il primo ministro Margaret Thatcher inviò navi da guerra, sottomarini nucleari, aerei e truppe che in alcune settimane riconquistarono il territorio. Questa sconfitta contribuì alla crisi e alla fine della dittatura militare in Argentina (1976-83).

Oggi le isole sono uno dei 16 territori non autonomi sottoposti alla supervisione del Comité de descolonización delle Nazioni Unite, che ha lo scopo di controllare annualmente il rispetto delle azioni tese a evitare il colonialismo.   Margaret Thatcher, nata con il nome di Margaret Hilda Roberts e conosciuta anche come la Lady di ferro, in inglese The Iron Lady (Grantham, 13 ottobre 1925 – Londra, 8 aprile 201. 3), è stata una politica britannica. Fu Primo ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990; è stata finora l'unica donna ad aver ricoperto la carica di Primo Ministro. Dal 1975 al 1990 fu inoltre leader del partito conservatore inglese. Il titolo nobiliare di Baronessa di Kesteven nella contea del Lincolnshire le fu dato il 7 dicembre 1990.[3] Al suo nome è legata la corrente politica denominata "thatcherismo", che fonde il conservatorismo con il liberismo e il periodo britannico degli anni 1980 è detto "era thatcheriana" Dopo aver lasciato la Camera dei comuni, la Thatcher aprì una fondazione, fu il primo ex-Premier a farlo; questa fondazione ha chiuso nel 2005 a causa delle difficoltà finanziarie. Scrisse due libri Gli anni di Downing Street nel 1993 e The Path to power nel 1995. Venne assunta come consulente geopolitico dalla Philip Morris per 250'000 $ annui, più un contributo della stessa somma alla sua fondazione. Si dichiarò contraria al trattato di Maastricht, dichiarando che non l'avrebbe mai firmato. Elogiò Tony Blair, criticando il partito laburista ma difendendo il suo leader.

Dal 2002 annunciò che i suoi medici le consigliavano di non tenere più nessun discorso in pubblico. Il marito Denis Thatcher morì il 26 giugno 2003 e fu cremato il 3 luglio. L'11 giugno 2004 partecipò al funerale dell'ex-presidente statunitense Ronald Reagan; per l'occasione consegnò il suo elogio funebre registrato su nastro diverso tempo prima. Il 7 marzo 2008 durante una cena ebbe un crollo, venne ricoverata al St. Thomas Hospital. La figlia raccontò alla stampa di come la malattia di Alzheimer avesse colpito la madre; ad esempio di come avesse confuso il conflitto delle Falkland con la guerra in Jugoslavia, e delle tante volte in cui dovette ricordarle che il marito Denis era morto da tempo.

Negli ultimi anni venne invitata a diverse cerimonie ufficiali, come il matrimonio del Principe William e Kate, tuttavia non partecipò per motivi di salute. Nel 2011 ebbe un colloquio con l'attrice Meryl Streep, peraltro la sua attrice preferita, che vinse il suo terzo Premio Oscar per l'interpretazione della Thatcher in The Iron Lady. Il 21 dicembre 2012 subì un intervento chirurgico alla vescica.
Tombe di Denis e
Margaret Thatcher

È deceduta nella sua suite presso l'Hotel Ritz nel centro di Londra la mattina dell'8 aprile 2013 all'età di 87 anni, colpita da un ictus. Dopo le esequie, celebrate il 17 aprile, le sue spoglie sono state cremate e le ceneri sepolte nel giardino del Royal Hospital Chelsea's Margaret Thatcher Infirmary a fianco a quelle del marito, dopo una cerimonia privata celebrata il successivo 8 settembre.

 

 

 

 

Leopoldo Fortunato Galtieri

 

 

Leopoldo Fortunato Galtieri Castelli (Caseros, 15 luglio 1926 – Buenos Aires, 12 gennaio 2003) fu un generale argentino, fra coloro che cospirarono contro la presidente Isabel Martínez de Perón e che parteciparono al colpo di stato del 1976.

Galtieri faceva parte della giunta militare di governo diretta dal generale Jorge Rafael Videla, che sospese le garanzie costituzionali, dissolse le associazioni politiche e sindacali e mise in atto un meccanismo di repressione senza precedenti. Fu dittatore e presidente del paese dal 22 dicembre 1981 al 18 giugno 1982. Galtieri era il figlio di una coppia di lavoratori argentini discendenti, a loro volta, di immigrati italiani di origine calabrese (Mormanno). Nel 1943, all'età di 17 anni, si arruolò all'accademia militare argentina per studiare come ufficiale nel ramo dell'ingegneria civile. Sette anni più tardi, grazie alla sua abilità, si era conquistato il grado di geniere combattente, e nel 1975, dopo più di 25 anni di servizio nell'esercito, era infine divenuto comandante del corpo del genio militare argentino.

Fu un fervente sostenitore del colpo di Stato militare del 24 marzo 1976, quando Jorge Rafael Videla prese il potere in Argentina rovesciando la presidente in carica Isabel Perón. Galtieri fu uno stretto collaboratore di Videla e si distinse per la dura repressione messa in atto durante il golpe, che gli permise di conquistare la sua fiducia, valendogli l'ascesa al titolo di maggiore generale nel 1977, e di generale supremo nel 1980.

Durante il governo della junta militare il parlamento e i sindacati furono sospesi, i partiti politici e i governi provinciali vennero vietati, e furono abolite tutte le garanzie costituzionali e sindacali, dando inizio a quella che sarà poi ricordata come la guerra sporca. Decine di migliaia di persone furono ritenute ppartenenti all'ala sini
stra "sovversiva", fatte arrestare, torturare, e "sparire" dalla società. Torture ed esecuzioni di massa erano all'ordine del giorno. L'economia, già malridotta prima del colpo di Stato, recuperò per un breve periodo, quindi si deteriorò ulteriormente.

All'inizio del 1981 Galtieri visitò gli Stati Uniti d'America e fu ricevuto molto calorosamente dall'amministrazione Reagan, che vedeva nel suo regime un baluardo dell'anticomunismo. Il consigliere della sicurezza nazionale (National Security Advisor) Richard Allen lo descrisse come "maestoso generale" (majestic general).
Il 29 marzo 1981 Videla fu deposto dai militari del suo stesso regime, e sostituito da Roberto Eduardo Viola, il quale continuò il regime terroristico del suo predecessore, deponendo però tutti i suoi vecchi collaboratori, tra cui anche Leopoldo Galtieri, allontanato dalla politica a tempo indeterminato. Il governo Viola non mantenne però le promesse fatte e pagò poco i soldati, causando la ribellione dei militari e la deposizione di Viola stesso, che il 22 dicembre 1981 venne definitivamente sconfitto e sostituito da Leopoldo Galtieri, autoproclamatosi presidente a vita dell'Argentina, con poteri assoluti e la facoltà di scegliersi un successore. Nel 1985 Leopoldo Galtieri fu processato da una corte militare per violazione dei diritti umani e, nel mese di maggio dell'anno seguente, venne condannato all'ergastolo. I tre appelli successivi (questa volta di fronte ad una corte civile) non servirono a cambiare l'esito del processo. Galtieri rimase in prigione fino al 1991, anno in cui il presidente Carlos Menem, sotto la pressione dei militari, gli concesse l'indulto, liberandolo da ogni accusa.

Nel luglio 2002 Galtieri fu nuovamente imputato in accuse civili riguardo al rapimento di bambini, la scomparsa di 18 simpatizzanti di sinistra verso la fine degli anni settanta (mentre era comandante del secondo corpo dell'esercito) e la scomparsa (o morte) di tre cittadini spagnoli risalente allo stesso periodo. A processo concluso, Galtieri fu posto agli ottiene arresti domiciliari. Malato di cancro al pancreas, morì per un attacco di cuore il 12 gennaio 2003, all'età di 76 anni.